Bentrovati cari amici e Buon Anno! 😂
“Caspita Giampaolo alla buon’ora!”
E sì è vero, avete ragione; ma le circostanze sono state tali che unite al volare del tempo, ci hanno portati a oggi; pertanto mi appello alla vostra comprensione, per la quale cercherò di ripagarvi con un breve resoconto.
Brevi cenni di aggiornamento
Ordunque e per dindirindina; dopo le classiche feste natalizie in famiglia, rieccoci a Crotone e dare la famosa spallata finale che… finale non sarà; ma almeno, speriamo con tutto il cuore, ci consentirà di vedere quel lumicino in fondo al tunnel, un po’ più come un fuocherello.
Nei giorni passati a Roma ne abbiamo approfittato per recarci dalla Metalsud per modificare lo sfiato in coperta del serbatoio del gasolio, di cui a breve pubblicherò video del perché e del per come; oltre a parlare della realizzazione del filtro decantatore artigianale secondo “disposizioni alchimistiche”, già presente sulla gloriosa Yakamoz (stay tuned anche per questo):
ci tengo a ricordarvi che il blog produce dei contenuti esclusivi, a volte accompagnati da contributi foto-video; tuttavia è solo nei canali social che troverete tutti i video, e dico tutti, relativi alle nostre avventure; per cui vi invito sempre a rimanere connessi anche con i social, attraverso il canale YouTube in particolare – qui la playlist del 3R Project – e la pagina FB; e certamente con il presente blog; in quanto sono canali complementari, non sostitutivi uno dell’altro).
Dopodiché la solita puntata da Marco di Nauticapiù per fare il punto della situazione sui vari articoli da prendere per le prossime tappe (più che da prendere, da “scovare”): novità in arrivo anche su questo fronte.
Poi un saluto a Manuel di Lucidivia, così da definire l’impianto elettrico e il computo del cablaggio totale: ahia!
Come potete intuire di giorni di libertà ce ne sono stati pochi; se poi consideriamo tutto quello che rimane da seguire in termini organizzativi (il motore è ancora in Polonia, lo dico subito!) e imprevisti a cui far fronte, direi il quadro possa essere completo.
Ma non basta, in quanto per non volerci far mancar nulla, bollono in pentola altre cose, in particolare sul fronte chefoodrevolution; ma non voglio anticipare nulla, tranne l’immensa mole di lavoro che tutto ciò sta richiedendo.
Ah sì un “piccolo” dettaglio: man mano si stanno unendo altri sponsor, contenti di prender parte a questa pazza ma, evidentemente sana, avventura. Inutile aggiungere che ne siamo orgogliosi e felicissimi.
“Va bene, ci stai dicendo tutto e niente; ma allora di cosa ci vuoi parlare oggi in concreto?”
C’è ovviamente l’imbarazzo della scelta, ma non volendo per l’appunto anticipare succosi sviluppi, i quali meritano la giusta attenzione, ho il piacere di raccontarvi della tappezzeria di Rebound.
La tappezzeria di una barca
Già, tra le tantissime cose che compongono una barca, la tappezzeria ricopre un ruolo molto, molto importante, sebbene tecnicamente non si possa paragonare a un motore o al sistema di governo.
Ma perché quindi la ritengo comunque fondamentale? Se il motore e le vele ci portano in giro per il mondo, alla fine sono i divani, dunque la tappezzeria di una barca a garantirti quel comfort necessario a rendere la vita di bordo piacevole; per non parlare della sicurezza proprio in navigazione (se il tutto è ben fatto, non ti ritrovi divani e schienali in giro sotto coperta alla prima sbandata).
…E quanto costa la tappezzeria!
La bellissima tappezzeria di Rebound
Ma partiamo dall’inizio.
Considerando l’affondamento di 12 anni fa, e nonostante il pronto risciacquo, i divani sono rimasti poi chiusi in un magazzino in attesa che “giovani, belli e rampanti” (parlo di Basak in terza persona plurale ça va sans dire) le restituissero aria e attenzioni.
In che condizioni erano? Pessime.
Non tanto per eventuali usure o graffi, cosa di cui in effetti non ne sono troppo afflitti, quanto per la muffa: presente in diversi pezzi e difficile da eliminare. Della sporcizia non ne parliamo, tranne per il fatto che con una buona lavata iniziale e olio di gomito ha lasciato il posto al bel colore originale: bianco ghiaccio.
Aspetto ulteriormente importante era l’odore… di muffa appunto: e qui son dolori.
Dopo un paio di giorni che la tappezzeria della barca è stata lasciata all’aria aperta e al sole (e dopo la suddetta bella lavata) l’olezzo ha cominciato a attenuarsi, ma non scomparire. La qual cosa non cambiava di molto anche dopo altri giorni di ozonoterapia.
Sì, abbiamo usato un po’ di candeggina. Sì, l’aceto. Sì a qualsiasi cosa suggerita dal web e amici. Ma senza risultati soddisfacenti.
Ci trovavamo a un bivio inevitabile: tenere la vecchia tappezzeria o rifarla completamente con nuovi tessuti?
Successivamente a un primissimo tentennamento che ci ha spinti a valutare microfibre, similpelle e altri materiali aggiornati ma sempre di “derivazione petrol-chimica”, nella speranza di tener fede il più possibile alle linee sostenibili del progetto, abbiamo provato a contattare diverse aziende specializzate in materiali naturali.
Passammo dai tessuti a base di canapa all’ananas, a quelli derivati dai funghi e via dicendo. Trattandosi frequentemente di startup, il loro interesse verso il 3R Project non riusciva a concretizzarsi con l’aiuto a noi necessario: della serie “siamo tutti sulla stessa barca”. Confesso però che mi sarei aspettato un po’ di sensibilità in più, viste le linee comuni e date le nostre richieste di partecipazione, tutt’altro che tranchant; e a essere ancora più onesti, abbiamo spesso riscontrato maggior attenzione e disponibilità da aziende permeabili di fatto all’idea di sostenibilità, rispetto a quelle autoproclamatisi tali: diciamo che delle volte (per fortuna ho modo di credere non sia così al 100%) è solo business mascherato di buone intenzioni; d’altra parte la green washing è una triste realtà con cui fare i conti.
Questo ostruzionismo ha permesso al tarlo di insinuarsi rapidamente nella nostra mente: davvero non possiamo tenerci (Reuse) la tappezzeria originale della barca?
Domanda lecita per tre motivi:
1) era (è) di vera pelle (sigh), pertanto sarebbe stato criminale buttarla a priori, essendo stata oramai prodotta a suo tempo;
2) a livello estetico era (è) di un altro livello, rispetto a qualsiasi tessuto (o similpelle) moderno, odorante, poco o tanto, di plastica (non so se avete mai avuto a che fare con i campionari, ma non se ne salva pressoché nessuno);
3) la divaneria è sul serio un prodotto di artigianato sopraffino, con schienali di legno sagomati e inserti per fissare i vari pezzi alle strutture esistenti predisposte sul mobilio della barca.
Basta, dobbiamo recuperare la tappezzeria a ogni costo!
Eliminare la puzza di muffa
Si poneva allora il dilemma di come procedere per sbarazzarci della puzza di muffa: meno artificiale ma altrettanto fastidiosa.
Volendo rimanere nell’ambito ecologico, ci siamo rivolti alle concerie sostenibili. Risposta unanime: impossibile conciare di nuovo la pelle.
A quel punto, forti dell’esperienza e del detto “necessità fa virtù”, ci siamo rimboccati le maniche per capire fino in fondo quale fosse l’origine della puzza, così da procedere un po’ più chirurgicamente.
Grazie alle amicizie della città pitagorica, conosciamo una coppia di tappezzieri locali, “Maria e Antonio”: persone deliziose che principalmente si occupano di tappezzeria classica, non nautica; ciononostante, vista la forte richiesta negli anni, si sono ricavati comunque una piccola nicchia di clienti armatori e conseguente esperienza.
Perdonate se vi tedio con un altro piccolo passo indietro, ma devo per forza “dare a Cesare quel che è di Cesare”.
Quando dico continuamente ai nostri amici che qui a Crotone siamo stati abbracciati come dalla più calda delle famiglie, non scherzo; prego chiunque legga e non si veda nominato nella breve lista seguente, di non offendersi: non c’è un ordine di importanza o alfabetico; ma solo di opportunità contestuale; state certi che man mano sarà mia premura citarvi tutti!Franco. I tappezzieri ci sono stati presentati dall’amico “Franco Zurlo”, il quale è stato il primo anfitrione di Crotone (presentatoci da quel buon diavolo del già citato più volte Giorgio); oltretutto ci fornisce una sorta di fermoposta presso la sua ditta di spedizioni SailPost consentendoci persino di spedire a prezzi di favore: non so se avrete mai bisogno di effettuare una spedizione da Crotone, ma qui troverete risparmio e soprattutto simpatia e professionalità.
Fabio. Avete presente la tappezzeria di una barca di 15 metri quanta superficie sviluppi? E quindi quanti pezzi conti? Nello specifico ben 19 tra schienali e sedute!
In una casa normale richiederebbero una stanza a parte. O una cantina. O qualsiasi altro locale di cui la nostra abitazione presa in affitto non disponeva; quanto meno non a lungo termine.
Fu così che la prima dolcissima proprietaria di casa, “Mimma”, insieme al suo altrettanto amabile marito “Mimmo” (!), ci misero in contatto con il cognato “Fabio”, noto imprenditore crotonese (storico marmista e rivenditore di rivestimenti per bagno); da bravo marinaio (motoscafista, ma di quelli bravi) non appena è venuto a conoscenza del nostro progetto, ci ha aperti letteralmente le porte dei… propri magazzini. Ed è così che da quel giorno la tappezzeria di Rebound dorme sonni sereni (e igienici) presso un locale della ditta Fabio Fabbiano. A breve inseriremo con vero piacere anche la sua azienda tra gli sponsor (stanno sistemando il sito internet): oltre la disponibilità gratuita dei locali, ci fornirà la rubinetteria in acciaio inox 316 per sostituire la vecchia appena sbarcata.
Tornando ai nuovi amici tappezzieri decidiamo di “aprire” un paio di pezzi per analizzare il problema da vicino.
Subito capiamo che il grosso, se non tutta la puzza di muffa, veniva dalla gommapiuma dell’imbottitura, la quale aveva assorbito acqua salata, acqua dolce (del lavaggio) e anni di abbandono.
La pelle invece, dello spessore considerevole (sigh 2: animalisti non la prendete a male per favore – ripeto, la scelta è proprio per far sì che il danno fatto decine di anni fa, almeno non si sia reso vano) già poco dopo la separazione con la gommapiuma, cedeva la puzza al normale odore (o meglio inodore).
Un po’ diversa la faccenda con i legni che in quanto tali avevano assorbito una piccola rimanenza di olezzo; poco male: dovendo asportare la vecchia colla, si sarebbe approfittato per una piccola carteggiatina e vernice impregnante.
Dunque per farla breve siamo usciti dall’incontro con Maria e Antonio molto più speranzosi di recuperare la tappezzeria di Rebound.
Da qui in poi la gagliarda coppia procederà a prendere qualche pezzo da Fabio, con il quale hanno un ottimo rapporto (a Crotone bene o male si conoscono tutti), sistemandoli step by step.
La gommapiuma invece verrà fornita al costo dalla ditta Poliplast di Mantova che ha avuto il piacere di darci una grossa mano.
In conclusione il rifacimento della tappezzeria della barca sarà un lavoro certosino che verrà eseguito con attenzione e calma, il cui esito finale, speriamo, sorprenderà tutti.
Nel frattempo abbiamo il piacere di dare il benvenuto alla ditta Nautica Pistarino di Imperia, nostro nuovo sponsor: come anticipato le cose da raccontare sono molte e questa farà parte delle prossime.
Nel frattempo godetevi il video qui sotto e sempre Reuse, Reduce, Rebound
Non dimenticate che il nuovo libro sul cambio vita
“SI DEVE FARE”
è disponibile qui in tutti i formati
- Qui il primo articolo per capire da dove siamo partiti e perché
- Invece sulla pagina 3R Project trovi tutti gli aggiornamenti dell’avventura
Puoi aiutarci anche tu!
Tramite Paypal:
La nostra riconoscenza
– chiunque avrà piacere ad aiutarci con almeno 100€, avrà il suo nome inciso sulla targa degli “Amici di Rebound”, che verrà installata nel quadrato di Rebound!
– chiunque avrà piacere ad aiutarci con almeno 500€, oltre al nome sulla targa, se lo vorrà, potrà salire a bordo di Rebound per 1 weekend!
– chiunque avrà piacere ad aiutarci con almeno 1.000€, oltre al nome sulla targa, se lo vorrà, potrà salire a bordo di Rebound per 1 settimana!
– a breve altre iniziative di riconoscenza, grazie alla partecipazione di nuovi sponsor!
GRAZIE IN ANTICIPO A TUTTI VOI
Complimenti per le novità….abbondanti e per la testardaggine ( bellissima) nel seguire le 3R per la tappezzeria, pochi non avrebbero mollato, ma visti i morti : “SI PUÒ….e SI DEVE FARE”, da Voi non mi sarei aspettato di meno. Un grande abbraccio e aspettiamo le molte novità che arriveranno visto quanto “bolle in pentola”
Carissimo e da te non mi sarei aspettato altro commento e condivisione di intenti
Grazie per il tuo sostegno e un abbraccio al tuo team 😊🤗
caspita ragazzi è incredibile ciò che state facendo! Complimenti vivissimi per tutto e un grosso in bocca al lupo per voi e Rebound: non poteva desiderare armatori migliori
ciao Pino, grazie per gli auguri, sempre molto apprezzati; non so se Rebound poteva desiderare armatori migliori di noi, ma di certo noi ce la stiamo mettendo tutta 😉
Gianpaolo,
guarda i primi di marzo dovrei passare da Crotone, e pensavo di portare giù qualche regaluccio per Rebound e per la tua signora che vedo che ama cucinare in modo salutare
Ti scrivo in privato per i dettagli
e allora grazie in anticipo per la tua gentilezza! Ti aspettiamo con molta felicità
Ciao ragazzi, dai che ” si può fare “… In merito al lavoro sulla pelle, quando ero studente ho anche fatto il commercio di auto d’epoca che sistemavo prima di rivenderle; per la pelle dopo averla pulita usando acqua e ammoniaca prima , essenza di trementina e alla fine impacchi di olio di lino , con risultati più che soddisfacenti. Le screpolature le sistemavo con una pasta che prendevo da un calzolaio e si finiva con una specie di vernicetta tipo gommalacca da mobiliere . 👋
Grazie Fabrizio per il tuo ottimo contributo; proveremo anche questa strada e in ogni caso sono certo che tornerà utile a chiunque leggera 😉🙌