Finalmente arriva la fatidica settimana delle saldature, tanto attesa e sofferta: un po’ temuta, visti i lavori da effettuare, ma anelata come una rinascita, che per Rebound ha molto senso.
Timori legati ai lavori e soluzioni
- Dopo aver rimandato le saldature di 15 giorni, causa maltempo, sperando in meglio, ci siamo visti confermare inderogabilmente questa settimana; diversamente la ditta avrebbe posticipato a data da definire, per via di altri impegni lavorativi.
Ma purtroppo, dà ancora pioggia abbondante: sigh! - Per ciò ci siamo dovuti inventare una copertura soddisfacente affinché il saldatore potesse lavorare in sicurezza e qualità: la saldatura dell’alluminio deve avvenire in modo controllato, senza vento, polveri e certamente pioggia; la tecnica al TIG prevede l’impiego di gas Argon e il tutto per l’appunto richiede un ambiente controllato.
Quale soluzione adottare non è stato un compito da poco, in quanto qualsiasi telo avrebbe risentito delle raffiche di vento; oltretutto fissarlo in modo efficace non sarebbe stata impresa facile; e cosa forse più importante avrebbe oscurato la zona di lavoro, complicando tutte le fasi.
Alla fine, dopo varie ipotesi la “lampadina si è accesa”: utilizzeremo la pellicola trasparente da imballaggio professionale!
Pur se un po’ perplessi all’inizio per questa inusuale soluzione, dopo il primo rotolo applicato ci siamo stretti le mani: la pellicola non solo garantisce aderenza, ma rimane ben tesa, è trasparente, abbastanza solida e con 24€ (3 rotoli) siamo riusciti a costruire una splendida “capanna dello zio Tom”: poi abbiamo rifinito con silicone lungo la zona di attacco all’altezza del galleggiamento e nastro americano.
Ebbene, dopo 1 settimana intensa di vai e vieni, vento e pioggia abbondanti, la soluzione a mio parere esigerebbe un “premio intellettuale”; inoltre, la pellicola è stata Riutilizzata anche dopo, per coprire del materiale in coperta.
Nota di colore. Il nostro destino in fondo sembra essere legato a doppio filo con la pellicola: nel lontano 2009, ci ritrovammo in mezzo al Mar Jonio, direzione Grecia, con acqua in sentina; scoprimmo essersi rotta la marmitta di gomma… prontamente riparata con giri e giri di pellicola! Questo è l’articolo: “Quella volta che imbarcammo acqua”. - Imprevisti vari: le saldatrici (una a TIG e una a filo continuo) vanno a 380V, il cantiere ha assicurato la fornitura, ma l’unico cavo disponibile avrebbe dovuto bastare a noi e, nel caso, anche al compressore adoperato proprio in quei giorni dai pescherecci in secco…
Una saldatrice avrebbe potuto rompersi, la “capanna” avrebbe potuto non reggere (all’inizio non avevamo nessuna garanzia ovviamente), eccetera, eccetera, eccetera. - Il saldatore è venuto da Latina, portando con sé attrezzature per decine di migliaia di euro, e ogni ben di Dio tecnicamente utili; affittando un furgone; lavorando in trasferta; dormendo, mangiando, chiaramente a nostre spese.
Tradotto: un esborso per noi considerevole il cui esito DOVEVA per forza di cose essere più che positivo. Condizioni psicologiche che non auguro a nessuno e nelle quali la legge di Murphy ci sguazza come una papera in uno stagno.
Tenendo conto di quanto sopra, la “settimana delle saldature” è comunque iniziata, rivelandosi alla fine una bellissima esperienza.
“Marco arrivò in una domenica notte buia e tempestosa, in sella al suo potente destriero, carico di spade, lance e mazze chiodate”… E la prima cosa è stata quella di scaricare saldatrici e quant’altro, approfittando di una pioggerella gestibile. Buonanotte e a domani mattina.
La voglio far breve rimandando al video, per cui cerco solo di elencarvi tecnicamente cosa ha fatto questo “trapezista della saldatrice”: Fabio (il titolare della Metalsud, azienda che costruisce le barche in alluminio di Ernesto Tross – pace all’anima sua -) mi aveva spiegato che solo Marco avrebbe potuto svolgere determinati lavori e che ci sarebbe tornato prezioso.
Ora, a cose fatte e a dispetto di un costo come anticipato per noi esorbitante (ma giusto), lo dico fuori dai denti: Marco è stato STRABILIANTE!
Professionisti così, se mai sono esistiti, oggi ho modo di credere non ve ne siano più. Non è solo la competenza, quanto la disponibilità del ragazzo a eseguire i lavori talvolta in condizioni semi impossibili, per le quali qualsiasi saldatore potrebbe decidere, giustamente, di non proseguire.
Il video non rende giustizia, fidatevi.
Saldature effettuate
1) 8 pannelli pre tagliati di massima: quindi rifinitura in sito, pulizia e preparazione zona da saldare; creazione della forma tondeggiante per seguire la linea dello scafo; saldatura da fuori scafo e da dentro;
2) chiusura di 4 vecchi fori-passascafo con coperchi circolari tagliati e rifilati: saldati dentro e fuori;
3) saldatura di 2 nuovi passascafi (wc e presa motore): saldati dentro e fuori;
3) riparazioni varie (infinite: decine certamente) a riempimento, di alcune zone camolate per le quali non valeva la pena “tagliare e cucire”;
4) entrare nel serbatoio del gasolio per tagliare il vecchio imbarco (posizionato ad cazzum dal costruttore e praticamente inaccessibile a meno di smontare la cucina!), saldare il tappo tondo
5) saldare il nuovo tubo di imbarco dentro e fuori al serbatoio
6) sempre all’interno del serbatoio, chiusura vecchio sfiato (sempre posizionato ad cazzum)
7) realizzazione nuovo sfiato
8) chiusura vecchie uscite del gasolio e vecchia sede sensore
9) saldatura nuova uscita stavolta adeguatamente dimensionata, così che eventuali alghe non tapperanno l’alimentazione (il circuito prevedrà prima un decantatore artigianale: esperienza insegna)
10) saldatura nuove paratie-ordinate sovradimensionate zona ex serbatoi acqua;
11) posizionamento, messa a misura e imbullonatura piattabande di rinforzo
12) ispezione e chiusura varie zone della deriva (notata dell’acqua durante alcune lavorazioni in zona sentina, abbiamo praticato fori per farla fuoriuscire e quindi poi richiusi generosamente: argomento difficile da spiegare qui – vari imprevisti gestiti al meglio)
Il tutto eseguito a regola d’arte, estrema attenzione e adeguata testardaggine: Marco si incaponiva davvero (tra un santo e l’altro tirato giù dalla calotta celeste), affrontando il lavoro sempre come una sfida… da vincere ovviamente.
Un ostacolo, tra i tanti, è stata l’ultima saldatura; in quanto chiuse le toppe e i passascafi, abbiamo deciso di lasciare un’ultima toppa a centro barca, distante il giusto dall’unica possibilità di entrata dell’ambaradan: l’astuccio dell’asse dell’elica!
Questa, va detto, è stata una vera botta di fortuna: smontando la torcia, il cavo è potuto passare giusto giusto nel grosso pertugio; se l’asse fosse stato non da 45mm ma anche solo da 40mm, non ce l’avremmo fatta; in tal caso avremmo dovuto usare o la grue, o un paranco per sollevare la saldatrice e portarla a bordo. Un film… dell’Horror.
E che dire dei fumi delle saldature, tali che, special modo all’interno del serbatoio del gasolio, nonostante io aspirassi in continuo, hanno visto il povero Marco lavorare a volte in apnea; le ovvie pause non hanno ridimensionato il disagio. Il mio no di sicuro: pur se ben consapevole dei rischi (“da giovane” qualcosa ho saldato in cantiere), oltre aver adottato piccoli accorgimenti, dopo qualche giorno mi sono ritrovato con la classica irritazione agli occhi; curata come feci più di 30 anni fa: fette di patate!
Conclusioni
Marco si è rivelato un ragazzo squisito, attento, rispettoso del lavoro e di cosa stessimo facendo qui a Crotone; per questo ha dato tutto se stesso e forse qualcosa in più.
Probabilmente è anche grazie alla sua attitudine che Murphy stavolta si è andato a fare un giro, consentendoci di procedere nonostante vento e pioggia, conducendo in porto non solo i lavori previsti, ma anche molto altro di estremamente utile.
Le sessioni di saldatura non sono certo terminate qui – purtroppo per noi – ma quanto di importante e delicato Rebound aveva bisogno, è stato fatto. Questo per noi rappresenta uno step fondamentale, una pietra miliare del 3R Project e che porteremo sempre con noi, nei nostri occhi e nei nostri cuori.
Ah, un’ultima cosa, Marco ci ha regalato il suo autografo in sentina: MG51, una sigla che speriamo porterà tanta fortuna alla rinascente Rebound.
Godetevi il video e ancora una volta…GRAZIE MARCO!
Reuse, Reduce, Rebound
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– a breve altre iniziative di riconoscenza, grazie alla partecipazione di nuovi sponsor!
GRAZIE IN ANTICIPO A TUTTI VOI
“NO Marco, NO Rebound”.EVVIVA il vostro CORAGGIO!!
Grazie cara, Rebound attrae cose buone: insallah, masallah😅
Congratulazioni per i delicati lavori di saldature. Posso solo immaginare l’ansia provata.
Marco è davvero un mago col tig. Lo terrò a mente in caso di bisogno per la nostra dignità in alluminio.
Vi seguo con tanto interesse.
P.s. Finito di leggere il libro si deve fare. Mi era già piaciuto si può fare, ma questo è davvero più completo. Bravi 👏
Cara Rosa, non saprei chi altro consigliarvi, nel caso in cui. Spero in effetti le immagini parlino da sole
Continua a seguirci e mi raccomando quando avrai piacere scrivi una recensione per “Si deve fare”, ci tengo 😉
Intanto grazie