E dopo l’umana pausa estiva, si ricomincia a darci dentro: eccoci con il taglio del fasciame corroso!

Da dove siamo partiti

In fase di pre acquisto abbiamo verificato esternamente il fasciame, attraverso i classici saggi: si asportano piccole zone di vernice e si procede con la misurazione spessimetrica, per mezzo di ultrasuoni (ebbene sì, ho anche questo marchingegno).
Negli ultimi anni ci è capitato di “saggiare” diverse barche, oltre aver assistito a varie perizie; e solitamente, trattandosi sempre di barche attempate, difficilmente ci siamo trovati di fronte a situazioni felici, o almeno non completamente; il caso più eclatante è stata una barca di 20 metri (!), del 1996 (dunque tutto sommato relativamente recente), il cui fasciame era praticamente butterato (e variamente camolato) per tutta la zona bassa dell’opera viva; oltre a spessori non sempre entusiasmanti.
Anche Yakamoz, la quale godeva di ottima salute, pagava comunque lo scotto di essere stata un po’ maltrattata dai suoi ultimi armatori e pertanto un assottigliamento di lamiere compatibile con la sua età e qualche camolatura qua e là: ribadisco però il suo stato invidiabile, grazie, diciamolo senza falsa modestia, anche alle nostre successive cure, capaci di metterla davanti alla prova-perizia dei suoi nuovi armatori, in uno stato immutato, dopo ben 14 anni!

Ebbene, uno dei fattori che ci ha spinti a accettare la scommessa di nome Rebound, è stata proprio la verifica delle lamiere.
Nonostante il suo indiscutibile maltrattamento, dovuto più che altro all’abbandono in mare per 11 anni, affondamento e urti durante qualche mareggiata, Rebound mostrava un fasciame in splendido stato, sia sotto il profilo estetico (praticamente zero camolature o imperfezioni), sia per gli spessori: là dove lo spessore originario era di 6mm, difficilmente abbiamo verificato meno di 5,7; più facile 5,8, quando non proprio 6mm. Incredibile!
Questo vero e proprio miracolo, è stato determinante per convincerci a sposare la causa.

 

Verifica successiva

Successivamente, preso possesso della barca e solo dopo aver svuotato lo svuotabile, abbiamo potuto iniziare a pulire la sentina e procedere all’asportazione della vernice. Ed è solo in questa fase che ci siamo trovati di fronte a una situazione sconcertante: tutto il fasciame della sentina era pieno di camolature; peggio, in alcune zone (poche) la corrosione ha generato veri e propri buchi.
A quel punto abbiamo deciso di metterci in stand by, in quanto le nostre valutazioni, per quanto frutto di esperienza diretta, si scontravano con circostanze alquanto differenti dal vissuto personale; si è resa quindi necessaria un’analisi più approfondita, cosa per cui ci siamo rivolti al caro amico Giancarlo, esperto costruttore di scafi in alluminio e conoscitore sopraffino della metallurgia in generale; Giancarlo ci ha aiutati anche in altre occasioni, visto il suo piacere, ora in pensione, di sentirsi ancora utile (molto) in un ambiente a lui caro.

Ed eccoci allora dopo pochi giorni testa bassa in sentina insieme all’esperto, ad analizzare le viscere di Rebound.
Il “medico” si è dimostrato molto scrupoloso e poco pietoso: tale atteggiamento, già presente nella sua natura, è stato ulteriormente da noi sollecitato, poiché oramai non c’era più spazio per pietismi vari.
Ebbene dopo circa 1 giorno e mezzo è arrivata la diagnosi e sentenza allo stesso tempo.

 

La sentenza

La corrosione diffusa in sentina è stata evidentemente frutto esclusivo del contatto tra l’alluminio e la sporcizia; sporcizia che si è autoalimentata ulteriormente a causa della vernice oramai a brandelli, la quale non solo aveva perso la sua funzione protettiva (come all’esterno), ma essa stessa causa di corrosione.

Difatti a dispetto dell’opera viva esterna, la sentina è stata protetta da una sola mano, o poco più, di primer; che a contatto con sporco, oli, fango, di tutto e altro ancora, si è letteralmente sgretolato, partecipando così come detto poc’anzi al processo di corrosione.
Per fortuna però (ricordate che bisogna essere fortunati nei momenti difficili, che tanto capitano a tutti, prima o poi), il grosso del fasciame interessato (ribadisco, solo zona sentina) ha riportato una corrosione che si traduce “tecnicamente” in camolature; camolature superficiali che confermano in effetti le misurazioni da noi condotte all’esterno: tradotto, nessun danno strutturale.
Di conseguenza una volta eliminata la causa generatrice, ovvero vernice e sporcizia, e tenuta pulita la zona, la corrosione non ha nessun motivo di verificarsi, per il solito principio di autoprotezione dell’alluminio. Rimarrà solo una questione estetica che “potremmo” risolvere riverniciando… cosa ovviamente esclusa a priori, dato quanto detto sin qui e la nostra storica idiosincrasia verso le sentine di alluminio verniciate (Yakamoz era in alu nudo ad esempio): l’asportazione meccanica della vernice è un lavoraccio che non auguriamo a nessuno; oggi poi è relativamente facile effettuarla, la barca è spoglia e in fase di restauro; un domani invece, nel caso di nuovo intervento, diverrebbe operazione improponibile; pertanto puliamo e basta!
Oltretutto, grazie alla rendicontazione scritta e audiovisiva che Rebound sta ricevendo e che rimarrà ai “posteri”, chiunque potrà verificare la sincerità e bontà delle scelte: la barca è e rimarrà sana, così com’è; lasciando a chi la armerà dopo di noi, la scelta di verniciare o meno la sentina (o altro).

Diverso invece per alcune zone specifiche, dove cavi a massa (!) e evidenti concentrazioni di sporco dovute alla pendenza, hanno corroso sul serio fino a bucare la lamiera: altro miracolo; è bastato smuovere con il cacciavite alcuni punti per ritrovarsi facilmente “all’aria aperta”; probabilmente se non fossimo intervenuti in tempo la povera Rebound a quest’ora si troverebbe di nuovo in fondo al mare, stavolta forse per sempre.
In ogni caso e per la fortuna su menzionata, la forte corrosione è limitata a circa 6-7 aree circoscritte di 10x15com; per le quali si interverrà radicalmente, tagliando in modo abbondante, di modo da lasciare una zona ben pulita e saldando nuovi pezzi di alluminio da 8mm anziché da 6mm: come da programma, la barca dove e quando sarà possibile, dovrà tornare in forma come e più di prima!

In conclusione Giancarlo non ha dubbi: un progetto e una costruzione del genere vanno salvati assolutamente! La barca c’è, l’alluminio pure e realizzare ex novo un gioiello di questa levatura, oggi, costerebbe un occhio della testa.
Bene ora possiamo passare alla cura.

 

Taglio del fasciame corroso

Non senza un po’ di timore (aprire verso l’esterno parti di una barca non è mai divertente), ci mettiamo all’opera, e disegnate le zone da tagliare, via di trapano e seghetto alternativo.
In pratica i tagli vengono effettuati pressoché totalmente dall’esterno, dati gli impedimenti interni dovuti alle ordinate e madieri; la precisione c’è, per quanto possibile, ma siamo comunque consapevoli che il saldatore provvederà a ritoccare e adeguare a seconda delle sue esigenze, per cui non ci danniamo l’anima più di tanto.

Il taglio del fasciame effettivamente risulta meno complicato del previsto, 2 giorni di lavoro bastano per terminare il lavoro; zone molate e pulite, pronte per accogliere i nuovi pezzi.
Le dime così realizzate, a cui ho segnato le tolleranze richieste dal professionista, verranno spedite via posta a Latina, sede della Metalsud, (il cantiere dove vengono costruite le barche di Tross) che già ospita il nostro timone in fase di restauro: questo accelererà un po’ le tempistiche, ottimizzando l’intervento fuori sede che ci costerà… un occhio della testa. 😥
Purtroppo qui a Crotone maestranze specializzate con l’alluminio non ve ne sono; o meglio, a dire il vero qualcuno potrebbe anche esserci, ma ci siamo dovuti scontrare con “problematiche peculiari della zona”: chi per questioni personali, chi per impegni già presi, là aziende metallurgiche troppo grandi e disinteressate, tranne se non dietro moneta estremamente sonante; e altro… di cui semmai avrò il piacere (?) di parlarne solo vis a vis; ma più importante, una tempistica tipicamente non sempre in linea con esigenze “pronti, via”.

Fabio della Metalsud poi ha in cantiere 2 bellissimi scafi su logica Tross che ci hanno appassionati e convinti della professionalità cui puntiamo. Ma, va sottolineato ulteriormente, questo intervento, benché ampiamente considerato nel budget totale del restauro di Rebound, è un passaggio economico davvero molto importante; non ci resta che sperare ne valga la pena, sotto tutti i punti di vista.

…Nel frattempo, tra un taglio e l’altro, mi tocca anche parlare al telefono con il simpatico Tonino della storica Erma Coper, per questioni legate ai giunti cardanici 😁.
Ma ora godetevi il video

Reuse, Reduce, Rebound

 
 

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