Quadro elettrico del motore… e non solo
Verso l’accensione del motore
Sembra oramai quasi una telenovela stile USA dei vecchi tempi o, più recentemente, turca: questo fantomatico motore che è stato messo in moto solo in officina (qui puoi vedere il video) e mai a bordo di Rebound; purtroppo è la realtà, la dura realtà dei tanti piccoli e grandi aspetti che si legano tra loro e che poi, alla fine, senza l’uno l’altro non può funzionare.
Si obietterà che un veliero potrebbe – anzi dovrebbe – prescindere da propulsioni endotermiche; tuttavia quando i metri iniziano a farsi sentire e conseguente dislocamento, non c’è nulla da fare, occorre una qualche fonte artificiale che muova in sicurezza, pur solo nei porti, il pachiderma di turno.
E per far ciò serve elettricità; no, non consiste solo in un cavo che mette in moto il motore partendo dalla batteria; una volta in moto bisogna monitorare attraverso vari bulbi la temperatura del liquido di raffreddamento, la pressione dell’olio dell’invertitore, i giri, la pressione dell’olio motore, la corrente di alimentazione, così come il livello del gasolio nel serbatoio e molto altro ancora.
Il tutto attraverso quell’opera d’arte elettrica che è il quadro elettrico del motore, appunto.
Arriva Manuel
Se c’è stata una costante nel 3R Project, sin dal suo inizio, ebbene questa ha un nome, anzi due nomi, Manuel di Lucidivia.
Manuel è colui il quale venne a bordo la prima settimana in cui noi stessi mettemmo piede su Rebound in qualità di armatori; e lo fece per aiutarci a sbarcare il motore da spedire agli amici della Servipol.
E a rivedere quelle foto e video di 3 anni fa (e sì, son passati ben 3 anni! Il video lo trovate qui) impossibile non provare un minimo di emozione, per non dire commozione.
Ma Manuel si è dimostrato tanto altro e grazie alla sua competenza ci ha aiutati nel venire a capo di questioni elettriche, elettroniche, radio e chi più ne ha ne metta; insomma Lucidivia è stato ed è qualcosa di più di uno sponsor e di ciò gliene saremo sempre grati.
Ecco perché quando abbiamo visto per l’ennesima volta il furgone brandizzato arrivare in terra crotonese, ci siamo sentiti un po’ più in là; iniziamo davvero a vedere la luce in fondo al tunnel di questa folle e logorante avventura.
Oltretutto, senza voler fare paragoni inopportuni, Manuel portava con sé il “cuore” di Rebound, o forse dovrei dire il “cervello”, capace di dare input e corrente al nostro Perkinstein: “prego dottor Contena (sì anche Manuel ha un cognome), il paziente è già sul tavolo, attendiamo solo che Lei, caro Professore, gli dia la giusta scossa per farlo partire – senza attendere per forza i fulmini“.
Mettiamoci al lavoro
Quasi nemmeno un “ciao” e Manuel si butta a capofitto districandosi tra cavi, interruttori e ammennicoli vari, tipici di chi fa “l’elettrico di bordo”.
Tutto deve essere numerato, ogni cosa installata a regola d’arte; nel nostro caso poi Manuel ha previsto bulbi isolati, di modo che non vadano a massa sul motore; considerando poi che anche il motorino di avviamento riceverà corrente da uno staccabatteria elettrocomandato monostabile e che gli stessi silent block sono isolati, crediamo di regalare a Rebound il miglior impianto, “igienicamente” parlando, per uno scafo di alluminio. Capisco che per molti lettori le parole e termini appena scritti possano risultare più vicini all’arabo che all’italiano, ma fidatevi, sono tutte cose buone.😅
E cavo dopo cavo, terminale dopo terminale, inevitabilmente la mia mente mi trascina verso un nostalgico amarcord; sì, quando si tratta di Manuel è inevitabile.
Perché la nostra amicizia nasce nel 2007 e proprio grazie alla passione comune per le barche in alluminio; noi totalmente neofiti e inesperti, lui molto più svezzato e disponibile ad accogliere i nostri dubbi.
E dunque mi ritrovo per l’ennesima volta a cercare di trasferire al lettore emozioni e ricordi, impossibili da sintetizzare; navigazioni di conserva verso Ponza, incontri in mare, prove, errori, chiavi inglesi, tester, rossmetri e storie che ci hanno legato moltissimo.
Dunque faccio un balzo in avanti ed eccoci a 3 anni fa, quando Manuel e la sua Lucidivia entrarono come primo sponsor del 3R Project promettendoci tutto l’appoggio necessario; e vi assicuro che, probabilmente, senza il suo abbraccio non avremmo mai iniziato questa avventura, o quanto meno sarebbe stata molto, ma molto più difficile e complicata.
Per cui ne approfitto per dire GRAZIE Manuel, per tutto.
Le ore passano, Manuel sembra l’alchimista pazzo dentro il laboratorio fatto di alambicchi e pozioni magiche; solo che qui si trova seduto nella sala macchine di Rebound e armeggia non con bottigliette di vetro, ma cavi, corrugati, etichette, schemi elettrici precisi e, va detto, una forbice modello shaolin, in grado di tagliare cavi da 90mm!
Ebbene arriviamo alle ore 21.30 (dalle 8 di mattina) senza alcuna pausa, tranne un fugace panino a pranzo; di comune accordo per oggi suoniamo la campana: il ring al momento decreta un sostanziale pareggio contro l’avversaria Rebound, leggermente a favore di Lucidivia.
Scherzi a parte Manuel è sfinito e io non lo sono di meno; per carità nulla al confronto dell’amico, ma nel mio piccolo ho cercato di portarmi avanti tra un magnetotermico e un trasformatore di isolamento, seguendo le rigide indicazioni del Maestro, e soprattutto con sulle spalle la tensione delle aspettative, visto il momento abbastanza topico del 3R Project.
Bon, si chiude baracca e burattini e andiamo a casa, dove la cara Başak a sua volta in ansia per gli sviluppi, per nostra fortuna è pronta a rifocillarci; Fofinho anche ci offre una delle sue esibizioni circensi post cena (sto preparando un piano B per quando andremo a vivere sotto i ponti: inevitabile), di modo da farci staccare un po’ dai pensieri del giorno dopo: Manuel deve partire non più tardi delle ore 13 a causa di un altro impegno, pertanto “o vita, o morte”. Quindi doccia veloce e buonanotte a tutti.
Il cicalino del quadro elettrico
Ore 8, dentro in sala macchina a testa bassa. Verso le 11 chiedo a Manuel a che punto si trovi; risposta “95%”! Bellissima notizia, non ci speravo.
Sta di fatto però che gli imprevisti non tardano ad arrivare e la stessa messa in opera del quadro elettrico del motore, per quanto “tagliato su misura” del vecchio, presenta orologi in più, quel millimetro dove forse non doveva esserci; o semplicemente una micro curva differente; insomma nulla di nuovo sotto al sole delle “cose su misura”, per cui io che oramai mi definisco “il signor Wolf”, risolvo il problema: punta a tazza e frese; si allarga la sede di alluminio dove si deve, si fresa dove necessario; Manuel pure piega un terminale per agevolare il passaggio e puff, “Bidibi Bodibi Boo, il quadro non c’è più!” No, scusate, volevo dire “il problema non c’è più”, il quadro per fortuna è entrato e ora…
Onore alla madrina Başak: Manuel porge le chiavi (FINALMENTE ABBIAMO LE CHIAVI!) e lei comprensibilmente preoccupata, nemmeno dovesse rompere la bottiglia inaugurale, timidamente gira la chiave nel quadro.
“FIIIIIIIIIIIIIIIIII” il cicalino del motore canta la sua splendida melodia e Başak esulta come una bimba che ha vinto l’orsacchiotto al Luna Park.
Non possiamo purtroppo testare ancora il motore (grrrrr), in quanto siamo in secco e ogni vibrazione potrebbe essere pericolosa per la stabilità della barca; capite bene che arrivati al punto dove ci troviamo del 3R Project, non ci sogniamo minimamente di correre alcun rischio. Ma il suono del cicalino basta e avanza a rincuorarci, anche perché poi con accortezza Manuel dà una “tastata” al motorino di avviamento, confermando il fatto che anche codesto elemento è pronto a fare la propria parte quando Perkinstein sarà pronto a resuscitare.
Il signor Lucidivia continua con la verifica delle luci del quadro, il livello del serbatoio e ogni test elettrico di risposta dei bulbi.
Insomma, all’ultimo, un po’ come i piloti degli aerei in fase di check, Manuel dà il via libera, “Giampaolo e Başak, sono lieto di comunicarvi che funziona tutto”. I nostri occhi si incrociano e tutti insieme esultiamo con un liberatorio “EVVIVA”!
Il nostro nuovo, splendido quadro elettrico del motore
Immagino vogliate vederlo anche voi e per ciò (ahahahah) vi rimando al video.
Nel frattempo posso rendervi partecipi della felicità di quando Manuel ci ha consegnato la meraviglia non appena arrivato; l’aveva promesso “amici, il quadro elettrico del motore ve lo regalo io”. E così è stato.
Nero, luccicante, pieno di orologi di ogni tipo, pulsanti e pulsantini, il blocchetto di avviamento e soprattutto due scritte che denotano l’attenzione e l’affetto di Manuel: “Trintella 49A” e “Rebound”. Semplicemente meraviglioso.
Ora non resta che attendere il varo e sperare che gli sforzi di tutti vadano a buon fine, augurandoci che al “Fiiiiiii” possa seguire un poderoso “BRUUUMMMM”.
Grazie ancora Manuel per tutto quello che hai fatto e farai; e ci spiace di cuore per te, in quanto, come sai bene, non ti libererai mai di noi.
E per chiunque avesse necessità di un Professionista con la P maiuscola, non esiti a contattare Lucidivia.com (ma non fategli il mio nome, vi tratterebbe malissimo).😁
Godetevi il video e sempre Reuse, Reduce, Rebound!
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