Come abbattere le spese di rimessaggio, ovvero come realizzare il sogno della barca senza troppi patemi
Senza ombra di dubbio, una delle voci di spesa più importanti della barca è il rimessaggio: anzi è LA spesa! In quanto sebbene l’acquisto sia l’onere d’impatto maggiore, che richiede la giusta riflessione e oculatezza (per chi ‘naviga’ a basso budget, lontani dai coup de coeur per favore), a preoccupare è ciò che viene dopo, e sapere come abbattere le spese di rimessaggio è il sogno di tutti, nonché l’argomento evergreen dibattuto in banchina e nei social. Intendiamoci, per rimessaggio mi riferisco principalmente all’ormeggio invernale, quello fuori stagione; periodo in cui dobbiamo dedicarci alla manutenzione, o al nostro semplice ‘riposo’.
Nel mio libro ne parlo consigliando alcune strade percorribili per risparmiare decisamente; oggi provo a fare un punto più dettagliato, a beneficio di chi vuole vivere la barca – o meglio ancora il liveaboarding – senza traumi.
Come prima cosa un’ovvietà: uscire dall’Italia è l’opzione principe da tenere in considerazione!
Non c’è polemica nell’affermazione, piuttosto una presa d’atto della situazione nostrana. Pochi sono i lidi dove considerare l’esperienza di vita a bordo piacevole, e economica.
Conosco però delle eccezioni, di cui 2 personalmente.
Una è la Tecnomar, a Fiumara Grande, Roma.
Lì è una faccenda storica oserei dire, forse uno degli ultimi avamposti dove poter incontrare personaggi eterogenei, come vicini di murata. Da aiuto registi, a medici, a imprenditori, agli stessi operai; tutti sovente in bolletta, o comunque con l’esigenza di far quadrare i conti, piuttosto che libera scelta di vita. D’accordo non siamo presso un marina lussuoso, e in andana, alla mercé dei detriti fluviali, piene e quant’altro. Ma c’è da dire che si è all’interno di un microclima e microsistema unici. Stranamente non ho mai visto un topo, al contrario nutrie in abbondanza (che li tengono lontani) e cigni: quest’ultimi oramai semi domestici, contenti di far visita ai diportisti per un pezzo di pane.
L’ambiente è cordiale, i servizi igienici puliti e regna una certa famigliarità.
L’altro “miracolo”, l’ho conosciuto pochi mesi fa, ed è presso Marina di Ravenna. Qui ci sono diverse associazioni auto gestite, tra cui la principale è quella dello Yacht Club, dove i soci diportisti si tassano il giusto per sostenere le spese vive di quello che è un marina a tutti gli effetti, e con dei servizi più che efficienti: ristorante e club house compresi. L’incidenza dei costi ripartiti tra i soci, sono quasi ridicoli, considerando quanto sopra, ma entrarci ovviamente non è facile, in quanto bisogna attendere che un armatore decida di terminare la sua avventura salata, lasciando spazio al prossimo.
Vi sarei lieto se poteste raccontarmi di altre realtà italiane percorribili.
In Spagna invece,
tra Barcellona e Valencia a Sant Carles de la Rapita, c’è un cantiere molto ben attrezzato che per poco più di 2.500€ rimessa un 45’ compreso acqua, elettricità, alaggio e varo (6 mesi).
So che esistono altre realtà simili.
In Portogallo,
in Algarve, zona Tavira, Faro, per chi non avesse problemi di pescaggio, o avesse un bi-chiglia o deriva mobile, o catamarano ovviamente, c’è il paradiso: si può svernare senza problemi alla fonda o presso un gavitello, all’interno dell’Ila de Tavira (ad esempio), totalmente ridossata dall’oceano e con possibilità di tirare in secco da soli (vedi foto), confidando nelle escursioni di marea che qui sono di oltre 3 metri. Costo zero!
Se poi si volesse un ambiente ai limiti del fiabesco, basta spingersi qualche miglio all’interno del fiume Guardiana, che delimita il confine tra Portogallo e Spagna, e dare fondo di fronte Alcoutim: semplicemente favolosa. Costo zero.
E finalmente entriamo in Grecia o Turchia.
Potrei riportare svariati esempi, in particolare in secco, ma come da mia abitudine voglio solamente riferirmi alle esperienze dirette.
Leros, l’isola degli italiani, Dodecanneso. Marina di Lakki. Qui si può stare in secco in un ambiente gradevole e in un’isola davvero unica. Si, fuori stagione come qualcuno racconta “ci si prende a pizzichi” (espressione romana per indicare uno stato di noia mortale, tanto da ricorrere ai pizzichi per accendere la giornata), ma in realtà non è poi così male; soprattutto dipende dal carattere di ognuno di noi: un ibizenco ci morirebbe, un riflessivo e chi cerca pace “avrebbe fatto 13”.
Un caro amico da anni ‘dialoga’ con la proprietà, e propone una cifra fuori mercato, garantendosi tipo 3/4/5 anni di rimessaggio per i mesi in cui non è in mare a vagabondare (quindi direi intorno ai 6 mesi l’anno). Per un 12 metri credo sia arrivato a spendere circa 5.000€ per 3 anni, alaggio e varo compresi.
Le cose possono essere cambiate, non saprei, ma queste che vi sto fornendo sono delle idee messe in pratica, da poter utilizzare anche in altre latitudini e longitudini.
Turchia.
Qui si apre il parco giochi.
Non solo si può applicare “l’offerta da non poter rifiutare” (però meno diffusa che in Grecia: i turchi ad amore per i soldi non fanno eccezione, tuttavia non se la passano così male come purtroppo i greci) ma, in caso si volesse vivere a bordo, si sprecano i pontiletti dei ristoranti, attrezzati come e meglio di molti marina nostrani, dalle pretese troppo spesso ingiustificate. Basta recarsi a Yeşilova Korfezi, a Kekova, Goçek.
A Finike invece presso il Setur Marina si crea spesso una “cordata” di liveaboard stranieri, che propongono il pacchetto totale, e grazie alla mole, come per ogni affare del genere, sfruttano una leva importante nella trattativa delle condizioni.
Quest’ultima circostanza è uno dei veri consigli che mi sento di dare. L’unione fa la forza, e a patto di mettere d’accordo altri armatori (tra italiani mi vien da ridere), ci si può muovere in tal senso persino a casa nostra. Secondo me. “Caro marina o quest’anno ci fai uno sconto bestiale, oppure ce ne andiamo in 20: fai tu.” Poi però se nicchiano, bisogna esser pronti a mettere in pratica la minaccia. Ah, quanto sarebbe bello da vedere!
Stare all’àncora (leggete la mia guida su come stare all’àncora in sicurezza).
Esistono baie, special modo in Turchia, in cui portate le cime a terra e dato fondo al giusto calumo (e semmai una seconda àncora), non ce n’è per nessuno. Vivi a bordo e te la godi. Se sei stato fortunato ad aver messo insieme altri 2 come te, crei un piccolo condominio a murata (o quasi: meglio almeno 1 metro di distanza per un po’ di privacy) per intanto non morire di pizzichi, e poi avere almeno 2 occhi all’erta in caso ci si volesse allontanare qualche giorno a piedi. Se detta soluzione la si riuscisse a mettere in atto in prossimità di un ristorante compiacente (a patto non abbiate voluto usufruire direttamente dei suoi corpi morti), dietro qualche pranzo o cena, anche lo spauracchio della ‘blue card’, verrebbe meno: “vado a fare i bisogni e la doccia presso il ristorante, qui a 15 metri dalla mia barca”.
In Grecia analogo sistema e senza problemi di permessi di soggiorno o serbatoio acque nere, mi risulta attuabile in diverse isole come Arki, Lesbos, e Symi. Per gli amanti dell’eremitismo, o se organizzati sempre con altre 2 barche, si potrebbe giocare ai “sopravvissuti” nell’isola di Alinnia vicino Calki, o a Skala Loutra (Lesbos); anche Astipalaia garantisce una totale copertura, a patto di spostarsi a seconda della meteo.
Ma chiosando con l’Italia, così per chiudere questo excursus Mediterraneo tornando da mammà, mi viene in mente la piccola ma accogliente Elba, e la sua facile circumnavigazione a seconda delle condimeteo. Sono sincero, non ho mai provato un’esperienza simile, né conosco amici che l’abbiano fatto, ma a occhio per abbattere le spese di rimessaggio, credo non sia un’idea tanto peregrina. E se penso poi alla rada totalmente ridossata di Portoferraio, la cosa mi convince sempre di più.
E tutto, ancora, a costo zero! Si può fare? Direi di si
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Caro Giampaolo, un’altro articolo interessante. Alla Tecnomar ci tenevo il mio Comet 800 tanti anni fa. È vero: di topi non ne ho mai visti ma le nutrie….. e poi le barche a pacchetto…. francamente Meltemi non ci è stata male, ma era una barca del 1980. In Grecia, per lasciare la barca in invaso nella stagione invernale segnalo Chalkoutsi, nel canale dell’Eubea. Ruspante ma molto economico. D’accordo anche per i due cantieri a Leros. A tale proposito vedasi quanto ho riportato qui (http://robiflinstone-diariodibordo.blogspot.com/2019/10/leros.html). In Turchia fino ad ora ho trovato molta professionalità ma nei Marina e nei cantieri vicino a Cesme e Bodrum prezzi con standard italiani (anche qualcosa di più’). Diverso, come correttamente rilevi, se la barca sta in acqua, sia in Turchia che all’isola d’Elba. La baia di Portoferraio è un ridosso perfetto, ma con limitazioni imposte dalla Capitaneria. Mi dirai di Marmaris dove Habibti vorrebbe trascorrere il prossimo inverno. Un caro saluto
Bob
Ciao Bob e grazie per il tuo contributo molto importante.
Leggerò con piacere il tuo resoconto
Per quanto riguarda la Turchia, certamente in zona Bodrum a salire la storia si complica. Ma anche in zona Marmaris non credere, dipende dove vai. Insomma è importante che la gente non pensi alla Turchia di 30 anni fa, assolutamente: bisogna sapersi muovere e allora ancora i conti tornano (non per nulla fornisco la mia lista contatti al termine di ogni corso cambio vita, come regalo prezioso 😉 ). Detto questo però va tenuto conto dei servizi. Cioè anche a parità di prezzo con l’Italia, ciò che ritorna è molte volte sproporzionato rispetto ai “pesci in faccia nostrani”. Dunque i confronti vanno fatti bene, e non solo sulle questioni veniali. Tanto per dirne una: spesso mi propongono rimessaggi greci a meno di quanto paghi a Marmaris; bello, se non fosse che però quando devo farmi fare un pezzo di precisione dal tornitore, o ordino un ricambio… vabbè aggiungi tu il finale 😀 . Tutto ciò ha un valore economico tangibile che senza esagerare potrebbe tranquillamente raddoppiare il costo del rimessaggio.
interessantissimo,specie visto che può essere che quest’anno mi affacci in egeo,ma io sono lento,non ho fretta,non DEVO andare da nessuna parte,mi porta il mare il vento,come dicevo della fratella di mio figlio,una bracco ungherese che sarà sempre nel m io cuore,seguo il naso…
Se invece non andrò oltre Zante tornerò all’ormeggio italiano ,motivo della mia risposta;Il Kroton Yacht Club,circolo con tutto,un po esposto al vento da nord ma tranquillo con tutto,la città a piedi vicina,personale amministratori gentilissimi e disponibilissimi .Per il mio dufour 43 pago per la stagione invernale 1300 euro ca ,compresa la quota annuale…E sei a 150 nm da Corfù.
In Spagna invece ,tranne che vicino a lle baleari i costi non sono mai a livello italiano,non cocnosco gli annuali ma i giornalieri sono intorno ai 30 euro talora bottiglia offerta compresa.
Alle canarie idem tranne a las palmas di gran canaria dove costa veramente poco 11 euro giorno tutto compreso che aql mese scontatom diventa poco più della metà!!!Elba all’ancora inn rada a portoferraio non puoin stare,solo in un punto,ma non puoi lasciare la barca incustodita,altrimenti a Porto Azzurro,ma ben in fondo.
sperando di averti fornito info utili,
buon vento