
manovre di ancoraggio è la guida dettagliata per ancorare in rada
Per chi vive in barca o vi passa molto tempo, ancorare in rada è l’aspetto più importante rispetto a ogni altro. All’ancoraggio affidiamo la nostra tranquillità e l’incolumità di persone e cose, quindi è giusto procedere nella maniera più adeguata possibile. Ecco una guida dettagliata sulle migliori tecniche per passare momenti sereni alla fonda, sia che siamo alla ruota che cime a terra, anche con il cattivo tempo: scritta da chi in barca ci vive sul serio.
(Il Mini Libro è composto da circa 25/30 pagine)
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Ottimo manuale per consigli di ancoraggio, simpaticamente scritto (come tutti i libri di Gentili, n.d.r.), assolutamente vero (trapela un’esperienza diretta…), quindi godibile ed utile…vale tutto il suo “costo” è molto di più…consigliato
Grazie Alessio, sei molto gentile. Felice ti possa tornar utile. Buon vento
L’ho acquistato perché ho letto l’articolo sul blog relativo alle cime a terra ed ho ritrovato utilissimi i consigli relativi a quell’operazione da me compiuta molte volte nel golfo di Fetiye, in modo non così tecnico e corretto come descritto.
Mi sono quindi reso conto che l’esperienza di Giampaolo (che seguo da tempo sul suo blog) è importante e utile. Ho quindi deciso di approfondire l’argomento.
Complimenti e buon vento a te ed alla tua Signora!
Grazie Alessandro per la tua testimonianza. Io faccio quel che posso, portando la mia esperienza a vantaggio di altri. Tutto qui 🙂
Buon vento anche a te e alla prossima
Guida utilissima e chiara, terrò presente i tuoi consigli molto presto, spero!
Ciao Gianpaolo, come stai?
Ho appena “divorato” il tuo libro MANOVRE DI ANCORAGGIO.
Veramente utile e ben fatto, complimenti!
Ho solo un dubbio che non mi è chiaro. Non ho capito bene il discorso
della MANO D’ACCIAIO e di come evitare strattoni inutili al salpa
ancore.
Cioè tu poni uno spezzone di cima che fai passare dentro una maglia
della catena e poi i due capi li leghi alle gallocce?
Potresti mandarmi una foto?
Ciao grazie
Alessio
Ciao Alessio, grazie per i complimenti, fanno sempre piacere a un autore.
Si hai ragione, avrei dovuto essere più preciso magari con una foto, provvedo ora.
La mano d’acciaio è un utensile che simula per l’appunto una mano, con da una parte “due nocche chiuse” che vanno a imbrigliare una maglia della catena (ricorda il gioco dello zio quando prendeva il naso del nipotino per intenderci 😀 ); dall’altra vi è un anellone a cui assicurare 1 o 2 ritenute che si riportano alla/e galloccia/e.
Ecco la foto
A presto e buon vento
Giampaolo
Ciao Giampaolo, ho recentemente acquistato e letto il tuo “manovre di ancoraggio”, che ho trovato molto istruttivo e mi ha dato una bella ripassata in vista di passare una vacanza alle Eolie per fine settembre. Mi è piaciuta molto la tecnica del Salmone.
Stimo molto il tuo stile di vita, che è ciò che prima o poi tenterò di realizzare nella vita.
Volevo chiederti qualche consiglio in più dato che le Eolie hanno una prevalenza di fondali rocciosi e spesso scoscesi, ben noti per essere i nemici dei sonni tranquilli.
La barca che ho noleggiato è un 12 metri quindi suppongo abbia come minimo 50metri di catena. Il mio obiettivo è come sempre la rada notturna, ma nelle precedenti crociere ho sempre frequentato arcipelaghi con sabbia.
Sperimenterò sicuramente per la prima volta l’uso del grippiale.
Grazie di tutto e buon vento!
Ciao Matteo e grazie per la stima.
Le Eolie effettivamente possono costituire un disagio sul fronte “rada”; tuttavia basta prepararsi per tempo, studiando bene gli approdi, per scoprire in realtà quante baie esistano dove la sabbia e i fondali consentono un valido ancoraggio. Purtroppo spesse volte si balla un po’, ma d’altronde questa è una caratteristica comune alla maggior parte delle rade tirreniche.
Un caro amico recentemente mi ha detto “certo che tu hai un’idiosincrasia per dar fondo sulle rocce!”. Non posso negarlo, ho una vera e propria allergia per calare il ferro dove i sassi rischiano di farmi incagliare. Mi è capitato delle volte di dover fermarmi in qualche approdo del genere, ma solo per una breve pausa e su rocce ampie e lisce dove insomma la presa non avveniva e solo il peso permetteva un momentaneo stop! Il problema si acuisce quando i fondali superano gli 8 metri di profondità, impedendomi di immergermi in apnea e nel caso provvedere a disincagliare. Da queste considerazioni dunque puoi trarre già da solo qualche suggerimento.
Il grippiale è senz’altro una buona scelta, a patto di tenerlo sotto controllo e sperando in pochi giri di vento, causa probabile di “attorcigliamento” della cima alla catena; inoltre, se l’àncora incaglia, non è detto che il grippiale risolva. In aggiunta al potenziale quadro da film horror (scherzo), il fatto che non solo l’àncora ma la catena potrebbe incastrarsi in modo problematico tra le varie rocce, in seguito ai vari brandeggi, situazione quest’ultima capitata a una barca in Grecia e che ho aiutato immergendomi e guidando la manovra di “scioglimento” del poveretto.
Insomma uomo avvisato… 😉
A disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti e divertiti, vedrai che con con la giusta pianificazione e attenzione non avrai alcun problema
Buon vento
Libro molto utile sia per neofiti ma anche per ripassare. Grazie 😊
Ciao Basak e Giampaolo,
Leggendo il vostro libro ho trovato molto interessante il discorso del salmone. Voi
utilizzate 12kg per la vostra barca. Io ho un 54 piedi con ancora Rocna, 100mt di catena del 12. Quanto dovrebbe pesare idealmente il salmone?
Grazie mille e buon vento.
Rosa
Ciao Rosa, il discorso è apparentemente di semplice soluzione: se 12 kg vengono utilizzati per una catena del 10, che pesa circa 2kg al metro, basterà aumentare del 50%, dunque circa 18kg per una catena del 12 che pesa oltre 3 kg al metro. Ma come scritto all’inizio è solo apparente, in quanto avendo a che fare con un peso che produce un’azione ovviamente verticale, e trattandosi di dinamiche particolari (vento, “liquido salato”, brandeggi, pesi della barca ecc.: insomma non ci troviamo in un laboratorio) non si può escludere che anche un peso da 12kg o da 15kg possa comunque svolgere una buona azione ammortizzante.
Buon vento e buoni ancoraggi
Ottimo libro pieno di indicazioni utili e soprattutto pratiche e di immediato utilizzo
Ho letto il libro manovre di ancoraggio ed in merito alla linea di ancoraggio a terra, perché non viene presa in considerazione la possibilità di effettuare l’ormeggio facendo un doppino con la cima in maniera tale che se si dovesse lasciare l’ormeggio con urgenza basterebbe lasciare da un capo e recuperarla
senza dover scendere dalla barca. Grazie per la disponibilità. Luca
Ciao Luca, intanto grazie per la recensione positiva e soprattutto molto felice il compendio ti sia tornato utile.
Veniamo alla tua domanda interessante.
In realtà nulla vieta di portare la cima a doppino, ma devi stare attento a non confondere il classico ormeggio in banchina con “la natura”. Difatti in tanti anni di Egeo e di cime a terra, non ho mai visto nessuno utilizzare il doppino, tranne in rarissimi casi quando si è davvero molto vicini a terra e magari con bitte vere e proprie, messe a disposizione del comune di Gocek (Turchia). Perché questo? Semplice: fai una prova, gira intorno a un albero una cima a doppino e poi prova a recuperarla a bordo 😀 ; special modo quando sei in emergenza, un giro di vento e via dicendo, ovvero ogni qualvolta sei nella condizione di salpare velocemente, trovarsi con una cima incastrata nella corteccia o tra 2 sassi, non è un’esperienza piacevole. Dunque sempre meglio prender dimestichezza con la linea semplice e studiare le varie fasi per svolgerle volta dopo volta con destrezza e sicurezza da marinaio
A disposizione per eventuali ulteriori quesiti e buon vento
Giampaolo