Continua la saga dei lavoracci: la pulizia dei serbatoi vi rientra a pieno titolo e ora vi spiego perché.
La prima missione è stata quella di individuare dove e quali fossero quelli dell’acqua e del gasolio.
Grazie alle tubature di collegamento lo capiamo facilmente, tranne poi scoprire qualche sorpresa che ha minato non poco le nostre certezze.
Partiamo dal serbatoio dell’acqua. Come vedete dal video, all’apertura scorgiamo un liquido nero, difficilmente identificabile come semplice acqua… che in realtà questa è, nient’altro; l’oscurità non è altro che il fondo dello stesso serbatoio rivestito di una particolare guaina.
E qui il problema numero uno.
Non avendo avuto mai a che fare con serbatoi strutturali (per fortuna), non sapevamo della necessità di isolare l’alluminio dall’acqua. Difatti il problema non è tanto il gasolio (che anzi in qualche modo è un isolante a sè stante: dipende dal tipo di gasolio però), quanto proprio l’acqua che favorisce la corrosione. Per questo si posiziona una (maledetta) guaina.
Giusto e efficace, solo che poi toglierla è un disastro.
Essendo di tipo butilico (o simile) non esiste nessun diluente o sverniciante che possa intaccarla; a quel punto rimane l’azione meccanica, tramite utensili validi tipo il fidato Multimaster (eccovi il link); con santa pazienza il grosso viene via, ma il resto rimanente andrà asportato tramite frullino (o trapano) e apposite spazzole abrasive, sperando non si impastino troppo (ecco perché la funzione sgrossante del Multimaster è per l’appunto preziosa). O peggio procedere a sabbiatura.
Perfetto, quindi la pulizia dei serbatoi richiederà solo pazienza e olio di gomito?
No, purtroppo no.
Per quanto i tappi dei serbatoi siano decisamente generosi, tanto da consentirne l’accesso, non è possibile arrivare a ogni angolo: il tetto, le paratie anti sciabordio, il settore centrale privo di tappo, ecc. Quindi, tolta l’ipotesi di assoldare uno gnomo, ci troviamo a un’importante impasse.
Fra poco vi dirò, ora passiamo agli altri.

Man mano apriamo tutti i tappi, e verifichiamo sia quelli del gasolio, per fortuna senza guaina e carburante, ma solo acqua facilmente aspirabile (tramite economicissima pompa a immersione tipo questa), che un ultimo tank originariamente sempre dell’acqua, in realtà modificato a… acque nere! Ops.
Dico sempre che la fortuna si vede nel momento della sfiga; chi più chi meno, prima o poi vivremo circostanze della vita difficili, nessuno ne è esente; ed è qui che se la sfiga dice nerissimo, son dolori; diverso se, come nel nostro caso, la cacca non c’è e forse non c’è mai stata.
Il vecchio armatore probabilmente aveva predisposto il tutto, ma per sua sfortuna (e nostra buona sorte) la vita non gli diede il tempo di collaudare la modifica.
Comunque sia non è un bel vedere (il nero della guaina non aiuta a dimenticare la destinazione del serbatoio); e nemmeno un bell’odorare: nulla di che intendiamoci, ma i tubi di collegamento alle due toilette evidentemente hanno influenzato la zona.
Passiamo al gasolio.
Come già accennato sono abbastanza puliti (per modo di dire) e pieni d’acqua: dimenticavo, parliamo di acqua dolce. A suo tempo quando Rebound affondò in porto, l’intervento provvidenziale di Pierluigi (ricordo essere il proprietario del cantiere) fu quello di sciacquare a fondo ogni centimetro quadrato della barca, serbatoi compresi; ed è solo grazie a ciò che oggi nutriamo qualche speranza nel recuperare la povera barca.
Per pulirli Başak si scoprirà contorsionista e benedirà il fatto di non essere una giocatrice di pallavolo: d’accordo sono serbatoi capienti e sorprendentemente ispezionabili, ma non per tutti.
Solo la sua caparbietà e dedizione, ci restituirà superfici limpide all’inverosimile: dei tanti lavori impossibili al momento da poter definire conclusi, ebbene, questo è finito; già potremmo imbarcare gasolio!

La nota dolente: i serbatoi dell’acqua.
Ci abbiamo provato, con tanta fantasia e buona volontà, ma nulla da fare; non c’è soluzione valida per liberarci di questa dannata guaina.
Contattate varie ditte specializzate in solventi professionali e esperti a vario titolo, nessuno può darci un rimedio facile e efficace.
L’azione meccanica come detto va bene, ma nulla possiamo contro insuperabili limiti fisici di mano e occhio.
Oltretutto si pongono altre difficoltà, ammesso di risolvere l’asportazione della guaina: rimetterla, riverniciare, varie ed eventuali: i limiti fisici rimarrebbero anche dopo.
Ma c’è un altro motivo per il quale arriviamo alla conclusione “invasiva”, l’idiosincrasia nei confronti dei serbatoi strutturali, in particolare per quanto riguarda l’acqua.
Dunque è deciso: taglieremo il cielo dei serbatoi la cui pulizia prevede l’asportazione della guaina!
L’unico vero rimedio per semplificarci la vita e… calarvi dentro dei nuovi serbatoi in materiale plastico.
Si perché l’asportazione del tetto potrebbe consigliare il ripristino della guaina e/o della verniciatura; ma poi si dovrebbe risaldare, facendo saltare l’isolamento, date le enormi temperature della saldatura.
Il nostro gentilissimo sponsor Pulimec* ci fornirà serbatoi su misura, frazionandoli in base alle paratie anti sciabordio; le quali, essendo state ricavate da setti di rinforzo, quando non proprio vere e proprie ordinate, in ogni caso strutturali, non possono esser tagliate; poco male, semplificheremo il lavoro e frazioneremo i rischi: i serbatoi verranno collegati tra loro proprio come lo erano su Yakamoz.

*Pulimec non solo ripara i serbatoi esistenti secondo una logica eco friendly, ma appunto produce serbatoi su misura sia per acqua che combustibile. Non posso che consigliarvi questa ditta seria e professionale: se chiedete di Luca fategli il mio nome e del progetto, vi tratterà bene. Grazie Luca per aver sposato la nostra avventura.

Questa comunque è una fase di cui ci occuperemo in seguito, una volta decisa la tecnica per il taglio dell’alluminio dei serbatoi e delle altre zone dello scafo da saldare ex novo.
Per il momento ci godiamo la piccola grande vittoria.

A voi il video e alla prossima

Reuse, Reduce, Rebound

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