Non molto tempo fa abbiamo incrociato una barca a vela di nome “Cloud 9”, che, per coloro i quali non conoscessero l’inglese, significa letteralmente “nuvola 9”.
Incuriosito, in seguito ho voluto approfondire, e con mia sorpresa ho scoperto che è il corrispondente italiano del “settimo cielo”.
L’aspetto interessante è che nella classificazione dello stato nuvoloso (quanto meno in Italia) è vero esistono 9 categorie, ma l’ultima corrisponde al cielo completamente coperto. Cioè quello che è un simbolo inteso da altri come il massimo di gioia, per noi è una brutta giornata. Altrettanto vero che in America la nuvola numero 9 rappresenta il cumulonembo, quindi figurativamente anche la nuvola che sale più in alto, ‘verso il cielo’.
Il che si avvicina di più al nostro settimo cielo, che invece ha origini molto antiche, dai tempi di Cicerone, quando si riteneva che vi fossero 7 cieli appunto, e sopra solo Dio: essere al settimo cielo quindi stava a indicare uno stato di estrema felicità, per cui oltre non era possibile.
Ed eccoci alla vita di tutti noi e a ciò che facciamo per ottenere uno stato di grazia, ogni tanto. Combattiamo per questo, ci dimeniamo tra tanti problemi, investiamo soprattutto mentalmente, scommettiamo, rischiamo, e a volte ci chiediamo se ne valga la pena.
L’aspetto principale di tutto ciò è che per l’appunto, non sappiamo neanche noi bene cos’è che vogliamo.
Qualcuno potrebbe rispondere “tanti soldi”, un classico. Si ma per cosa? Hai comprato l’oggetto dei desideri, sei andato in settimana bianca, e poi? Si ricomincia da capo alla ricerca di qualcos’altro. Perché pur stancante che sia è doveroso ripeterlo, l’acquisto materiale ci gratifica lì per lì, a seconda dei casi può durare un periodo temporale più lungo, ma è destinato a terminare la sua funzione inevitabilmente, prima o poi.
La battaglia che l’essere umano conduce quotidianamente, è la stessa da sempre, ed è quella di dare un senso alla propria esistenza. In mezzo le varie ed eventuali, distrazioni comprese. Purtroppo però il tempo passa, e il confronto con noi stessi non si può evitare. A peggiorare le cose la frenesia di tutti i giorni, che distrae dalla vera missione a cui l’uomo sarebbe chiamato, che è quella di rendersi felice, e di riflesso rendere felici gli altri, chi gli sta vicino. Perché la gioia è contagiosa, è come il sole. Avete presente quando vi sedete a un bar giusto per prendere un caffè, a quel tavolino baciato dal sole, magari in pieno dicembre? Ecco, quel senso di riempimento, di ricarica, che il corpo chiede tra l’altro a livello chimico, biologico, quella è la felicità. Non altro.
La felicità intesa come emozione che brucia gli occhi e fa friccicare il naso, è un attimo, dura pochi secondi, al più un’ora. È tutto ciò che si fa per ottenerla a riempire la vita, e a farci sentire non felici, ma a posto con noi stessi e con il mondo intero. Tutto diventa più semplice una volta compreso che non bisogna cercare una vetta alta, inespugnabile, ma tanti piccoli momenti, tra i più semplici possibili.
Ma quanti di noi hanno il tempo per sedersi al tavolo di un caffè (o nella propria casa)? Rimandiamo sempre, domani, forse un giorno, ma si tanto ho tempo, ora meglio ‘spingere’, devo ottenere quel traguardo altrimenti non potrò essere ‘felice’. Ecco sempre lei, la parola magica, motrice e ben presente nel nostro lessico, ma ripeto, mai definita con esattezza.
Sappiamo invece che la vita non riserva solo belle sorprese, e presto o tardi chiede il conto; la conosciamo come un ruota che gira, il ciclo della vita, che per forza di cose ci metterà di fronte a eventi funesti, spesso legati al naturale svolgersi dell’esistenza. E a quel punto, se si è rimandato troppo quel caffè, il rischio è di rimanere con un pugno di mosche in mano, o peggio l’illusione di un qualcosa che “avremmo potuto ottenere, ma che per sfortuna non ci siamo riusciti”.
Chiamare una barca “Cloud9”, identifica bene ciò a cui puntiamo. La barca è un sogno, è una culla per molti in cui sentirsi liberi di cambiare rotta; no, non è solo uno dei tanti giochi dell’essere umano, almeno non per tutti. Tanti sacrifici per manutenerla, diversi rischi per navigare, per puntare a un orizzonte fatto di attimi, di estasi, di equilibrio con la natura una volta soli, vele aperte come ali di un gabbiano. Ma pur sempre attimi.
Guardiamola questa barca, ammiriamola anche se siamo a terra, percepiamo il suo messaggio, sentiamoci a bordo, e torniamo ognuno nel proprio mondo, terrestre che sia, cercando di vivere più attimi di felicità possibili. Non rimandiamoli pensando di poterlo fare domani. Fermiamoci, rallentiamo, cambiamo. Il settimo cielo spesso è su una sedia di un tavolino anonimo, con su un caffè e in cielo uno splendido sole. Nient’altro.
Sempre interessanti le Vostre riflessioni.
Seduta in un angolo tranquillo, cosa non facile in un centro commerciale, bevo un cappuccino nell’attesa che sostituiscano la batteria al mio cellulare, osservo la gente da questa postazione semi nascosta.
Tutti sono qui, a far acquisti, soddisfare le loro necessità di consumo, chi passeggia e si limita a guardare vetrine, comunque pochi sorrisi.
Le commesse, sotto pressione in uno dei momenti di lavoro più intensi e importante dell’anno.
Visi tirati, che spingono il loro carrello colmo della spesa settimanale.
Promoter con il loro sorriso stampato, che cercano di venderti il loro prodotto o servizio.
Genitori spazientiti, spingono il passeggino, nello slalom della galleria.
Pochi sorrisi, visi seri.
Il pensionato solitario, che invece di prepararsi un pasto a casa, si siede al self-service, consumando un frugale pasto, nell’illusione di sentirsi meno solo con tanta gente attorno.
Pochi sorrisi.
In un centro commerciale tra i più grandi di Europa, con tante belle COSE, non mi sembra di scorgere visi distesi.
Intanto, anche se pur graduatamente prosegue la Nostra fase di “decrescita”, come la chiamate Voi, nell’attesa di allontanarci da un modello, pieno di tante Cose, ma delle quali nessuna serve alla Nostra serenità.
Il Nostro “settimo Cielo”, non saprei, sono già contenta di viver serenamente la quotidianità, nell’attesa di costruire un modello, dove il tempo che si dedica alla crescita personale e alle persone che ci stanno vicine, sia maggiore del tempo necessario al sostentamento.
Cordialmente
Vera
Wow Vera, bellissima riflessione. Mi piace molto, la storia dei sorrisi è lo specchio dell’attuale situazione sociale. Non è facile accontentarsi, e siamo pilotati verso obiettivi strani, ma molto ben noti a chi li stimola questi obiettivi.
Dobbiamo trovare una via d’uscita. Grazie per il tuo splendido commento
G
Penso che farsi delle domande oggi, soprattutto domande che riguardano la felicità, sia la cosa più importante di tutte.
Per ognuno la felicità è una cosa diversa, lo si dice spesso… Ma proprio per questo una grande benedizione sarebbe quella di smettere di cercare la felicità altrove che non dentro di sè. Nessuno stereotipo può sostituire la mia felicità. Ci ho messo molti anni a capirlo ed ora penso che questo sia l’unico modo per cambiare il mondo.
Buon viaggio a tutti!
Hai centrato perfettamente la questione, va cercata dentro di sè. Non é una cosa da poco.
Buon viaggio anche a te
Grande Giampaolo! Una lettura bellissima e la tua curiosità per quel nome ti ha fatto approfondire e arrivare fin dove sei ora… Continuate così! Un abbraccio grande e spero di incontrarvi un giorno…
Ciao Fra
Grazie Francesco, ci possiamo arrivare se non tutti, in molti 😉 Un abbraccio anche a te
G
Ovvero….
Non abbiamo tempo da perdere
Ciao Alfredo, si anche in un certo senso è questo 😉
Lettura bella e ricca di riflessioni su cui fermarci e tornare a riflettere
Grazie
Mi fanno spesso compagnia sempre ottima peraltro
Un abbraccio a te e a Bazak
Ciao Rita, grazie. Ci fa davvero piacere saperti con noi e di poterti essere utili
Un abbraccio a te e Riccardo da me e Basak
Grazie Giampaolo, “questi nuovi contenuti per me” ,che stai scrivendo con una gradevole regolarità, vanno proprio giù bene.
io( che leggo niente ) me li godo proprio e li faccio “per me”, come altri credo.
Li faccio “per me” lavorando di fantasia e se non posso sullo scritto… lavoro sul capitano .
Mentre scrivi mi ti immagino in situazioni e stati d’animo sempre diversi, spendidamente uguali e ,scusami se varo una parola ,inconfondibilmente YACAMOZZIANI .
Ti parlo al singolare faticando un pò ,mi sembra di lasciare da parte la tua compagna di vita , chiaramente intendo Yakamoz………dai – Tanti Baci Basak –
Io che, ho assistito alla vostra metamorfosi, vi faccio una domanda…
Ma secondo voi ” YACAMOZZIANI si nasce o si diventa “?
ahahaha Fantastico Andrea
“Yacamozziani”, è un neologismo che faccio mio, e che spenderò come contraltare di “venusiani”, o chessò “terrapiattisti” 😀 . Grazie.
Per rispondere alla tua domanda, certamente lo si diventa. E lo sai bene 😉
Un abbraccio forte e a presto (prepara il caminetto)
Tutto vero… infatti io sono sempre alla ricerca della semplice ‘pace’ dell’anima…. facile a dirsi difficile da trovarsi
Esatto, difficile a trovarsi, ma meno di quanto possa sembrare. Come tutte le cose è una scelta, quella di provarci o meno 😉