Si può fare, anche via terra

La nostra vita divisa è un dato di fatto. Siamo partiti da Marmaris dove Yakamoz sonnecchia coperta dal fedele cagnaro, tra uno spavento e l’altro; abbiamo raggiunto Istanbul, giusto il tempo di salutare i parenti, oltre ad approfittare di mangiare del buon pesce a 5€… e siamo passati per Roma, 3 giorni, scalo tecnico che mi ha permesso di dare un bacio a mia madre. Davvero poco tempo stavolta, perché avevamo degli impegni impellenti in Portogallo, dove da pochi anni abbiamo deciso di risiedere.

In molti ci chiedono i motivi che ci hanno spinti a una scelta del genere, ed in effetti a volte ce lo chiediamo anche noi. Non ci bastava navigare tra Grecia e Turchia, svernando qualche giorno in Italia. No per carità, infiliamoci un 4° paese che altrimenti ci si annoia!

Ancora oggi non mi capacito sul serio, penso che l’essere umano sia un masochista inconsapevole, e come nel nostro caso, l’esigenza di provare, viaggiare, sperimentare, offusca gli occhi della ragione, spingendo a passi contrari al buonsenso. D’altronde è difficile contravvenire alla propria natura, e se questa reclama l’intensità, giorno dopo giorno, trasformando due persone adulte in bambini giocosi, che, forse, in qualche modo sono consapevoli del tempo che passa, ecco emergere un po’ di ragioni comprensibili.

Abbiamo scoperto il Portogallo per caso, grazie a una coppia di amici che ci ospita nella loro casa; e se si fosse trattato della Francia, di certo non sarebbe stata la stessa cosa. No, qui si respira un’aria differente. I soldi davvero non sono tutto, e dato che mediamente i portoghesi non sono ricchi, l’esperienza sociale si esprime attraverso forme di consumo sostenibili, abbordabili anche dal meno abbiente. Sedersi davanti l’oceano e bere una birra a 70 centesimi di euro, non è una rarità. I posti sono magnifici, le persone altrettanto, semplici e bastevoli, a se stessi, agli altri.

Da subito ci siamo sentiti a casa, da subito abbiamo constatato come una vita a basso budget fosse possibile anche a terra, e parlando in euro.

Tranquilli, tra non molto uscirà un mio mini ebook nel quale farò il punto anche di questa esperienza, perché è importante comunicare al mondo, che molte sono le formule per vivere felici e dignitosamente, senza per forza abboccare alla sporca faccenda dell’iper consumo, e ovviamente iper produzione.

Le differenze con il Mediterraneo sono esplicite, e i fari arroccati su scogliere galattiche, stanno lì a sentenziarne la spaccatura fragorosa, tanto come le onde oceaniche quando sbattono sulle rocce. Non molti sanno che l’onda più alta surfata è stata in Portogallo, precisamente a Nazaré: roba da 25mt, spaventoso solo a scriverlo questo numero.

Per nostra fortuna noi ci troviamo a Tavira, in Algarve, regione molto nota ai vacanzieri, sia portoghesi che stranieri. Vengono da ogni parte d’Europa, via aerea, via camper e via mare.

No, non pensate alle temperature dell’Egeo, mi riferisco a quella in mare; scordatevi i 30° della costa turca. Tuttavia gli onesti 22°-23°, fanno il loro sporco lavoro, e garantisco che, specialmente quando si prende un bagno fuori stagione come ad Ottobre, si sta bene, sinceramente. Sarà che non vi si rimane mai troppo, special modo quando l’onda oceanica è ‘dinamica’, e il risucchio richiede molta attenzione al mediterrano inesperto.

Comunque eccoci qui, sul traghettino che collega la deliziosa città di Tavira con la sua isola, l’Ilha de Tavira; una striscia di 10 km, di sabbia bianca e infinita, a separare la vera terraferma, con la distesa oceanica. Dovreste venire a vedere con i vostri occhi questa meraviglia. Noi lo stiamo facendo a bordo del battello, rendendoci presto conto di quante barche a vela siano alla fonda proprio tra l’isola e la terraferma: ma che bello! E un pensiero malsano subito frulla per la testa: e se un giorno gettassimo il ferro anche noi in mezzo a tuta questa bella gente?

Chissà. Per il momento ci godiamo anche noi una birretta a 65cent, ammirando il possente Oceano Atlantico