Siamo ufficialmente in autunno, l’estate è finita. So che la notizia vi potrebbe sconvolgere ma la mia onestà non mi consente di celarvi tale disgrazia.

In questi giorni in Italia ‘mi dicono’ svolgersi un rimescolamento politico, che coinvolge emotivamente il popolo appena tornato dalle ferie. Non entro nel merito della questione in sé, in quanto ho smesso di interessarmi alla politica italiana da parecchi anni: il perché è penso banale, e risiede tutto sul fatto che non esistendo più una classe politica degna di nome, continuare a credervi equivarrebbe a essere ‘Alice nel paese delle meraviglie’. E dato che le ideologie sono morte (per fortuna mi vien da dire) e gli ideali non esistono, resta una triviale sciocca faziosità, a cui me ne guardo bene dal parteciparvi.

Il tutto accade per l’appunto agli inizi della stagione autunnale, ovvero il momento in cui i giochi son finiti, il lavoro riparte di gran carriera e le scuole aprono i portoni.

Una volta almeno ci si poteva incontrare tra amici a guardare qualche foto delle vacanze, i viaggi fatti in oriente o occidente, o i mari cristallini a noi ben noti; ora invece, dato che tutto viene speso in tempo reale sui social, neanche più il gusto di coccolarsi nei ricordi. Le immagini e i video restano sul telefonino è vero, ma dato che non hanno più l’appeal della novità, moneta di scambio dell’era odierna, ci si vergogna quasi a condividerle con l’amico, tranne se disposti a rischiare la sua totale indifferenza. Cosa diversa se le vacanze e i viaggi fossimo stati in grado di viverli per il nostro squisito appagamento e non in funzione di Facebook & friends.

Le auto ritornano sulle varie tangenziali, raccordi anulari, autostrade e provinciali; i clacson iniziano a mostrarsi dapprima timidamente, come per una sorta di rispetto verso la settimana in Sardegna appena passata in completo relax, per poi man mano ricominciare a suonare alimentati dalla bile dell’uomo moderno.

I bambini rientrano a scuola, e con loro le mamme e i papà, a bordo dei vari SUV o 4 ruote comunque ingombranti, alla ricerca del posto dove parcheggiare e “sganciare” la prole: sembra che gli istituti scolastici debbano oramai prevedere un’area parcheggio e manovra degna del più grande scalo merci.

I telefoni degli uffici squillano, i cellulari pure, ed eccoci catapultati nuovamente nella giostra del criceto, quella che ci fa dire “per fortuna che tra poco è Natale”.

Quest’ultima parola mi fa venire i brividi: ma come eravamo in costume fino a ieri e fra 2 mesi scorrazzeremo come dannati, bardati dentro giacconi e piumini alla ricerca di qualche regalo? Impossibile. Ma vero.

E ora veniamo a noi. Vi prego, cercate di cogliere solo l’aspetto gradevole delle prossime parole, non pensate minimamente che vogliamo destare invidia e rabbia.

Il titolo parla chiaro, per noi l’autunno è la stagione più bella. Perché?

Perché riusciamo ancora a goderci il profumo della malinconia, come quando il mondo era analogico e si muoveva a 80 chilometri orari: salutavamo l’estate, entravamo lentamente verso un settembre docile e materno, consolandoci con i vari ricordi raccontati a qualche amico, seduti sul muretto.

Noi siamo seduti in pozzetto oggi, ma le emozioni sono le stesse. Renato e Ivana domattina salperanno per Leros, inverneranno il loro “My Dream” grazie alla ormai famosa guida, e se ne torneranno in Italia: ciao ciao cari zii acquisiti.

Molte barche già non ci sono più, diversi amici sono in fase di rientro chi a Nord chi a Sud. I charteristi pure non sono più così presenti, e con loro i cari bambini rompicoglioni: le scuole riaprono per tutti dappertutto. Ed ecco una prima differenza di realtà: gli scolari causa di ingorghi e bestemmie, nel nostro caso si trasformano in angeli chiamati al servizio di un’entità superiore, evidentemente dedita a lavorare sulla nostra felicità.

Ma la carta vincente, l’asso di cuori è senza ombra di dubbio il clima. Finalmente si inizia a dormire come bimbi in fasce, la temperatura è ‘nu babà’, la sera iniziamo a coprirci un po’ per il personale privilegiato cinema all’aperto; la notte quando andiamo a nanna lenzuolo e trapuntina escono dai bustoni sottovuoto, per stendersi morbidamente sulle nostre membra. La mattina poi, gli esercizi di stretching non devono avvenire in orari antelucani, per evitare la canicola delle 8:30, e tutto si dilata con piacere. Si suda molto meno, la maglietta non è più un sacrificio. I tendalini pian piano vengono piegati e riposti sotto coperta. In questa cornice idilliaca il mare rimane caldo, oggi segnava 28°, e domani salperemo alla volta di acque ancor più tiepide; il Meltemi inizia a ridimensionare la sua rabbia, e accetteremo volentieri 2 gocce d’acqua quando e se mai dovessero cadere.

Tutto ciò durerà probabilmente ancora un mese, forse 1 mese e mezzo, se fortunati quasi 2. Cioè ci ritroveremo al 1 ottobre senza grossi traumi e anzi con cambiamenti migliorativi. Sembra pazzesco, vero?

Quindi ricapitolando, la gente è obbligata ad andare in ferie nel periodo peggiore, con caldo infernale e dove il caos in qualche modo rimane sovrano anche dei lidi vacanzieri, rinunciando coattamente ai giorni più belli: ecco questo sembra davvero pazzesco.

E ci sembrò così pazzesco che 11 anni fa mollammo gli ormeggi, simbolici e non, per appropriarci della nostra vita, e perché no, anche della stagione più bella dell’anno: l’autunno.

Non fu facile, per nulla; richiese parecchia organizzazione, e calcolo dei rischi, perché uscire dalle classiche regole della società non è mai un’impresa da poco. Le certezze esigono un pedaggio, che noi non volevamo più pagare. Come ripeto sovente nulla è semplice, e anche noi abbiamo i rovesci della medaglia, ma per il momento almeno cerchiamo di concentrarci sul lato buono: “Che dici Başak? È ora del caffè? Si, benissimo, allora vieni facciamoci un tuffo e poi…”.

Buon rientro a tutti

(Foto per gentile concessione del sacerdote tahinista Alessio e la sua ancella Eleonora)