Atterrammo a Bodrum la prima volta nel lontano ormai 2009. Le peripezie che ci accompagnarono da Roma fino all’antica Alicarnasso, da cui sorgeva l’omonimo mausoleo, una delle 7 meraviglie del mondo antico, le ho ben descritte nel libro.
Il golfo di Gökova ci sorprese e rapì all’istante, e forse fu proprio lui a esser galeotto per le nostre scelte future: la natura lussureggiante tale e quale da quando è comparsa sulla Terra, gli alberi fin sulla battigia e l’incredibile possibilità di perdersi tra mille baie e baiette, dimenticandosi del mondo, e perché no ritrovar se stessi.
Poi ci tornammo dopo svariati anni, credo l’ultima volta nel 2013, e ancora forte la sensazione di potenza di quel panorama così particolare, che scoprimmo poi essere pressoché una costante della costa turca.
Ma Gökova non è un golfo come gli altri, e a ripensarvi oggi devo farci sinceri complimenti, in quanto viste le sue dimensioni e più che altro il vento quasi sempre sostenuto, non è un gioco per principianti, quali eravamo all’epoca. Si ci siamo fatti le ossa nella migliore palestra, special modo per l’ormeggio cime a terra (descritto nella mia guida “Manovre di ancoraggio“), tra raffiche, vento al traverso, barche vicine e tante risate regalate ai presenti in rada (per qualcuno forse terrore).
Inoltre il problema cambusa non è da sottovalutare, in quanto l’unico punto di approvvigionamento reale è solo Bodrum; dopo il nulla assoluto, più o meno. Qualche ristorantino lo si trova, come a Inglis Limanı (porto inglese), dove gli inglesi nascosero le navi da guerra ai tedeschi durante la prima guerra mondiale, tanto l’ingresso é mimetizzato quanto frastagliata la baia al suo interno; oppure nella deliziosa Çökertme. Insomma non si muore di fame assolutamente, ma se si vuol puntare alla cucina di bordo è bene prevedere gli acquisti alimentari considerando tutto il tempo che si decide (in anticipo ahimé) di voler trascorrere nel golfo.
Il Meltemi soffia gagliardo, e quando ci si inoltra a Gokova tutto è facile, divertente, solo fiocco e via in fil di ruota. Ma quando è ora di rientrare il gioco cambia decisamente, e quelli che da 20 nodi di poppa diventavano 15 di apparente, di bolina si trasformano in 25, a volte più; e le onde anche, da simpatiche montagnole da surfare, si trasformano in ‘Mr. Hyde’, costringendo a navigazioni impegnative, una sorta di corsa ad ostacoli, che obbliga a una certa pianificazione, di tempo, orari e “aspettative”. Insomma non è un golfo per date rigide, ma un luogo dove entrare dimenticandosi ogni appuntamento inderogabile, ed è l’unico vero modo per goderne appieno.
La naturale conseguenza di tutto ciò è che potrei scriverne all’infinito, ma non posso, al momento non voglio, e poi un buon portolano sopperirebbe tranquillamente alle mie impressioni… Si lo so che non è lo stesso, vedremo dai, un giorno chissà. L’ho sempre detto ai miei amici, c’è chi viene in Egeo un anno ed è pronto a scrivere un portolano, mentre io più lo conosco e più ne so meno: penso sia così un po’ dappertutto, è l’approccio umano e del differente navigare a modificare le esigenze.
Ma oggi vorrei regalarvi una piccola perla: la baia di Alakişla.
Vi approdammo quel lontano 2009 dietro indicazioni di un esperto comandante, che ci disegnò in pratica una mappa dettagliata del golfo di Gökova! La rada non c’è da aggiungerlo è magnifica, e si può stare sia alla ruota che cime a terra. Acqua cristallina, e ben ridossata dal Meltemi. E all’epoca ciò bastò in quanto a bordo avevamo i genitori di Başak per una delle primissime gite e costituì essenzialmente un’ottima tappa prima di proseguire. Non sbarcammo quindi e il comandante Hamdi ahinoi se ne guardò bene dall’informarci della peculiarità, forse perché alla fin fine in Turchia non è proprio una novità.
Tornandovi in questi giorni, e ricordando la bellezza della baia, insieme ad alcuni amici demmo fondo per l’ultima tappa di rientro prima del rientro a Bodrum. Ma stavolta sbarcammo tutti e con nostra sorpresa scoprimmo un insediamento bizantino con anche una cisterna ottomana praticamente integra: fantastico! Così come se nulla fosse, con tanto di mucche pascolanti che contribuiscono a proiettarci indietro di secoli è il caso di dirlo, un salto nel passato, regalo enorme e impagabile.
Insediate anche delle persone “alternative”, dotate di pannelli solari e insomma il necessario per trascorrere più di qualche giorno di vacanza: purtroppo non abbiamo avuto il modo e il tempo di verificarne etnia e progetti, e ci siamo ripromessi di approfondire una prossima volta (a breve statene certi) quando torneremo da soli e senza scadenze temporali.
Alakişla dunque è un luogo dove rimanere almeno qualche giorno, contemplando questo scenario che in qualche maniera ha dell’assurdo, tra bagni idilliaci e aria secca solitamente sempre presente in Egeo durante l’estate.
Per capire di cosa sto parlando ecco per voi qualche bel riferimento Alakişla
Buona Turchia a tutti e buon vento
Giampaolo e Başak