Una cima, una cima lunga 15 metri, a volte meno, altre di più. È questo il sottile filo che ci collega alla terraferma, e come un cordone ombelicale ci nutre nel mentre siamo cullati in quello strano liquido amniotico salato.
Un gabbiano vola, al tramonto, e i riflessi ambrati si alternano con il suo candido biancore, stagliando nel cielo un messaggio di libertà come solo loro sanno fare; stride, volteggia a volte solo, e in compagnia degli amici nemici, alla ricerca di cibo: l’orario è quello, e il continuo battagliare nei due mondi azzurri, perché anche giù è iniziata la lotta tra pesce piccolo e pesce grande, riassume il moto perpetuo della vita a cui nessuno di noi può sottrarsi.
A volte, gli umani si sentono fuori da quelle che sembrano leggi ferree, inevitabili negli animali, ma che al di là del caos regolante le vite di ogni essere senziente, sono presenti disegnando solchi granitici.
Chiunque deve mangiare, bere, e per procurasi tali fonti di energia necessarie alla sopravvivenza, deve mettere in moto la montagna di meccanismi utili allo scopo; il come, il quanto, il dove sono solo dettagli che nulla tolgono a quella disarmante semplicità a cui la nostra innegabile complessità, ci spinge di credere impossibile. Pensiamo davvero di essere importanti, assoluti, salvatori e salvati, quando invece facciamo parte della natura come qualsiasi altro elemento, fatto di chimica e poco più. Si abbiamo un’anima, forse un’energia immortale, chissà, questioni che preferirei considerare oltre la connotazione religiosa; il punto è cosa ne facciamo di questa eventuale specialità a noi riservata…
Stiamo distruggendo il pianeta ospitante, ecco il massimo che siamo riusciti a farci, senza un valore aggiunto, mai, tranne forse un non meglio identificato significato in qualche ambito che nulla dà alla madre terra.
Questa maledetta evoluzione che viene meno, confusa e barattata con argomenti tecnologici, con la sciocca velocità e immediatezza che sembrano motrici di un treno diretto verso il baratro.
Avevamo la possibilità di dimostrare quel plus della nostra illusione, consentendo a tutti di vivere in armonia, superando lo schema della natura, dove appunto il pesce grande mangia quello piccolo. Fatto naturale per gli animali, sulla carta stigmatizzabile se riferito a noi, perché in fondo ne percepiamo l’ingiustizia, in un quadro di uomo evoluto, adulto e maturo rispetto all’avo di Neanderthal.
Abbiamo l’esigenza di dare un senso alla vita, come se ognuno di noi sentendosi speciale e unico, fosse destinato a qualcosa di grandioso; non accettiamo proprio il fatto di essere qui per caso, per un semplice scherzo del destino. E l’irrequietezza che ne deriva è la causa del nostro vero malessere.
Mi ripeto nel tempo, ma ciò significa che le continue verifiche sul campo che compio nel mio peregrinare, confermano quanto sia importante, anzi fondamentale ristabilire un contatto più intimo e sincero con la natura. È un po’ come un bimbo piccolo che si allontana dalla mamma senza avere nessuna percezione del pericolo, e spesso facendo disastri in lungo e in largo, che inevitabilmente poi porteranno alla sua stessa distruzione. Questo siamo, nulla di diverso.
L’altro noi, quando rimaniamo ammaliati dalle filosofie orientali e la contemplazione, ad esempio, comprende una via altra, mistica strada da poter percorrere, e troppo distante per le nostre possibilità. Come se la scelta però dovesse essere totalizzante, o tutto o nulla; invece basterebbe un piccolo passo per aprire scenari a noi inimmaginabili fino a un minuto prima.
Se adottassimo come tempio questo povero mondo, se ritornassimo a osservare meglio cosa accade intorno a noi, nelle forme più semplici, forse ci accetteremmo di più come facenti parte del semplice gioco dell’esistenza. Probabile che dedicandoci a noi stessi, in tal senso e modo, potremmo compiere quel piccolo iniziale passo verso il vero miglioramento della specie.
Chissà se i figli dei nostri figli e giù a scendere, godranno di questo privilegio, chissà.
Scusate la farneticazione, me ne torno in mare, fa caldo e la mente si confonde.
Senza vino o con troppo vino la verità sfugge…..Giampa me sa che tu te sei ‘mbriacato. Comunque scrivi sempre bene, anche sotto l’effetto dell’alcool!
Magari avessi del vino Guido amico mio, è una settimana estremamente sobria, al massimo un po’ di ayran 😁. Sarà per quello che fanatico. Grazie 😉
Non stiamo distruggendo il pianeta. Mettiamocelo bene in testa. Alla palla di fango che ha già visto 4 estinzioni quasi totali della vita su di essa non gliene frega una beneamata ceppa del futuro dell’umanita.
Certamente Paolo, certamente. Che al mondo freghi poco dell’umanità penso nessuno possa contestarlo. Ma anche che lo stiamo intossicando mi sembra poco contestabile. Al di là di tutto mi spiace per il genere umano e l’occasione mancata
Caro Giampaolo,
La sensazione di libertà che si prova quando ‘non hai niente da fare’ e puoi decidere come bruciare le prossime ore di vita senza imposizioni esterne. Il semplice andare a comprare il pane o una bottiglia di vino, fermarsi a chiacchierare con 5 persone diverse prima di arrivarci, senza guardare l’orologio ogni 10 secondi, assumono un gusto inimmaginabile a chi non lo ha provato prima. Tutte cose ai più incomprensibili, troppo presi dalla routine che si autoimpongono.
Chissà forse se riuscissero a provare una volta le stesse sensazioni, magari deciderebbero di fare a meno del nuovo SUV e della schiavitù che ne deriva.
Si Ruggiero, “se provassero”… purtroppo però certe cose le devi desiderare, è questione di testa. E per cui di scelta 🙁
È un classico errore di antropocentrismo, non stiamo intossicando il pianeta ( ci son stati periodi in cui le condizioni climatiche erano ben diverse), stiamo intossicando il nostro ecosistema che è ben diverso. Fra 100mila anni (che sono comunque bun tempo “breve” per il pianeta) di noi e del nostro “inquinamento non resterà traccia. Il problema più grosso della lotta climatica è la disonestà intellettuale che spinge a credere di salvare il pianeta quando in realtà si dovrebbe combattere per la sopravvivenza della specie umana… Ormai comunque è tardi. Facciamocene una ragione…
Paolo non so se sia un errore di antropocentrismo, ma io non riesco a scindere le due cose: il pianeta equivale a noi. Se per pianeta vogliamo parlare di ecosistema mi trovi d’accordo. E ahimè sono d’accordo anche sul “ormai comunque è tardi”. Per il resto, si cerca di vivere ciò che resta con un po’ di ottimismo e quella speranza tanto importante per la mente dell’essere umano, senza la quale dovremmo recarci presso il primo centro di eutanasia e procedere…
Caro Giampaolo. Ecco, ancora di più, dopo aver letto queste parole, ti sento affine. Mi risuonano la SEMPLICITÀ’ delle Leggi di Natura troppo spesso ignorate e colpevolmente nascoste, per misero interesse di pochi, dietro “vantaggi” tecnologici che ci vorrebbero illudere di darci piu Tempo con una falsa velocità, mentre in realtà ce lo rubano quasi tutto e alla cui servitù ci stanno piegando e che sta distruggendo la Vita e la Madre Terra. Mi risuona il riferimento al PENSIERO ORIENTALE che può essere una Via, ma non totalizzante…non fosse altro perche orientali non nascemmo. E alla fine “detto e non detto”….IL MARE come Via Mediana, direi Naturale. Grande Maestro che basta viverlo per imparare e nulla chiede in cambio, se non il Rispetto dovuto ad ogni Maestro. Risuona “La Via” che tu e Başak avete intrapreso e che io e Maria stiamo intraprendendo in un modo simile con nostra Figlia. Ti scrivo dal ventre della nostra piccola barca, dopo un bagno con la mia cucciola, mentre aspetto la mia Compagna che torni dal suo Lavoro/Arte. Ora lei ora io…si Lavora con Passione (siamo fortunati a farlo)cercando di “ridurre sempre piu il bisogno” che ci impone di “essere produttivi” e avere sempre piu Tempo per Vivere veramente…semplicemente…marinamente….e cercare di insegnate questi valori a nostra Figlia…sperando che lei e la sua generazione potranno governare il proprio Futuro più di quanto e meglio di come abbiamo potuto fare noi. Magari con una consapevolezza che spero per loro sia immediata e naturale e non scoperta tardi e pagata a caro prezzo come toccò a noi…almeno per evitargli quelle “perdite di Tempo” che hanno funestato….il nostro tempo. Grazie per la condivisione dei tuoi Pensieri. Saremo pochi, saremo “strani”…ma sappiamo dove guardare per almeno provare a cercare di Essere…e perchenno’…Essere Felici. Un abbraccio dal Mare che unisce. Simone
Grazie Simone, per aver condiviso tu questi pensieri intimi e che riguardano la tua splendida dimensione. Auguro in particolar modo a tua figlia tutto il bene e la felicità possibile: significherà molto, per tutti 😉
Lucidità ed emozionante saggezza che nascono in quel mondo di mezzo che solo quando lo vivi ed hai l’umiltà di ascoltarne il significato riesci a coglierne l’essenza. Non è da tutti e questo messaggio non è per tutte le orecchie…
grazie Manuel per aver apprezzato, a volte mi sento meno solo 🙂