Che bello vivere in barca!
Che bello passare tanto tempo a bordo!
Che bella la barca a vela!
Che bello…
Vi riconoscete vero? Riconoscete queste esclamazioni prodotte da chi vi vede come fortunati, coraggiosi, o molto più frequentemente, fancazzisti.
A nulla varranno le vostre spiegazioni, che vivere in barca non è bello come sembra, che in barca si lavora e anche molto, che essere spesso a contatto con l’imponderabile non è una passeggiata: per i nostri osservatori esterni, saremo sempre dei ‘privilegiati’. E d’altronde in senso lato, se volessimo vederla dall’alto quindi inquadrando tutto e tutti, comprese le persone dalla quotidianità più nota e ripetitiva, la nostra scelta è senz’altro privilegiata. Il come ce la siamo conquistata, con quali fatiche e rischi la portiamo avanti, bé questa è un’altra storia che evidentemente non interessa all’interlocutore, e alla fin fine nemmeno a noi. Né tanto meno dobbiamo esibirci quali vittime di un evento superiore: è una nostra scelta, e le conseguenze le abbiamo accettate, a fronte proprio di una felicità ed emozioni che creano magia in noi stessi e negli altri.
In tale quadro idilliaco, uno dei problemi dello stanziare a bordo è l’immobilità.
Perché è vero che sbarchiamo ogni giorno a far la spesa o fare una passeggiata, è vero che se ormeggiati in una qualche banchina compiere 3 passi per sbarcare è facilissimo; dunque sulla carta riappropriarci della terraferma non è operazione complicata, ma purtroppo non basta.
Gli spazi della barca, grande che sia, sono sempre molto ridotti, e quelli che ci troviamo a compiere non sono movimenti ma micro movimenti. Scendere sotto coperta di solito richiede azioni non tipiche di una scala normale, e la testa anche, a seconda dell’abitabilità interna e della nostra altezza, frequentemente ci fa assumere una postura da ‘gobbo di Notre Dame’.
E finché è estate il mare è pronto ad accoglierci quando lo vogliamo, così da poter fare un po’ di nuoto; diverso se la passione dell’acqua latita, come molti marinai sanno: in diversi non sanno neanche nuotare, e la voglia di navigare stranamente non comporta automaticamente l’amore per l’immersione. Non parliamo poi di quando l’inverno costringe a stare sotto coperta o la traversata oceanica ci chiede 20 giorni prima di dar fondo.
Insomma benché siamo pronti a scattare addosso a un winch, o tenerci alla bene e meglio quando sbandati, davvero, lo dico fuori dai denti, la barca non è il migliore ambiente per fare attività fisica.
E queste limitazioni si rivelano principali nemiche per la forza di volontà, e la pigrizia così si insinua subdolamente con molta facilità.
Però, visto che la nostra passione è più forte di ogni controindicazione, per fortuna possiamo compensare l’apparente sedentarietà e limitatezza con alcuni esercizi fisici, utilizzando anche attrezzi compatibili con gli spazi ridotti.
Lo Yoga: molti sono gli esercizi che possono venirci in aiuto, a partire da quelli respiratori.
L’Antiginnastica: è una disciplina francese entrata di recente anche in Italia. Io l’ho praticata grazie a un’amica esperta, che collabora con noi nelle vacanze “benessere”, e sono riuscito a esercitarmi anche in barca, nonostante non si possano effettuare tutti gli esercizi che sono davvero molti e che normalmente richiedono un ambiente ad hoc.
Stretching: insieme allo Yoga, e all’Antiginnastica è la migliore soluzione per un ottimo risveglio muscolare, e per mantenere l’elasticità del corpo, oltre che compensare come possibile le cattive posture, spesso inevitabili a bordo e in lunghe navigazioni.
Si possono comprare vari attrezzi, come:
– lo stepper, per tenere in forma i muscoli delle gambe: questo modello invece, un po’ più polifunzionale rispetto al classico, l’ho visto in barca di un mio amico, e lo usavano sia lui che la compagna. Mi dicevano di esserne molto soddisfatti, e in effetti ruba poco spazio ed è un buon compromesso rispetto ad attrezzi più sofisticati e ingombranti.
– elastici, per braccia, collo e ogni altro muscolo stimolabile con il loro uso: questi altri elastici particolari, invece potrebbero essere fissati in qualche parte dell’albero, forse con l’ausilio delle cime, e anche se non li ho mai provati mi sembrano un’ottima idea
– ovviamente un mat o tappetino che riterrete idoneo, per fare esercizi addominali, flessioni, e i suddetti esercizi di allungamento: io uso il classico rollabile, ma devo dire che prossimamente proverò questo a puzzle, componibile quindi salva spazio ma più rigido del rollabile, quindi più facile da fargli digerire le superfici della tuga a volte non sempre sgombre da pungoli vari. La mia idea è quella di, nel caso, rifilare con un buon taglierino i ‘pezzi del puzzle’, e adattare così meglio la zona esercizi a seconda della morfologia della barca.
– se poi aveste soldi a sufficienza, spazio per accogliere 28kg distribuiti su neanche mezzo metro quadro, cioè 82x55x13cm(h), questo tapis roulant pieghevole potrebbe essere qualcosa di speciale e magico sul serio: non essendo a motore elettrico ma magnetico, essendoci plastica e alluminio, mi sembra proprio coincidente con le esigenze di bordo e l’aria salmastra. Mi affascina molto, sul serio, e se dovessi trovargli posto a bordo (e soprattutto i tanti soldi per acquistarlo – da verificare l’usato -), non escludo di farlo mio: come sapete siamo contrari al consumo di oggetti inutili, ma rimanere in forma è fondamentale, e rientra tra le esigenze primarie, cosa per cui non me la sento di mettere la salute a un posto inferiore rispetto a quello di un rollafiocco, ad esempio.
Quanto sopra sono solo delle idee, e in molti cerchiamo di adattarci come meglio possibile, considerando abitudini personali, di navigazione, di stanzialità e della location (rada, porto, marina); e ovviamente non sostituiranno mai una buona attività fisica in terraferma, o meglio una vita in terraferma, dove potersi muovere senza particolari accorgimenti, ingobbimenti e via dicendo, ma certo, nel caso parlassimo di un individuo che non passi 8 ore al giorno piegato sul computer, o con gli occhi sullo smartphone, o seduto in automobile, o, o, o. Per dire che sono veri i limiti cui la barca ci obbliga, ma se fossimo capaci di ingegniarci nel miglior modo possibile, e soprattutto imporci metodo e frequenza, staremmo più in forma di tante altre persone terrestri sedentarie. E soprattutto più felici, noi privilegiati che possiamo permettercelo…
(Si accettano consigli)
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Ciao Paolo, sono molto curioso, puoi spiegarlo meglio per favore?🙂
Grazie