Ma non litigate mai in barca?

Questa è una domanda ricorrente e finalmente ora ho l’occasione di rispondere con sincerità.

Si! E dirò di più, che nel nostro caso, mio e di Başak, è ancora più complicato gestire i litigi, in quanto gli spazi sono ridotti, e le circostanze ne impediscono molte volte il normale svolgimento. Mi riferisco ad esempio a quando ospitiamo persone, situazione nella quale anche un semplice attrito, opinione discordante et similia, devono essere rimandati, con relativo ‘accumulo’. Cerco di essere più chiaro possibile: quando magari liberi di interagire senza occhi e orecchie indiscrete, possiamo dar sfogo e compimento al litigio, il rischio è quello di accendere un fiammifero in una polveriera, cioè molto, ma molto pericoloso.

La barca si sa, può unire o separare per sempre grandi amicizie e grandi amori, cosa per cui il fatto che siamo riusciti finora a non scoppiare, non significa che siamo liberi dal pericolo, anzi.

Forse l’esser stati capaci di gestire questi imprevisti delicati, l’aver avuto a che fare molto spesso, anche nella vita ante scelta, con il pubblico, ci ha aiutati a sviluppare un maggior self control; allo stesso tempo viviamo alla giornata cercando di far tesoro delle esperienze, trasformandole in saggezza. Basterà? Solo il tempo potrà dirlo.

Questo per dire che siamo esseri umani normalissimi, non abbiamo super poteri e soffriamo come tutti di momenti bui e, come spiegato, alcune volte con grandi difficoltà pratiche per addivenire a una luce.

La foto che vedete però è uno dei classici momenti che compongono la nostra vita, il che rappresenta probabilmente la soluzione, l’aiuto, l’obbligo a trasformare quella che a tratti è una vera e propria prigione, in opportunità di crescita. Il mare, il vento, navigare attraverso gli elementi, sono lati della stessa medaglia ma dal peso specifico notevole, e che si posizionano sul piatto della bilancia, proprio per contrastare e soppesare l’oggetto della discussione. Non possiamo fuggire da noi stessi, e tranne l’opzione di gettare l’altro fuori bordo, resta la comprensione e la giusta misurazione dell’impasse. Non sto qui a dire se sia un bene o un male, sinceramente, ma è quello che abbiamo.

Allora perché pubblicate sempre immagini di felicità, di sorrisi, amici e una vita meravigliosa?” Eh, qui è un altro paio di maniche, ma non mi tiro indietro, e chi ci conosce sa quanto spesso abbiamo dato dimostrazione di onestà intellettuale, a costo di rinunciare apertamente a glorie e allori per altri importanti; di conseguenza avanti a testa alta, nulla da nascondere neanche stavolta.

Se noi vogliamo portare avanti il nostro umile messaggio, e se vogliamo stimolare delle riflessioni sulle alternative di vita, non ci resta che mostrare ciò per cui potrebbe valer la pena decidere in tal senso. E badate bene che non c’è pianificazione, programmazione scientifica nei nostri articoli, post, video eccetera, noi non fingiamo, non creiamo scenette ad hoc, nessun fotografo professionista a lavorare sui nostri scatti, nessun “mulino bianco” da ostentare, o costanti raptus ridens a 32 denti; nessuna immagine provocante o, peggio a mio giudizio, far leva su intenerimenti facili e altre strategie che personalmente non condivido, moralmente parlando. Noi siamo ciò che siamo, e se continuate a seguirci sempre in maggior numero, costantemente, da anni, evidentemente riusciamo a farvi arrivare questa genuinità: la finzione, l’inganno, lo puoi giocare qualche volta, dopodiché le persone non sono sciocche e ben presto si accorgono della verità, il re si denuda e alla lunga fine dei giochi.

Inoltre alcune volte dobbiamo cercare di unire l’utile al dilettevole, anzi invertirei l’adagio, il dilettevole (portare un messaggio) con l’utile (lavorare e produrre il nostro sostentamento). E questo avviene tramite varie forme come ben spiegato nella pagina “Come fare”: spiegazione-dichiarazione, scritta per un patto di chiarezza e onestà nei confronti di chi ci vuole bene, ci stima e crede in noi.

Cogliamo al volo le occasioni lungo la rotta quando si presentano, e se vogliamo è una sorta di coerenza con la nostra scelta di vita, cioè vivere frugalmente, morigeratamente, regolando le vele a seconda del vento.

In pratica si cerca di sbarcare il lunario vendendo libri, guide, portando la gente a spasso ogni tanto, effettuo test per alcune ditte come Osculati, Lizard, e chiunque abbia piacere in uno scambio equo, e via così. È curioso che diversi marchi amino vederci come testimonial, noi che crediamo nella decrescita e auspichiamo un cambio di rotta economica basata su meno iper produzione e di conseguenza minor iper consumo. Evidentemente ne percepiscono un valore aggiunto, spontaneo e che alla fine porta vantaggi reciproci: a loro una buona immagine, a noi la possibilità di andare avanti e far arrivare a sempre più persone possibili il nostro messaggio. Apparentemente può sembrare una contraddizione, ma in realtà non lo è, né più né meno dei compromessi a cui è costretto il “Dalai Lama” di turno, quando prende gli aerei o riceve donazioni: la sua parola è di gran lunga più importante di una sciocca ricerca di coerenza, tanto cara e starnazzata dai detrattori dell’ultima ora, sempre impegnati a remar contro nel loro mare di malignità. Per provare a cambiare il sistema, devi starne dentro anche se marginalmente: essere presenti in Matrix necessita, sono la consapevolezza e gli scopi a fare l’enorme differenza.

Così noi, con tutte le dovute distanze del caso: ci mancherebbe che volessimo lontanamente paragonarci all’illuminato monaco tibetano!

Facciamo semplicemente quel che possiamo, senza peli sulla lingua e come sapete senza misteri.

Pertanto non traete conclusioni sbagliate, se vedete in qualche nostra immagine un riferimento pubblicitario o qualche link che potrebbe generare per noi un incasso infinitesimale, perché come detto nessuno ci regala soldi senza far nulla, e a noi quel poco per vivere serve e dobbiamo produrlo in ogni modo possibile. Oltretutto come sapete, ci servono per portare avanti le azioni di solidarietà a cui teniamo, pur se ovviamente il nostro apporto può risultare di poco conto (ahinoi questo possiamo permetterci), ma confidiamo anche nelle opere degli altri, fondamentali per Susanna e per il Fondo “Si può fare”.

Non smetteremo mai di ringraziarvi abbastanza per la vostra stima; continuate a seguirci come avete fatto finora, con entusiasmo e consapevolezza che quello che vedete e vi arriva siamo noi, senza finzione alcuna.

Başak e Giampaolo