La solidarietà del mare

Negli ultimi tempi siamo abituati a vedere in televisione i vari notiziari riportanti l’ennesima notizia di sbarchi. Persone che cercano fortuna lontano da casa, rischiando la vita. Non esprimo un giudizio sulla questione, a me interessa solamente il mare e ciò che costituisce per molti: il mezzo per raggiungere la salvezza.

In realtà la nostra attenzione viene colpita sempre dai drammi, i naufragi, i morti, senza soffermarci un minuto sul fatto che nonostante i mezzi improvvisati, tantissimi riescono nell’impresa.

Recentemente una nave si è arenata sulle coste sarde, e tutti sono stati tratti in salvo. Altri in oceano sono ancora dispersi, forse sulla zattera di salvataggio.

Insomma, come per gli incidenti aerei, anche in mare a far scena è chi non ce la fa. Ma se considerassimo che nell’istante in cui scrivo migliaia di navigli tra mercantili, diporto e militare, stanno solcando il continente più grande del pianeta, e milioni di persone in balia delle onde (è il caso di dirlo) sono coinvolte, capiremmo quanto il mare soprattutto dia.

Dà una chance a chi la cerca, dà soldi a chi fa business, dà felicità a chi va in vacanza, dà avventura a chi la anela.

Certo molte volte spaventa, richiede rispetto, non è un gioco messo lì per il nostro diletto, ma forse è proprio questo a farci sentire uniti e pronti ad aiutare. Grandi e piccoli, ricchi e poveri, nel momento in cui scegliamo di solcarlo, sappiamo che l’incertezza ci avvolgerà, sempre, nonostante ogni precauzione presa. E rendersi conto che in fondo lì fuori, non siamo totalmente soli, ci regala un po’ di tranquillità: chiunque risponderebbe a un mayday, qualcuno riceverebbe un segnale con le nostre coordinate gps; la macchina dei soccorsi, la staffetta dei navigli più prossimi all’emergenza si metteranno in moto. Indipendentemente se tutto ciò poi si tramuterà in un salvataggio, oppure no. Il mare offre solidarietà, una chance, questo conta, questo ci basta per mollare gli ormeggi.

E c’è soprattutto il lato romantico a colpirmi, ad esempio leggendo le avventure di gente come Moitessier; apprezzavo molto la solidarietà del mare incontrata lungo il cammino, molte volte per mano di chi percepiva l’importanza di ciò che faceva e comunicava il navigatore francese. Altrettanto spesso la mano arrivava per il desiderio di vivere attraverso lui i propri sogni irrealizzati e forse irrealizzabili.

Una mano ad aiutare se stessi quindi?

È questo che mi ha spinto a creare il ‘Fondo Si può fare’.

Molti di voi ancora non ne sono a conoscenza, in quanto cerco di darne solo cenni discreti, nella speranza che l’iniziativa abbia il tempo naturale per crescere, maturare e produrre gli sperati effetti.

Ma mi farebbe davvero piacere se si riuscisse nel più breve tempo possibile a realizzare un sogno.

Prima che vada avanti voglio essere chiaro: come scritto nelle caratteristiche del ‘Fondo Si può fare’, io e Başak non potremmo mai usufruirne, e sottolineerei ‘per fortuna’, in quanto lo spirito è quello di aiutare, dare una mano da Marinaio (con la M maiuscola) a chi davvero non può, o tenta con tutte le forze di realizzare il proprio sogno.

Che va al di là del divenire armatore di un mezzo, ma soprattutto sposare una filosofia di sostenibilità che passa per forza di cose dalla morigeratezza, e l’esigenza di dimostrare che la barca non è solo questione da ricchi: pubblicizzare una possibilità di felicità e libertà, attraverso una vita più semplice e a contatto con la natura, contribuendo alla diffusione di una scala di valori spesse volte ribaltata, diversa dagli schemi noti e apparentemente immodificabili.

Dunque lo spirito è questo, e il fondo si prefigge come primo obiettivo quello di aiutare un ragazzo o una ragazza (a cui diamo la precedenza), con l’acquisto di una barca (il massimo nostro obiettivo): i candidati devono ovviamente essere dotati di un minimo di esperienza e capacità psicofisiche, morali, e con un progetto adeguato per il sostentamento della propria vita. Nessun dilettante allo sbaraglio per intenderci; e per dilettante mi riferisco non a chi ha poche miglia sotto la chiglia (quelle si faranno), ma a chi proprio non è all’altezza del mare e delle sue regole.

Il fondo offre un aiuto anche laddove ci fossero difficoltà pratiche e economiche per un incidente, una rottura sofferta sempre dal liveaboard a basso budget. E non si interverrà solo tramite danaro, ma anche con la fornitura di pezzi di ricambio usati/nuovi o in surplus ad opera di chi vorrà donarli.

Non proseguo oltre, trovate tutto ben descritto nella pagina apposita.

Ora, avrei potuto limitarmi a darvi gli auguri di buone feste, con qualche meme di Babbo Natale, stelle dorate e renne volanti, ma io faccio parte del mare e dunque provo a dare una mano come posso.

So che molti di voi, e proprio sotto le feste natalizie, contribuiscono ad aiutare iniziative ben più importanti, e d’altronde anche noi come ben sapete ci produciamo attivamente e ufficialmente proprio qui dentro. Recentemente ho scritto un articolo allo scopo che trovate qui.

Ma so che è fondamentale allo steso tempo alimentare i sogni!

Gli stessi che spingevano il produttore di conserve, a regalarne a Bernard: sognando attraverso lui, appunto.

Sarebbe bello sentirci un po’ tutti Babbo Natale, per regalare un sogno a chi cerca di realizzarlo.

Da quando è partito il fondo, lo scorso anno, abbiamo ricevuto qualche richiesta, ragazzi che vorrebbero fare qualcosa; ancora i loro progetti non sono maturi, per cui stanno dandosi da fare per affinare esperienza e idee. Ma ci sono, per fortuna, qualcuno che sogna esiste ancora.

Nel frattempo è fondamentale incrementare le risorse del fondo, così che un domani potremo festeggiare tutti insieme al varo di un’idea, di un ideale. L’aiuto concreto che chiediamo passa anche solo dalla semplice condivisione.

Si può fare, sempre e comunque

Grazie a tutti i Marinai e buone feste