“Le cose che non si possono dire”

Questo è un post difficile, in quanto dovrò destreggiarmi parecchio tra l’esigenza di dire ciò che penso, e il politically correct.

Si perché persino in casa propria, una volta aperta al pubblico, bisogna rispettare non delle regole di perbenismo, cosa che aborro, ma quelle del buon senso.

Special modo in Italia, quando si affrontano questioni di natura politica, o sociale in generale, laddove scatta la nostra innata e inspiegabile necessità di prendere posizione. Chiamiamola pure tifo, faziosità, simpatia, sono parole per definire un concetto più ampio che è la mancanza di obiettività.

Veniamo al dunque.

Ho smesso da tempo di leggere i giornali, e in realtà oggi cerco solo informazioni, anche aprendo classici siti come quello dell’ANSA; dopodiché se voglio approfondisco con tutti i canali possibili.

Ieri (ho atteso un giorno per vedere cosa sarebbe accaduto) scorrendo la pagina, anzi come si dice in gergo ‘scrollando’, mi imbatto in fondo, ma molto in fondo, nella notizia seguente, “Migranti, morta bimba di 4 anni nell’Egeo”.

Una delle cose che più mi diverte delle notizie oramai, è la manipolazione, scientifica o di pancia che sia, da parte dei giornalisti o forse dei redattori non saprei. C’è una bella vignetta che descrive l’informazione e i media in generale, vignetta credo divenuta un classico.

Si capisce il significato, l’informazione si può girare e rigirare cambiandone il senso, alla bisogna. C’è poi un’ulteriore forma di manipolazione, più subdola, che è quella della ‘mitigazione’, come nel caso oggetto del mio articolo. L’altra manipolazione, quella classica e storicamente nota ai vari regimi, è direttamente l’occultamento.

Comunque sia il fenomeno avviene quotidianamente, e se ancora non lo sapevate, mie care anime candide ebbene sappiatelo.

Tornando all’articolo, anzi già solo al titolo, capisco che qualcosa non va, qui gatta ci cova. I termini ‘Egeo’, e ‘bimba migrante morta’ accostati senza la parola ‘Turchia’, non è normale nella stampa italiana. Quando, normalmente, se la mezzaluna commette una qualche stronzata, i titoli esplodono in prima notizia, nella solita grancassa del “dagli all’untore turco” (ho affrontato più volte la questione ‘italiani contro turchi’, retaggio storico tutto nostro, e non viceversa: sarebbe la volta di far pace con la nostra testa, ma la vedo dura).

Quindi approfondisco e leggo tutto l’articolo… e capisco. Ci sono di mezzo i greci!

“Una fazza una razza”, “Mamma mia”, “case bianche e blu”, “Zorba il greco”.

Ecco ora le mie difficili contorsioni circensi.

Io ci vivo in Egeo, io la conosco bene la Grecia, a me piace molto la terra greca, ho diversi amici che amano le coste elleniche. E pertanto ne conosco i pro e i contro. Vedete, personalmente non ho mai mitizzato il popolo greco, forse perché a differenza dei turisti, ben veicolati nei tipici luoghi comuni, dall’industria turistica e cinematografica, che vuole restituire un quadro quasi di santi, paciosi e estremamente accoglienti, il tutto incastonato in una cornice ideale, io mi permetto il lusso di osservare. Di vedere oltre la cortina opportunistica, leggere oltre i sorrisi di circostanza di persone, i greci, logorati da un turismo che sembra frequentare i loro lidi, quasi come un visitatore allo zoo. Gli italiani in particolare, si aspettano il pescatore che ci saluti sorridendo con il suo “Kalimera”, la casetta color pastello, l’accoglienza a braccia aperte quasi grate per la ‘regale’ visita; come se noi facessimo loro una concessione a essere lì. Per non parlare poi di alcuni nostri connazionali che si sentono quasi in diritto di essere a casa propria, sempre per nostalgici ricordi di quando con il fucile col filo e il tappo, ci impadronimmo di qualche isola.

Ed eccomi qui a sussurrarvi all’orecchio un’incredibile verità; abbassatevi, avvicinate il vostro orecchio alle mie labbra… Sssh, silenzio, a bassa voce: “Babbo Natale non esiste!”.

Vorrei poterne parlare con serenità se permettete: non so se sia mai stato un popolo ‘hawaiano’, ma oggi i greci non sono quelli che vorreste fossero. Sono persone normali come tutti gli altri nel mondo, sono forse peggiorati, ma come biasimarli? Qualcuno voleva loro spezzargli le reni, e l’intera UE alias Troika c’è riuscita in pieno. Sono stanchi di un turismo spesso asfissiante e famelico appunto di luoghi comuni. E sapete perché? Perché ripeto sono esseri umani. Hanno solo la fortuna (e sfortuna al contempo) di essere considerati dal mondo come una specie di panda in via d’estinzione. Conosco un altro popolo che gode di strani e inquietanti accondiscendenze dalla comunità mondiale, ma per le già citate peripezie nel provare a ‘non calpestare le aiuole’, non posso permettermi di citarlo.

Cari italiani nostalgici, fatevi un giro a Lipsi ad esempio, e parlate con qualche vecchina, andatele a portare la vostra convinzione di essere brave persone, e scoprirete quanta sofferenza ancora si celi in loro per ciò che i nostri avi hanno fatto.

Pensate sia un popolo dove la parola razzismo non esista? Allora li state sul serio mitizzando. Sono come noi, come molti, come tutti, né più, né meno, nessun panda all’orizzonte. E se ancora qualcosa di caratteristico e sincero esiste, statene certi fuori dalle classiche mete turistiche. Chi vive la Grecia con onestà non può che confermare il mio sentito.

Ma al di là di tutto, nonostante sappia bene qual è la verità dei greci, e sappia riconoscere un sorriso sincero da uno opportunistico, non sono così stupido da fare di ogni erba un fascio, perché la stessa cosa accade in giro per il mondo. In fondo sono quasi sempre le autorità politiche, e le milizie che rispondono loro, a rovinare l’immagine di un popolo.

Io ho avuto a che fare con l’autorità greca, e non è stato piacevole. Io ho visto i ‘campi di accoglienza dei siriani a Kos’, e non è stato un bel vedere. Io so, in quali condizioni sono stati costretti a vivere: dopo aver usato granate stordenti e bastoni, minacce con coltelli, e in seguito anche con l’uso di estintori, perso il controllo della situazione, le autorità e le forze dell’ordine, insieme a civili armati di fucili e coltelli, hanno pensato bene di trasformare lo stadio in un vero e proprio campo di concentramento, chiudendo per un giorno circa 2000 persone all’interno dell’impianto sportivo senza acqua, cibo, ombra, letti e servizi igienici. E quanto sopra non solo a Kos.

La polizia e i militari greci, sono tutto tranne che color pastello, fidatevi.

Ma d’altronde chi sono io per affermare una cosa simile, a rovinare l’idea del buon ‘Zorba’. Se non lo dice la TV, non esiste, non conta.

Tutto questo grande preambolo mi necessitava per aiutare chi ancora non riesce a capire dove sia la verità, cosa succede davvero nel mondo, e come leggere le notizie con un occhio più sobrio.

E dunque l’articolo dell’ANSA…

Dice in soldoni che la guardia costiera greca ha agganciato il gommone dei migranti, e ha iniziato a farli girare intorno con l’intento di affondarli!

“C’erano onde forti. Pensavamo che fossero venuti a salvarci. Ci hanno detto di spegnere il motore. Poi hanno legato la nostra barca alla loro, iniziando a farci girare in cerchio. Hanno provato a ucciderci. Sono riuscito a salvare due miei figli, ma non l’altra», ha raccontato il padre della bimba morta nel naufragio. Mohammed Fadil, di nazionalità irachena, è tra le 46 persone tratte in salvo dai guardacoste di Ankara.

Cazzo, ma è una cosa non grave, gravissima! Il bottino di guerra, una bambina di 4 anni.

(…)

(…)

(…)

Silenzio, assordante.

Dov’è l’indignazione? Dove sono i titoloni in prima pagina? Possibile che ‘una fazza e una razza’ sia più forte dell’onestà intellettuale, dell’umanità? È un fatto riprovevole. E mi sorprende non leggere nulla neanche in quelle sedi spesso pronte a urlare a squarciagola “salviamo tutti, salviamo il mondo”.

Dove sono le foto di bambini piangenti, e frasi di appartenenza del tipo “se fosse stata mia figlia…”.

Dove sono le stigmatizzazioni del tipo “boicottiamo la Grecia, quest’anno non incrociamo le acque elleniche con i nostri velieri (più facile accadrà per la nuova tassa in arrivo)”, eccetera, eccetera. Nulla. Quest’estate tutti pronti a ballare sirtachi, a bere ouzo, e a credere ancora a Babbo Natale.

Intanto, per fortuna, gli altri migranti scampati a morte certa, tra onde e freddo di un Egeo pericoloso, sono stati tratti in salvo dai “turchi cattivi”, a Kusadasi.

Anche i turchi io li conosco bene.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2019/01/15/migranti-morta-bimba-di-4-anni-nellegeo_8d92c324-6bcf-4916-8c71-f3aeca3cfb08.html

https://www.corriere.it/esteri/19_gennaio_15/migranti-naufragio-mar-egeo-morta-bimba-4-anni-8de015f6-18a5-11e9-890c-6459c9cbcb3c.shtml

https://www.sondakika.com/haber/haber-aydin-ege-denizi-de-kacak-gocmen-botu-batti-1-11641754/