Ed eccoci ad un altro aggiornamento sugli infiniti lavori di Rebound.
Una delle caratteristiche della barca è che era piena di ogni ben di Dio: impianto di riscaldamento, aria condizionata, frighi e contro frighi e chi più ne ha ne metta.
Data la necessità di dover sbarcare praticamente tutto ciò che ha a che fare con la parola “elettricità”, ne consegue che il primo lavoro da fare (o durante) è l’asportazione del cablaggio elettrico; sintetizzabile in una sola parola: infinito!
Già la sala macchine ante operam era effettivamente premonitrice di quanto ci attendesse strada facendo; tuttavia non è stato semplice venirne a capo, in quanto i passaggi dei cavi elettrici spesso sono ricavati da buchi nella struttura d’alluminio, percorsi tutt’altro che lineari (ogni installatore sa quanto sia difficile seguire le linee di una barca, mai pensata per razionalizzare gli impianti) e soprattutto una marea di fascette, di ogni taglia e modello: sul serio, pare che avessero paura di assistere a una “ribellione dei cavi-serpente”, così da legarli ben bene e scongiurarne il pericolo.
Dopodiché il tipo di cavo: fintanto che si ha a che fare con sezioni minime, avvolgere la matassa è semplice; ma quando si passa a sezioni più grosse, specialmente se bi o tripolari e guaina ulteriore, e vista la evidente bassa qualità di quest’ultimi, l’esercizio fisico è sorprendentemente pesante; special modo per la povera Başak, la quale ha senz’altro risparmiato soldi per la palestra, come si può ben vedere da questo simpatico video 😀 .

Per cui, fascetta dopo fascetta, cavo dopo cavo, alla fine siamo riusciti a toglierne parecchi.
Ci si chiederà se riusciremo a riusarli… ebbene è impossibile. Abbiamo tentato di valutarne la fattibilità, ma dopo aver constatato la presenza di sale fin dentro le guaine e dato che l’impianto elettrico deve essere al 100% sicuro, non ce la siamo sentita di rischiare; però li abbiamo portati in un centro riciclo, dove almeno verrà recuperato il rame, trasformandolo per nuovi utilizzi e riconoscendoci qualche soldino, utile a “offrirci una cena sontuosa” (si fa per dire: ogni euro è matematicamente destinato a Rebound 🙁 ).
Gli 82 kg che vedete nel video sono solo una parte dell’intero cablaggio: a breve ci attenderà lo smantellamento dei cavi nella parte alta della barca.

Stessa operazione è toccata alle tubazioni idrauliche: metri su metri di tubi per l’acqua, dolce, salata (no, oramai tutti salati) e acque nere (…); un lavorone non augurabile al peggior nemico. E va bene, andiamo avanti, la bicicletta è nostra d’altra parte.

Poi è toccato ai giocattoli vari; via tutte le macchine dell’aria condizionata, riscaldamento, dissalatore, inverter e varie ed eventuali: il sale ha reso anch’essi inutilizzabili, ma sempre per fortuna riciclabili per un futuro impiego una volta trasformati i materiali; attrezzature costate un occhio della testa al precedente armatore in termini economici e, più importante, energetici al pianeta; per questo siamo davvero rammaricati di non poter riutilizzare nulla. Certamente ridurremo, e ad esempio l’impianto di aria condizionata non troverà mai spazio sulla nuova Rebound.

Altro lavoro da intraprendere è smanciare i mancioni, per poi togliere la cuffia idraulica di tenuta dell’asse, di modo da verificare il suo stato, l’astuccio di alluminio e procedere a una pulizia completa dell’asse stesso dopo tanti anni di abbandono e sporcizia.
Qualcosa viene facile, qualcos’altra meno; per ciò ricorriamo alle tecniche acquisite negli anni, tra cui classiche leve, bagni di WD40 e fiamma da applicare per svitare dadi, viti e quant’altro ingrippato dalla salsedine, tempo e corrosione: qui potete leggere un articolo in merito, sicuramente utile.

In tutto questo bel lavorare ci sono stati anche degli intermezzi piacevoli, grazie a un inaspettato invito (un giorno per l’altro) ricevuto dal Rotary di Cirò Marina e la LNI, i quali hanno avuto il piacere di farci raccontare a un vasto pubblico interessato, qualcosa sulla nostra scelta di vita e il 3R Project, e in occasione della festa nazionale del mare, dedicata al rispetto dell’ambiente e partecipata da nomi illustri.
Non possiamo io e Başak che esser loro grati e onorati; e poi, il calore ricevuto e la disponibilità ad aiutarci in ogni modo ci ha commossi.

cultura del mare

Un altro evento invece di cui vi sapremo dire prossimamente e per il quale anzi invito chi si trovasse in zona a partecipare è la presentazione del mio ultimo libro “Si deve fare” e del 3R Project, questo sabato 22 Aprile alle ore 17, presso lo Yachting Club di Crotone (YKC).

presentazione libro Si deve Fare

L’ho scritto anche la scorsa volta e lo ribadisco: l’accoglienza che la Calabria sta mostrando è una sensazione estremamente piacevole e che ci sta portando a ripensare la logistica e il programma dei lavori; certo, a scanso di equivoci o false illusioni per chi ci sta abbracciando, al momento siamo orientati a rendere Rebound navigabile il prima possibile di modo da trasferirla a Roma; ma non è escluso che se alcune “congiunzioni astrali” dovessero verificarsi, potremmo valutare di terminare i lavori proprio qui!
Ripeto, inutile fare programmi e promesse; dipenderà come detto da alcuni fattori direi determinanti, affinché si possa compensare un tangibile disagio, sotto il profilo tecnico-operativo e purtroppo economico.
Ma per il momento un sincero GRAZIE a tutti i crotonesi e calabresi in generale: vi vogliamo bene e in ogni caso insieme riusciremo a fare qualcosa di importante, questo lo promettiamo.
E ora godetevi il video dei lavori:
Reuse, Reduce, Rebound

 

Non dimenticate che il nuovo libro sul cambio vita
“SI DEVE FARE”
è disponibile qui in tutti i formati

 


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