Recentemente mi ha contattato un nuovo amico, Simone Ruggeri, per condividere con noi le sue sensazioni riguardo alla scelta di vita, e insomma immagino anche quelli che sono i suoi desideri.

Ma più importante, se esiste una scala di valore in ciò, mi ha omaggiato di un aneddoto relativo a un personaggio come quelli che sono esistiti tempo fa, e che oggi ahimè scarseggiano: Bruno Buratta.

Bruno fa parte di quegli uomini di una volta, che penso molti di noi hanno avuto la fortuna di conoscere, anche solo per sentito dire. Parlo di odori salmastri che si respiravano in qualche bettola di porto, o anche perché no, in qualche caffè di marina. Sono individui di una classe di ferro, abituati alle intemperie della vita, in alcuni casi già prima della loro nascita: magari già solo per il fatto che si era in guerra, e che guerra. Gente di mare vera, fatta di parole date e mantenute, dove se eri un cazzaro, o un “personaggio” che rifiutava di dare una mano al prossimo, eri tagliato fuori. No, non da un gruppo Facebook, di un forum, o da qualche pseudo agglomerato sociale di finti VIP, ma da una comune non espressa, messa nero su bianco, ma ben nota al porto, e frutto di anni e anni di vicissitudini, cose dette ma soprattutto fatte.

Bruno era uno di questi, definito da Simone il suo “Maestro di vita”, dove la maiuscola non è un refuso, ma l’esigenza di restituire una briciola di omaggio all’uomo.

Palombaro della Marina, lo conobbe già ottantenne, mentre viveva sulla sua Alpa 7 a Talamone. Bruno a quel tempo aveva problemi di circolazione, e la sua piccola barca “Antares” lo teneva in vita obbligandolo a muoversi. Questo fatto è qualcosa di più di un semplice atto fisico, ed ecco perché si dice che le barche abbiano un’anima: il prendersi cura di loro rappresenta per un essere umano, di per sé un aiuto implicito a se stesso, nell’ambito di una vita che ne esige il senso.

Simone continua, “pur essendo Amici (anche qui la maiuscola è specifica), non è mai uscito insieme a me, sulla mia barca; in accoppiata, di conserva spessissimo, ma mai diversamente: lui e Antares erano un tutt’uno, amanti per la vita”.

Antares in realtà è un nome molto importante per Bruno, e il suo significato vero, rivelato solo agli Amici, era Anti-Ares, ovvero contro la guerra: lui l’aveva vissuta, ed ecco spiegate tante cose, note a chi l’ha conosciuto davvero.

Purtroppo oggi Bruno “veleggia altrove”, e Simone trasferisce nelle sue parole una malcelata commozione, quando mi confida che a un certo punto la famiglia volle allontanarlo dal suo elemento, dicendo di volerlo accudire; poco dopo Bruno non riconosceva più l’Amico Simone, avviandosi verso un declino ben noto, inevitabile, e spesso tristemente accelerato da quei famigliari che in qualche modo, non conoscono davvero in profondità il proprio parente, così come un Amico vero.

“Oggi” Simone aggiunge, “ voglio ricordarlo e pensarlo quando veleggiava sereno, senza fretta, ascoltando musica classica o un motivetto credo degli anni ’50, che sentii da lui e che recita ‘voglio vivere così, col sole in fronte e felice canto beatamente’; nel mentre disegnava personalmente i suoi portolani…”.

Mi ha colpito in particolare una parte del racconto del mio nuovo amico, e cioè quella in cui Bruno era solito affermare che nell’universo della vela ci sono VELISTI e VELICI: in quest’ultima categoria rientrano tutti coloro che, come Bruno, cercano di vivere il Mare quanto più possibile, in ogni sua forma, senza preoccuparsi del mezzo nodo o del rating, piuttosto che avere la barca ultimo modello iper performante. Simone termina il suo racconto, “beh noi siamo orgogliosamente VELICI”.

Come non essere d’accordo.

Ciao Bruno, ovunque tu sia, grazie per aver riempito il cuore di tanti Amici.

Nota. Le foto sono di vari momenti di vita di Bruno Buratta nello svolgimento del suo lavoro di palombaro. Purtroppo Simone ha perduto le foto più recenti, ma si sta impegnando nel scovarle in qualche modo. Se qualcuno di voi conoscesse Bruno e avesse delle foto, mi farebbe piacere se volesse condividere altri aneddoti e immagini di questo uomo di mare. Grazie