“L’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande e questo non mi va”
I Righeira avevano ragione nulla da dire, e il ritornello ci accompagna spesso in questo periodo.
Oltretutto segna il momento di tirare due somme sulla stagione che volge al termine.
Tanto per cominciare è obbligo e piacere ringraziare tutti gli amici saliti a bordo di Yakamoz quest’anno: grazie di cuore, sinceramente, siete stati tutti splendidi e speriamo di rivederci presto.

 

Dicevo l’anno se ne va…
Accade un fatto strano a gente come noi, che passa gran parte dell’anno in barca.
Inizi ad aprile a metter piede a bordo, lavori come uno schiavo e poi il giorno del varo tutto svanisce, la sofferenza, maledizioni comprese intendo; e questo è normale.
Ma poi anche si entra in una nuova dimensione, dilatata, senza particolari riferimenti se non un calendario asettico privo di importanza.
Come dire inizia l’estate automaticamente, solo l’acqua ancora fredda dice che non è vero. Ma in cuor nostro basta un raggio di sole a convincerci del contrario.
E si procede senza accorgersene fino a maggio, giugno, luglio, agosto, settembre…Ottobre.
Oggi è più di un mese, dicono in giro, sia arrivato l’autunno e in effetti qualche pioggia sembrerebbe dar forza a tale affermazione.
Però continuiamo a fare i bagni, in un’acqua che stavolta segna 26°, e quindi non contraddice la nostra percezione “falsata”.
Per noi è estate, punto e basta. E lo sarà fintanto che la grue non appenderà in aria Yakamoz!
Non è un fatto legato alla classica definizione stagionale, è uno stato d’animo. Laddove “estate” si associa a felicità, alla bella stagione della vita e via di altri simbolismi del genere.
Questo intendo dire quando affermo che per noi l’estate dura almeno 6 mesi (gli altri due anche se si è a bordo ma in secco, non sono la stessa cosa, assolutamente).
Purtroppo c’è un problema.
Tutto bello d’accordo, ma l’assenza di soluzione di continuità, ci proietta anno dopo anno a non accorgerci del tempo che passa.
Pensare a quando iniziammo la nostra avventura nel 2008 (peggio se includessimo anche il 2005) è come voltarsi e afferrare con mano il giorno prima, solo che non è così.
Basta dare uno sguardo alle foto. So che in molti di voi capiscono il mio discorrere.
La barca, questo tipo di vita, pur non priva di molte difficoltà, è veramente una culla spazio-temporale, dannatamente bella e pericolosa allo stesso tempo; tempo che passa e non ci avvisa, piuttosto maleducatamente.
La mia non vuole essere una litania retorica e ipocrita, è una fantastica vita, piena e colma di energia; solo provo a dare un’analisi schietta, sincera di ciò che proviamo.
Sarà l’autunno, la saudade che si insinua.
L’estate sta finendo…

Dopo il momento malinconico qualche parola sulle avventure della stagione.

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere diversi nuovi amici che son voluti venire a trovarci per condividere la loro scelta di vita dopo, dicono loro, aver letto il libro; alcuni ai limiti del folle, simpaticamente parlando, come Sabina e Oreste che senza saper nulla di mare, mettono in moto il meccanismo inarrestabile, spingendoli ad acquistare con tanti sacrifici una barca usata su cui organizzare il prossimo futuro. Il tutto nel giro di 8 mesi!
Iniziamo a provare paura 😀 . Troppa responsabilità sulle spalle, e oramai diversi figliocci all’anagrafe.
Scherzi a parte ben consapevoli che “Si può fare” costituisce una singola goccia di un vaso già colmo, l’investitura che queste persone tengono a darci è un’emozione unica, veramente.
Fior di autori scrivono splendidi libri, e qualcuno diventa best seller; c’è chi vende milioni di copie in tutto il mondo.
Noi non abbiamo tale privilegio, ma un onore maggiore che pochi al mondo hanno: la consapevolezza che il nostro scritto possa cambiare realmente, concretamente, la vita di altri è un valore incommensurabile. Grazie a voi tutti per volerci regalare tali emozioni.

Ovviamente la cornice dei nostri incontri si chiama Egeo.

Egeo che si rivela sempre pieno di sorprese e immenso.
Come più volte affermato già nel libro, non basterebbe una vita per visitarlo, figuriamoci poi per apprenderlo, comprenderlo, viverlo.
Quest’anno oltre a nuove bellissime isole greche a noi prima sconosciute, siamo riusciti a scovare angoli paradisiaci nel golfo di Hisaronu, una delle mete più battute da Yakamoz da quando ci siamo trasferiti.

No, non ce la si fa veramente a girarlo come si deve in pochi anni, almeno per come intendiamo noi il viaggio; amici confermano tale ignoranza, nel senso di non conoscenza di molti angoli incantevoli, a volte dietro rotte a loro consuete. Ed ecco un altro aspetto pregevole delle amicizie con stessa lunghezza d’onda: lo scambio delle cosiddette dritte.
Guido (per fare un nome) mi ha permesso di scoprire pezzi di isole particolari, conoscere persone uniche, e io ho fatto lo stesso con lui.

Gelosamente, raccomandandoci vicendevolmente la giusta discrezione.

Lo voglio dire perchè è un pezzo di me, forse per molti detestabile, ma tant’è sono io.
Il mio editore (e non solo lui) sarebbe ben lieto se mi accingessi a produrre un portolano.
No, non i soliti, bensì uno specifico per chi fa la nostra vita, approdi sconosciuti ai più, “dritte” su dove comprare il pane fatto dalla nonnina, piuttosto che la zolla più idonea dove dar àncora e passare magari 65 nodi in serenità.
Chi mi conosce sa che non lo farò mai!
Per due ragioni.
La prima è che più vedo, giro, e più mi sento ignorante; sinceramente 6 anni in Egeo e tante miglia e tanti mesi, forse potrebbero darmi la patente, l’autorevolezza necessaria, ma io ritengo sarebbe immodesto e presuntuoso: dal mio punto di vista sono “appena” 6 anni. Credetemi ce n’è da vedere e scoprire, l’ho detto e lo confermo, di conseguenza come potrei non sentirmi superficiale mettendo giù quel poco che so.
Secondo, la nostra scelta di vita si basa su una serie di concetti, tra cui l’allontanamento da un consumismo sfrenato.
Dopo tanto tempo passato a gironzolare in Egeo (meglio in una parte di esso), apprendendo sulla pelle oneri e onori; dopo aver conosciuto persone, molte di queste diportisti autoctoni, che a loro volta ci hanno regalato piccole perle, apprese negli anni, da amici di amici magari.
E dopo aver capito che in queste antiche acque ci sono ancora margini di semplicità, genuinità, fierezza inimmaginabili nel 2015, epoca in cui molti sanno tutto di tutti in tempo reale, ebbene, non sarebbe più intelligente proteggere in qualche maniera tali ultimi sprazzi di immenso valore?
A questa domanda ho risposto di si.
Non me ne vogliano i diportisti occasionali, anche perchè ritengo che portolani e internet forniscano ampie risorse oramai per arrivare e bene dappertutto.
Col poco tempo a disposizione non sarebbero neanche in grado di capire il valore della nonnina che fa il pane (e che pane) la mattina, vendendolo a poco giusto per il piacere di farlo; cose che vanno assaporate con più tempo e consapevolezza.
A meno dal voler trasformare una forma di passione artigianale nell’ennesimo piccolo fiorente business, a beneficio del turismo di massa.
Così vale per il tornitore che svolge per hobby la sua arte appresa in Germania e via di questo passo.
Gli altri invece so che comprenderanno il mio atteggiamento protettivo.
Vi prego non confondetelo con egoismo, in quanto come anticipato, lo scambio avviene e con piacere con chi la pensa e quindi vive come noi; lasciateci ancora per poco qualche briciola di paradiso, di amarcord se vogliamo, perle da tramandare a chi sa apprezzarle e goderne.
Non mi va di svenderle per qualche euro o una manciata di ego.

Ah, tra le tante emozioni abbiamo pescato un tonno pinna gialla di 17 kg.
Dopo un’ora di estenuante combattimento l’uomo ha avuto la meglio sull’animale.
E ogni volta ci rammarichiamo, ma per noi è pesce fresco e naturale: questo è durato più di un mese. Non peschiamo per sport, la lenza ha rivisto l’acqua non prima di aver finito l’ultima conserva.

Grazie Egeo, grazie Nettuno.

Buon vento a tutti
Basak e Giampaolo