Questo post è un caffè che offro in particolar modo a chi, purtroppo, oggi è già rientrato al lavoro: respirate lentamente, rilassatevi come potete, la vita vi darà le risposte che cercate, se le state cercando.

Guardate il video qui sotto prima, dura solo 12 secondi, poi tornate su.

Scriverne è molto difficile.

Perché cosa si può dire a difesa di questi miseri attimi. D’altronde la barca sta andando lentamente, non c’è agonismo, adrenalina, ma un semplice muoversi della vela. Vedete la base che ondeggia delicatamente? No, non è solo tessuto messo lì tanto per… ma un abbraccio, con il quale si riesce ad accogliere il vento di poppa. Ce n’è poco, e anche se la bugna mostra la scotta sotto vento ben serrata dalla sua gassa, cazzata a ferro, è tutta una finzione che scaturisce dalla potenza di 10 tonnellate d’alluminio, reclamanti la necessaria spinta a solcare le onde. Non c’è molto da dire in fondo, forse se si potesse descrivere il silenzio della natura, le pagine sarebbero interminabili e le lettere sulla tastiera consumate, cancellate. In fondo anche, non è silenzio. Lo sciabordio che si produce tra mare e scafo, è una quarta dimensione. Il profumo si sente, il rumore si sente, il sapore se si potesse allungare un dito sulla distesa color blu, darebbe una risposta alle papille gustative preparate al sale; gli occhi poi, che misera fatica compiono a riempirsi di quell’immensità. Insomma dai, è facile prendere le misure di ciò che in questo momento mi circonda. Ma la quarta dimensione, quella si trova nell’anima, e parlarne è realmente complicato. Ci vorrebbe un cantore sopraffino, qualcuno che riuscisse a far immedesimare le persone sul serio, come se fossero a bordo qui con me. Diceva Kertesz, che “un’immagine colpisce prima allo stomaco per salire al cuore e finire negli occhi”. Forse lui era riuscito sul serio a spiegare con le foto la fantomatica dimensione mancante agli uomini, mancante nella percezione comune intendo.

E quindi in 12 secondi la mia mente, il mio tutto, ciò che Giampaolo non conosce bene, subisce una scossa, pioggia di stimoli, circuiti che si aprono e chiudono contemporaneamente per fare passare la corrente, a tratti. Il razionale si scontra spesso con il suo contrario e non è facile rendermi conto di dove mi trovi, almeno non sempre; se non fosse per l’orizzonte annaffiato dal sole, prima fuoco e ora piccola luce che tra non molto si lascerà spegnere dall’acqua clemente. La prua intanto va, dritta: ma cosa significa andar dritti quando non c’è direzione? Davvero non so proprio cosa stia accadendo, so solo che l’aria è leggera, tiepida, il vento è dolce, compañero, la luce soffice, la barca leggiadra ballerina che si lascia guidare dal mare, come se non avessero fatto altro che danzare, dall’inizio dei tempi. E io, francamente, mi sento inutile, impreparato ad accogliere tutto ciò, mi manca il vocabolario, non conosco la grammatica, la sintassi di questa lingua misteriosa, con cui la natura sembra parlare. Parlare a chi è in grado di ascoltare. Si a volte ce la faccio, capisco qualche preposizione, e la base del genoa in qualche modo mi suggerisce le frasi… lo vedete anche voi d’altronde. Nel caso premete play più volte, perché le parole pian piano si comprendono. Se ancora non ci riuscite, chiudete gli occhi ora, pensatele le immagini, e ascoltate solo il suono dei danzatori. Eccola! Tra tutte la parola più chiara. L’avete sentita? Si si è lei: libertà.