Capita nella vita (diciamolo, diverse volte) che per tutta una serie di motivi si è convinti di aver fatto tutto bene, quando poi all’ultimo secondo capisci di aver prodotto una sonora… come si dice, non mi viene la parola corretta, si, parlo di quel termine tecnico che, ah si, una cazzata!

E capita a tutti, anche a quelli più esperti.

Perché la barca come sempre mi piace dire, è composta da migliaia di parti, piccole, grandi, più o meno importanti, che se vi metteste a contarle secondo me ho usato una numerazione riduttiva: facile siano 1 milione di elementi.

Veniamo al dunque e inizio subito con le auto assoluzioni, che diciamolo è lo sport preferito di chi come me, non può accettare il fatto di essere stato tanto superficiale, quando trattasi di un argomento ampiamente sviscerato e affrontato in passato.

Ne scrivo persino nel libro, e cioè parlo del pistone della pala del timone.

La storia è questa e la riassumo per non annoiare troppo. In pratica a ottobre smonto il pistone perché c’era un trafilamento di antigelo lungo lo stelo, e consapevole che oramai questo avesse recitato il canto del cigno, ho preso la dolorosa decisione di rifarlo nuovo. Intendiamoci, parlo appunto dello stelo che, camolato dopo tanti anni di duro lavoro, e avendolo pulito alla meglio quasi ogni anno con l’aiuto dell’amico tornitore, le guarnizioni e o-ring vari, non ne potevano più di fare l’impossibile. Dolorosa in quanto l’acciaio necessario non è il “semplice” inox 316, ma un più ‘tosto’ 318 (chiamato in Turchia dublex). Questo perché lavorando in acqua di mare, richiede una protezione maggiore.

D’accordo disassemblo tutto il pistone, tolgo le boccole di teflon che sono adibite allo scorrimento fuori/dentro dello stelo, e portatrici di oring, guarnizioni coniche, e xring.

Lascio tutto al tornitore, faccio foto di ogni pezzo, e ci rivediamo ad aprile.

Nel frattempo, come spesso capita, tutte le certezze e la freschezza delle immagini immagazzinate, svaniscono come neve al sole, complice il tempo, le imminenze della vita, altre questioni quotidiane non legate alla barca e via dicendo. Fino a quando poi non torni a bordo e dopo un breve check control, ti rendi conto di non ricordare un’emerita fava. Ed è per ciò che previdente e dopo tante cornate negli anni, faccio foto di tutto: sono un essere umano, e che sta invecchiando per giunta, non si discute su questo.

Intanto dicevo mi serve acciaio 318 diametro 22mm. Che ci vuole, tutto nella norma. Si, magari. Difatti nei mesi scorsi Başak si informa in Turchia e con nostra sorpresa non solo è complicato trovarlo, ma quando presente in pezzi da 3 metri: decisamente un po’ troppo dati i 50cm a noi necessari. Ma alla fine ne veniamo a capo, comprando un pezzo da 1 metro che faremo tagliare a metà, così da averne uno di riserva. Prezzo intorno ai 30€, fattibile.

In Italia? Praticamente introvabile tramite la solita filiera di mia conoscenza, amici compresi.

Purtroppo ci scontriamo con un primo problema: non esiste il diametro di 22mm esatti, ma con una tolleranza che ci porta a circa 22,20mm: inaccettabile, in quanto tutto il sistema lavora con precisione utilizzando come detto oring ecc. dimensionati su 22mm. Va bene vorrà dire che lo faremo tornire.

Però a Marmaris nessuno ha un tornio a controllo numerico. E si, di certo nessun tornitore per quanto esperto, potrebbe prendersi la responsabilità di tornire con l’utilizzo del calibro. Inoltre il materiale è talmente duro che pochi vogliono “consumare” le proprie punte per un lavoretto del genere.

No problem, a Istanbul troviamo tranquillamente chi lo farà. E quindi arriviamo ai giorni nostri.

Stelo tornito con tolleranza +/- 0, e pronti a terminare le modifiche necessarie a Marmaris dall’amico tornitore che effettuerà la filettatura da un lato, e altri dettagli che vi risparmio.

Anche lui ha le foto fatte in Ottobre, ma… non tutte.

Stamattina vado lì tutto baldanzoso e con in mano i vari oring e guarnizioni accumulate negli anni, e senz’altro ridondanti.

Finiamo insieme alcune modifiche che vorrei evitarvi ma che invece penso siano interessanti e potrebbero tornare utili a chi andrà a scontrarsi con vicende simili: il foro della fine dello stelo adibito a sede perno timone è da 12mm: il perno è da 12mm. Perfetto. Si, ma conoscendo come vanno le cose porto con me il perno per testare, e stranamente non entra: misure verificate con il calibro ma nulla, foro e perno sono da 12mm. Può sembrare assurdo ma non lo è, magari qualche impurità nella trapanatura, una piccola deformazione del perno, non saprei, tant’è che abbiamo dovuto lavorare con il trapano a colonna per altre 3 sessioni.

Montiamo la boccola in teflon con dentro il famigerato xring: non scorre sul pistone. Sforzando si rompe la guarnizione. Per fortuna ne ho altri 5. Decidiamo che così non può funzionare e allora approfondiamo con il tornio la sede/gola interna della boccola per dare più spazio all’xring evidentemente compresso (magari lo stelo vecchio era diventato 21,98, vai a sapere): in realtà anche prima avevo notato questo problema, già ‘alesato’ con altro tornitore. Perché? Facile, l’xring originale magari aveva una dimensione esterna e di spessore leggermente differente da quelli trovati in seguito dopo 20 anni. Va bene fatto anche questo, presentiamo il tutto, e ora l’orologio pare funzionare, ma c’è un piccolissimo gioco che il tornitore non accetta; soluzione: creiamo un’altra gola e ci mettiamo un altro xring (tanto ne ho in abbondanza). Fatto e ora tutto è perfetto. Le altre guarnizioni coniche e gli oring sono come nuovi per cui puliamo e rimontiamo.

Torno felice in barca e insieme a Başak collochiamo il pistone nuovo collegandolo alla pala del timone e ai tubi idraulici.

Salgo su, mi infilo come un contorsionista nel gavone e rimonto la pompa idraulica portata anch’essa a Istanbul per manutenzione. Sto per far riandare il circuito con l’antigelo, ma sono già le 18, sono stanco (oggi abbiamo sostituito un passascafo e sappiamo tutti che comunque è un’operazione stressante per tanti motivi), e oramai conosco questa sensazione. Avete presente la vocina che ti suggerisce “fermati un attimo altrimenti scatta la cazzata”. Sono anni che tendo ad ascoltarla, e devo dire che mi sento molto più saggio. Mai eseguire lavori con stanchezza, in quanto quasi certamente ti sfuggirà qualcosa o la farai male.

Decido per rimandare a domani mattina il test. Başak è un po’ delusa ma così farò, mi conosco troppo bene e quindi vado a docciarmi.

Torno e mi metto davanti al computer per scrivere il nuovo articolo per il blog. Mi serve una foto, voglio scrivere di quanto la barca sia una fabbrica di problemi, quindi quale immagine migliore del pistone in questione? Apro il jpeg e… vedo qualcosa che non avrei mai voluto vedere: manca una cazzo di guarnizione conica, totalmente differente dalle altre (la vedete nella foto: la frase in turco a beneficio del tornitore, significa proprio “guarnizione mancante”). Nooooooooooooooooooooooooooo!

Purtroppo in tutti questi anni era l’unico pezzo del pistone che non avevo ancora smontato, in quanto non necessario, e mi sono totalmente perso il ‘cono del diavolo’. Ma come è stato possibile? Di solito oltre alle foto conservo i vecchi anelli, oring eccetera, come memo, dov’è questo? Nulla non lo trovo e non ce l’ho tra le mie dotazioni. Foto modificate e inviate al tornitore per wapp. Lo chiamiamo e anche lui rimane sorpreso (per non dire che ci rimane come un c…). Sarà che mi appare poco utile (ma si cosa vuoi che sia una guarnizione conica in un pistone idraulico!), sarà che non ce l’avevo sotto gli occhi, sarà che abbiamo sempre visionato le foto di altre zone dello stelo apparentemente più importanti, sarà che sono stato un imbecille, ma quando sai di aver perso, hai perso punto e basta. L’unica magra consolazione è che grazie alla vocina, non ho rimesso l’antigelo in circolo evitandomi il conseguente successivo casino per ripulire, eccetera, eccetera, eccetera.

Ho rismontato poco fa il pistone e domattina appuntamento nell’officina del tornitore per rimediare.

Sono ‘leggermente’ alterato ma almeno ho scritto l’articolo.