Cari amici la stagione è alle porte, e anche quest’anno vorremmo accontentare tutti coloro i quali desiderino venirci a trovare per provare qualcosa di veramente speciale, una vacanza senza ombra di dubbio unica. No, non per noi, ma per la magia che si crea a bordo di Yakamoz e la cornice della costa turca, inimitabile: ma l’ingrediente principale siete voi, persone speciali che comprendono già da casa che questa esperienza non è una semplice vacanza, bensì qualcosa di più e che porterete dentro per parecchio tempo. Per fortuna non sono parole nostre, non è un esercizio autoreferenziale, le avete scritte voi, nelle tante recensioni e messaggi che ci avete regalato nel corso degli anni e che conserviamo gelosamente.

Per cui bando alle ciance, c’è ancora qualche posto a luglio e qualcosa ad agosto. Mandateci una mail per i dettagli e vedremo come fare per organizzare al meglio le partecipazioni, nel rispetto della qualità e non della quantità. Come ben sapete.

Non ci resta che lasciarvi al gentile resoconto di Luigi sulla sua esperienza

Başak e Giampaolo

“Ed eccomi a Datca.
A bordo di Yakamoz, la mitica chioccia di alluminio, foriera di tante peripezie di Başak e Giampaolo. Un mito per chi conosce il libro e la loro storia.
Mi hanno accolto facendomi sentire subito a casa, d’altronde per loro lo è sul serio.
Finite le presentazioni, scendo in quadrato dove mi viene spiegata la barca e più che altro prendo possesso della cabina, che dividerò con il simpatico Andrea. Che bella sistemazione! Che bello tutto, la barca è veramente accogliente e calda. Legni ovunque si posi lo sguardo, pulizia e raffinatezza. Si vede che ci tengono davvero tanto, e ciò mi piace.
Disfo la valigia, mi cambio e esco in pozzetto: c’è il cocktail di benvenuto ad attendermi.
Tra una prelibatezza e l’altra il tempo vola, si parla, si fa conoscenza, ci si rilassa. Anche gli altri ospiti sembrano trovarsi a loro agio e sono simpatici, alla mano.
So che questo non è un charter come un altro, per venire qui ho dovuto sostenere un “esame d’ammissione”. Scherzo, loro vogliono conoscerti prima, anche se via Skype o al telefono. Desiderano capire chi sei, se la vacanza che cerchi risponde a ciò che offre Yakamoz. Vogliono da subito un contatto umano.
Il risultato è che la selezione è già alla base, di modo che chi viene a bordo sa già cosa aspettarsi e di conseguenza tutti gli ospiti rispondono a un determinato profilo, grazie al quale si entra in sintonia da subito. Bello, importante quando devi vivere 7 giorni o più a stretto contatto con il prossimo.

La mattina la sveglia è soft in rispetto alla filosofia che aleggia in barca, e niente è più bello che aprire gli occhi, alzarsi e tuffarsi per una nuotata rigenerante.
Si perché qui si sta in rada, alla ruota, o cime a terra, sempre. Ed è un vantaggio ineguagliabile. Non ti svegli accanto a un vicino di banchina sconosciuto, sotto acqua torbida che per quanto pulito il mare possa essere, è sempre un porto. No, Başak e Giampaolo sono i primi a voler essere liberi di tuffarsi, come prima cosa, e ci tengono a trasferire questa possibilità anche agli ospiti.
Stamane colazione veloce, la tabella di marcia impone una gita fugace a Datça, approfondimento da rimandare semmai al giorno dello sbarco), magari godere qualche attimo seduti a uno dei tanti giardini del çay (tè in turco, ma anche in cinese e altre lingue) con un Simit, deliziosa ciambella dolce-salata al sesamo, e poi via a far cambusa.
Per fortuna questa amorevole cittadina, attenta al sociale, abitata dalla popolazione turca, e frequentata d’estate dal turismo locale, dispone di ampia scelta di supermercati e se si ha la fortuna di sbarcare il sabato un mercato ortofrutticolo pazzesco!
Başak e Giampaolo anche in questo fanno la differenza, vengono insieme a noi a darci una mano. E da bravi anfitrioni, ci accompagnano alla scoperta di tanti piccoli, grandi aspetti della loro terra. Impagabile scoprire un paese grazie a chi ci vive, o addirittura vi è nato.
Başak poi consiglia quali cibi preferire, quali marche, stando sempre attenta al miglior rapporto qualità prezzo. Insomma, benché la cambusa sia a carico nostro, lei non vuole a priori che si buttino i soldi o si acquistino marche poco etiche o ad esempio prodotti OGM, e via di questo passo per dare una mano perché no, a vivere una settimana anche di alimentazione sana, dove possibile.
Ovviamente qualche sfizio il Comandante Supremo (Başak) ce lo concede, grazie a Giampaolo che non nasconde la sua golosità a vantaggio di tutti: binomio perfetto direi.
Carichi come muli ma ben distribuiti i pacchetti in 6 persone e 2 carrelli messi a disposizione dai Comandanti, ci rechiamo alla banchina dei pescatori dove abbiamo ormeggiato il gagliardo tender: un Walker bay 8, mai visto prima, è una barchetta vera e propria in plastica, con motore fuoribordo, ma dotata anche di galleggianti e volendo è predisposta ad armarsi come un dingy a vela. Il suo nome è “Yakamozzino” e compie il suo lavoro egregiamente, e comodamente, in più viaggi.
Yakamoz è vicina e qualcuno sceglie di tuffarsi per raggiungerla, delegando al tender magliette e pantaloncini, ottima scelta visto il caldo.
Bene, una volta a bordo si da una mano a sistemare le vettovaglie; in realtà si trasforma in una sorta di passamano affidando a Başak l’arduo compito di stivare il tutto nel miglior modo possibile grazie a vari strategici gavoni: la barca sembra avere spazio per tutto, sorprendente.
Il Meltemi ha iniziato a soffiare e dopo un piccolo Breafing, con il quale Giampaolo ci spiega qualche procedura per chi vuole partecipare alle manovre, mentre a chi vuole semplicemente rilassarsi viene indicato dove mettersi serenamente senza essere d’ingombro agli altri, si accende il motore.
Basak al timone, Giampaolo all’àncora, i ruoli son ben definiti e collaudati.
Io vado a prua con il mezzo marinaio, il Comandante in seconda (come lui ama definirsi, oltre a mozzo: in realtà sia lui che lei hanno stessi titoli e responsabilità, e vige una certa dittatura democratica) mi ha chiesto di dargli una mano a recuperare l’àncora una volta a filo d’acqua.
Ecco fatto, partiti. Che emozione!
Il vento soffia da terra per cui, dopo pochi minuti, superate e salutate altre barche alla fonda, facciamo cantare il rollafiocco e si spegne il motore.
Silenzio. Qui si va a vela anche con 5 nodi di vento, altrimenti per loro nulla avrebbe senso, e Yakamoz non sarebbe un veliero.
Oggi di nodi ne abbiamo 20, quindi si naviga con vento in poppa, e un fiocco terzarolato. Il comfort è incredibile. La barca è stata studiata proprio per privilegiare le andature portanti e in effetti nonostante raffiche “interessanti” non si rolla e non si sbanda. Possiamo godere tutti quanti come se stessimo al cinema il crescere delle onde che man mano si fanno più alte, ma mai pericolose.
Basak senza che in pratica ce ne accorgessimo ha preparato un po’ di pasta: penne con funghi, zucchine, cipolla e capperi colti e preparati da lei stessa. Una semplice e genuina squisitezza.
Ognuno il proprio piatto e via come se stessimo in…Crociera.
Dopo qualche ora di navigazione soave, diamo àncora a Dirsek che in lingua turca significa “gomito”. Il nome rende chiara la morfologia dell’insenatura. È bellissima, sembra di entrare nella scenografia di un film.
Si raggiunge solo via mare, per cui l’unico ristorante presente, in fondo alla baia, attrezzato con pontile per chi voglia ormeggiarsi, viene rifornito con scialuppe.
Noi scegliamo un angolo paradisiaco dove dar fondo.
Si fa manovra, testa, retro e Başak fino a quel momento al timone si tuffa!
Io insieme ad un altro amico diamo una mano a filare la cima che la povera marinaia deve trascinare con se a nuoto. Giampaolo da prua è venuto al timone per gestire e agevolare la manovra.
Tutto va come un orologio e noi incantati e divertiti.
Başak ha scelto un sasso a cui dar volta alla cima. Fatto.
Giampaolo gira la chiave, il motore si spegne. E noi tutti catapultati come per magia in paradiso.
L’acqua è turchese (guarda un po’), i pesci nuotano in gran quantità, sembrano in un enorme acquario, la temperatura del mare è 29°. Wow!
Non c’è altro da fare che tuffarsi, nessuno escluso, e godere di questo momento.
Vorrei poter raccontare meglio dei giorni successivi, della ragazza a bordo del barchino venuta a venderci il pane fatto dalla mamma, delle divertenti e a volte adrenaliniche navigazioni e incredibili baie successive, dei mercatini locali e le tante gite a piedi tra un bagno e l’altro. Dei çay. Delle antiche rovine bizantine, greche, licie messe li come se nulla fosse, in mezzo alle quali nuotare. Della braciolata con carne d’agnello strepitosa sul barbecue di bordo, dei tanti discorsi in pozzetto la sera illuminati dalle stelle e dalla luna, con un bicchiere di vino in mano.
Vorrei veramente farlo, ma pur provandoci non vi riuscirei. Come descrivere a parole un’esperienza del genere, unica veramente, e si che qualche charter l’avevo già fatto.
Quando pronuncio Yakamòs, penso al suo significato, “riflesso della luna sul mare”, e oggi che sono rientrato in terra ferma, i ricordi mi coccolano ancora, e mi conforta il fatto che la prossima stagione salirò a bordo di nuovo. Non potrei più farne a meno.
Grazie Başak e Giampaolo. Grazie Yakamozzino
Luigi”