Oggi ho iniziato a pensarlo.
Giorni fa per scherzo, pubblicando la notizia del presidente tanzanese, scienziato, chimico, dunque non un parvenu, ex deejay o altro per intenderci, dove lui sputtanava l’OMS e i suoi tamponi, dimostrando come risultassero positivi una capra, una quaglia e una papaya, anelavo di trasferirmi nel suo paese.
Scherzavo chiaramente, io che ho eletto il Portogallo come mia residenza dopo anni di ‘precarietà’ e costante nomadismo, stanco di non avere radici, pur se rappresentate da un semplice posto dove collocare 4 magliette per pochi mesi.
Ma nelle mie vene scorre un liquido chiamato sangue, o umore come definito arcaicamente in medicina, per sua natura mobile, pena il decesso. È il mezzo per ossigenare le cellule, trasportare anticorpi, insomma una costante rete tranviaria responsabile della vita.
Nonostante ogni tanto proviamo tutti il desiderio di ‘fermarci’, paradossalmente è insito nella natura delle cose il non farlo: viviamo nel caos, un continuo divenire, benché orchestrato su alcuni equilibri in fondo più misteriosi di quanto ci sforziamo di non ammettere.
I fatti recenti hanno sconvolto il mondo intero, a conferma di questa assurda esistenza caotica. Pochi probabilmente se ne accorgono, poiché pochi sono coloro che hanno scelto di rendersi fluidi.
Aderire a una quotidiana accettazione fa si che ogni evento venga vissuto con una sorta di inerzia, confortante certo, necessaria persino nel momento in cui si prendono impegni. Andiamo al lavoro, in palestra, portiamo i figli a scuola, la spesa, le tasse, il mutuo e via dicendo. Come modificare tali abitudini trasformate in “impegni inderogabili”? Impossibile, all’apparenza.
Vie di fuga? Nessuna se non nello spirito, nelle proprie passioni, hobby, fantasie.
Il meccanismo è davvero perverso e complicato, fatto di incastri su incastri, per cui a ogni nostra ipotesi di cambiamento, si innesca una contro riposta negativa. Una sorta di allarme lampeggiante “NOT POSSIBLE!”. E si torna al punto di partenza alla ricerca di nuove alternative e puntuali allarmi “NOT POSSIBLE!”.
Alla fine ci si stanca e si cede a quel che si ha, quel che si vede.
Dunque noi che siamo in un certo senso più liquidi possiamo addirittura pensare di trasferirci in Tanzania… stavolta magari con meno sarcasmo. O in Svezia. O in Russia (brrr). O si torna in Italia (mah). Forse Turchia.
Sarebbe bello se il Portogallo rimanesse un’isola felice, così come in questi ultimi anni: l’appartenenza all’UE (Unione Eviscerante), non le ha impedito di mantenere con scaltrezza un basso profilo, accogliendo tramite progetti lungimiranti molti stranieri. Quest’ultimi alla ricerca, come noi, di una nuova Terra Promessa.
Purtroppo però quel che vedo non mi piace. Se dovessi vivere una seconda quarantena rimarrei qui è chiaro: come ampiamente dimostrato a parole e video, la nostra vita non è cambiata praticamente di una virgola in termini di libertà. Ma non c’è consapevolezza. Nessuno (o pochi) mette in dubbio le parole del governo, tutto bene “madama la marchesa”. Vedo persone camminare con la mascherina nelle splendide giornate di sole dell’Algarve, messaggio di ignoranza che mi colpisce al cuore. Allora con pazienza spiego loro che è dannoso, inutile quanto meno all’aria aperta. Qualche nonnina con gioia si toglie il bavaglio e mi ringrazia, perché in fondo la sua lunga esperienza di vita le aveva già posto qualche dubbio. Altri, spaventati, percependomi alla stregua di un pazzo (fors’anche per il mio portoghese scadente), accelerano il passo o cambiano strada.
Mentre in Italia comprendo un certo risveglio, paradosso in termini per me, innegabilmente confortante; un gemito di speranza. Reminiscenze rinascimentali, forse meglio risorgimentali.
Più importante a questo punto bisogna chiedersi “noi siamo tra gli svegliati o gli addormentati?”.
Perché la partita si gioca tutta qui.
Anche nei social la divisione è netta, forse meno che 2 mesi fa, tuttavia le fazioni sono sostanzialmente “complottisti” da una parte, “allineati” dall’altra.
Ed ecco che sorgono i dubbi, come umano sia. Chi ha ragione?
In tempi non sospetti il pensiero alternativo poteva trovare seguaci anche tra chi aveva bisogno di sentirsi fuori dal gregge, al punto che effettivamente si rischiava un oltranzismo pericoloso. Il peccato originale risiedeva nel fatto che, incapaci di modificare la propria esistenza, si cercasse una fuga concettuale a tratti psicotica.
Fino a che punto è giusto uscire dal seminato? Intendiamoci serve allontanarsi dal pensiero unico, proprio per metterlo in discussione, confutare dogmi, verificare la correttezza di pensieri e opinioni. Un esercizio di onestà intellettuale che consiglio sempre, a tutti, e che dovrebbe essere insegnato nelle scuole, negli atenei universitari.
“Dogma” la ritengo la peggiore parola creata e andrebbe sì abolita.
Ma poi si può tornare al centro, prendendo ciò che è buono, giusto, vero, pur mantenendo le distanze da alcuni argomenti che non ci convincono o riteniamo falsi, manipolati.
Cambiando vita io e Başak scegliemmo di vivere liberi, per quanto ciò possa avere senso, dedicandoci a noi stessi, ai nostri sogni, la nostra cultura, l’autonomia di pensiero. Lasciammo il mondo delle fazioni, i giochi politici e le meschine vicende umane, impostate su regole spesso da noi non più condivise, almeno in buona parte.
Arriviamo ad oggi.
Un amico un giorno ci chiese “ma che ve ne frega a voi di quanto sta accadendo (oltre le contingenze ovvie)? Perché vi state sbattendo tanto sui social per questa storia del covid? Addirittura creare un’associazione per…”
Bella domanda. Ma la risposta è semplice “Se non noi chi?”.
Noi che abbiamo una spiccata percezione della parola libertà, abbiamo sofferto e non poco il dipinto distopico che si stava via via generando, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Abbiamo iniziato a domandarci se fossimo soli in questa folle visione, forse in virtù proprio del nostro stile di vita che poteva aver “starato” la bussola, indicandoci un altro Nord rispetto al reale. Ma le risposte arrivavano, ogni giorno sempre più numerose, e d’un tratto eccoci qui, insieme a tantissimi amici e non, sulla stessa barca chiamata “Dubbio”.
Altri sono scesi, o forse non sono mai saliti, e so di non dire nulla di strano affermando come molte amicizie, o presunte tali, si siano allentate quando non chiuse; modificate è più bello, costruttivo pensarlo.
Questa storia del Covid (tanto per dargli un nome) ha fatto calare le maschere dell’ipocrisia, quelle indossate per andare d’accordo (cosa che ho sempre odiato e messo nero su bianco sul mio primo libro); si faceva finta di nulla; si passava sopra quella parolina scritta, quella contraddizione, quel ‘carattere di merda’, perché in fondo una birra e 4 risate valevano più di un disappunto passeggero; in fondo bastava un po’ di intelligenza, rispetto reciproco, poi ognuno per la propria strada, o rotta.
Stavolta no.
Siamo entrati in contatto con le reciproche debolezze; si è svelato il pauroso, l’ipocondriaco, il fazioso, il politicizzato; l’ipocrita; il superficiale (parecchi); il “costantemente senza tempo per approfondire”; il pazzo; il complottista a priori; il coglione; l’egoista vero; il perbenista; il politicamente corretto; l’estremista; …
Gli scontri verbali quando avvenuti hanno coinciso con la fine di un’amicizia (termine abusato), i più intelligenti (o ipocriti) hanno evitato semplicemente le diatribe, mantenendo la consapevolezza delle proprie posizioni, graniticamente irremovibili.
In normali frangenti l’opinione sarebbe tale, e oltre a dar fastidio a chi non la condivide, il più delle volte rimarrebbe un fatto personale, non condizionante.
Ora no. Da qui la separazione netta.
Perché di fronte alla salute le opinioni rischiano di essere dannose quando costrittive per gli altri.
Quello a cui stiamo assistendo quindi è un lavaggio del cervello generale, avvenuto in ben 3 mesi sull’ultimo “Covidgate”, che ha portato le persone a coltivare la paura, a desiderarli i distanziamenti, così come mettersi il bavaglio, i guanti, pronti a denunciare il disobbediente.
Tutto ciò signori è disumano, non ha nulla a che fare con una pandemia che, nonostante il “loro” impegno, non lo è né nei numeri, né nella pericolosità.
La massa, la gggente con 3 g per dirla alla Barnard, ha spento definitivamente il cervello; ha abbandonato ogni buon senso o spirito critico, persino tra i medici stessi. La paura è il peggior strumento che esista; quella della morte poi…
Ebbene a breve quando il governo comunicherà l’arrivo del fantastico vaccino Mandrake, “estremamente sicuro e collaudato” (…), non sarà necessario chiedere se renderlo obbligatorio o meno, lo stesso popolo lo pretenderà a gran voce. Probabilmente si chiederanno anche pene severe per chi si dovesse rifiutare. TSO come se piovesse. Genitori usurpati della patria potestà e via di questo passo, in piena democrazia, anzi diversamente democrazia.
In una sola parola FOLLIA! ISTERIA DI MASSA ben manipolata e architettata.
Ma si commetterebbe un errore se pensassimo che tutto ciò sia avvenuto in 90 giorni; la macchina ben oleata si è messa in moto decenni fa, e con il tempo si è affinata, fino a renderci discepoli osservanti dei soliti media, cartacei o eterei che siano. La verità è tale solo se pronunciata da loro.
Tagli alla medicina, alla scuola hanno fatto il resto. Siamo morti viventi.
Le persone, più grave, anelano e tengono alla propria ‘nuda vita’ a costo di vivere da morti: in pratica l’unica cosa “non morta” è l’involucro, evidentemente più importante.
E tutto ciò senza che vi sia un reale pericolo. Ma certo se non lo dice la TV…
Se vogliamo uscire da questa psicosi e proteggerci per il futuro c’è bisogno di una rivoluzione culturale, di un cambiamento profondo nelle persone ed il momento è questo, tempo non ce n’è più.
Stiamo finalmente per dar vita al Movimento, grazie alle energie di molti cittadini, tra cui medici, giuristi, scrittori, intellettuali, economisti, avvocati; ma stavolta si pretenderà una partecipazione attiva del singolo: le deleghe sono abolite! Bisognerà impegnarsi, studiare, capire, partecipare.
Non entro oggi nel merito di ciò che sta per nascere, a breve ne daremo notizia, ora mi preme capire da che parte siamo noi e da che parte volete stare voi.
Soprattutto chi sta vivendo un’isteria di massa?
Vorrei con tutto il cuore aver torto, svegliarmi domani da quest’incubo e urlare a tutti “sono stato un coglione, un credulone, un complottista”, credetemi, lo ammetterei senza alcuna difficoltà, tanto amo la vita.
Ma girandomi intorno, parlando quotidianamente con cotante persone e personalità desiderose di una reazione, ho paura di no. Devo essere sincero tutto ciò mi terrorizza; mai però quanto il fatto che molti altri, gli allineati, non si chiedano ancora se essere o meno dalla parte giusta della realtà.
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