Sono passati 2 mesi da quando scrissi questo articolo, in cui accennavo alla volontà e alla necessità di creare un’associazione di liberi cittadini per contrastare la realtà distopica a cui stavamo assistendo; una realtà che è continuata in forme diverse e sta gettando le basi per un autunno pericoloso.
Io e altri amici, affini nel pensiero e nel concepire la vita, abbiamo vagliato varie strade e possibilità, accorgendoci come il costituire l’ennesima associazione, pur se con fini encomiabili, comportasse il rischio di divenire “una tra le tante”, così come in effetti ne stavano nascendo. Quest’ultimo aspetto è degno di nota, in quanto sta a significare che le persone sono state colpite sul vivo, molti si sono destati da un lungo sonno, altri hanno potuto riaccendere una fiamma sopita, coltivata anni addietro. Il Covid, diciamolo senza indugio, si sta ritorcendo contro chi l’ha progettato; oppure, mettiamola in altri termini, contro chi ne ha approfittato per spingere sull’acceleratore dei propri interessi politici, personali, auspicando finalmente una società orwelliana, totalmente controllabile e manipolabile.
Evidentemente la gggente con 3 g, per dirla sempre alla Barnard, era meno addormentata del supposto, e gradualmente è tornata a pronunciarsi in forma grammaticalmente corretta.
Altri purtroppo continuano a riposare tra le calde e apparentemente protettive braccia di un Morfeo a tre teste, una nuova Idra capace di accontentare gli adepti di qualche partito politico, come i tifosi di un’Europa mai unibile, o di meri, triviali microscopici fini opportunistici, queli del “giardino privato” per intenderci.
Il mondo intero ha iniziato a reagire e in paesi storicamente importanti, quali la Germania, gli USA e molti altri. Davvero ormai il Re è talmente nudo che a volerlo vedere vestito son rimasti i professionisti della cecità. Gli stessi media, avventuratisi in ogni mare possibile, ivi compreso quello della lotta al razzismo, incredibilmente capitato nel peggior momento che la storia americana potesse conoscere, si ritrovano oggi a dover fare i conti con una realtà schiacciante. Da “inginocchiati” per rendere omaggio a qualche massone mascherato da pelle scura, timidamente qualcuno si alza parlando addirittura di pedofilia e interessi satanisti nelle elite. Timidamente comunque. Tra numeri di positivi asintomatici sempre più ridicoli nel significato e l’imbarazzo profondo di fronte a dichiarazioni anti sistema da parte degli stessi medici, professori, indiscutibilmente competenti che gridano alla farsa.
Nel frattempo si attende il prolungamento dello stato di emergenza fino al 31 dicembre, di modo da evitare elezioni e mantenere il potere nelle mani di un governo fantoccio, pericolosissimo, schiavo di Mister X…
In tale scenario dunque decidiamo di dar vita a CENTROPOCO, un’idea nuova sul serio, che possa unire sì tutti coloro i quali ne hanno le scatole piene di politici inguardabili, informazione becera e medicina nazista; un progetto di ampio respiro che vuole cambiare il paradigma della non partecipazione. Nessun partito ma azioni politiche civili, legali, ampiamente supportate dalle svariate intelligenze nei rispettivi settori.
Un esperimento di intelligenza connettiva che coinvolgerà le singole persone, senza attendere l’operato di un’associazione o simile a cui dare il solito appoggio, voto, delega. Effettivamente il momento delle deleghe è terminato e chi non ne vuole prendere atto può tranquillamente restare in compagnia del mostro di cui sopra, in attesa di un epilogo devastante. O, si spera, dei frutti del lavoro che gli altri faranno anche per lui.

Fondamentale il fatto che CENTROPOCO vuole essere inclusivo, per allontanarsi dai facili tentativi demolitori cui inevitabilmente andremo incontro: il Manifesto c’è, il condividerlo non ha colore politico, religioso, culturale.

Ma per tutto ciò devo dire grazie a Michele, sognatore quanto basta, a cui abbiamo prestato le nostre forze e capacità di immaginare un domani differente.
Ci piace definirci cellule immaginative, perché daremo vita alla più bella farfalla che in fondo meritiamo: il nostro futuro.

Giampaolo

centropoco.org

 

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