, A Novembre lasciavamo Yakamoz come ogni fine stagione ben rimessata e predisponendo i lavori per quella successiva; tra questi la sostituzione del sensore di uno dei 2 serbatoi del gasolio.
Per far ciò, così come per pulirli, procediamo uno alla volta utilizzando l’altro come contenitore: chiudiamo i rubinetti per la comunicazione dei serbatoi e tramite una pompa elettrica svuotiamo quello di destra (ad esempio) riempendo quello di sinistra; certamente avremo fatto in modo di arrivare in marina non carichi di combustibile (quello che mai dovesse avanzare lo travasiamo nelle taniche).
A quel punto si passa alla pulizia con acetone del serbatoio in questione e… si saluta la barca e si parte per il nostro “invernaggio portoghese”.

 

Approfondisci la manutenzione della barca in secco


La mente umana, special modo quando gli anni trascorrono deteriorando inesorabilmente le cellule cerebrali, si appoggia sulle abitudini e su meccanismi misteriosi per i quali i ricordi e la memoria evidentemente si calibrano su un lasso temporale ben definito e assimilato.
Quest’anno, come tutti, abbiamo dovuto gestire la boiata del covid, partendo molto tardi rispetto ai nostri standard, atterrando a Marmaris il 25 giugno! Normalmente a fine aprile, al massimo, siamo già in acqua.
Mai come ora io e Başak letteralmente voliamo nel fare i lavori, puliamo, sistemiamo, soffrendo sul serio visti i 40° della terra turca, mai provati in vita nostra in secco. La parola ‘disagio’ è un delicato eufemismo rispetto la realtà. In pratica non riusciamo a lavorare più di 4-5 ore al giorno approfittando delle ore mattutine e serali.
In più si aggiunge la fretta per accontentare un potenziale acquirente che sarebbe venuto di lì a breve con il suo perito (trattativa non andata in porto per la pazzia latente che talvolta investe gli umani e di cui parlerò volentieri in un’altra occasione).

Tornando al serbatoio, avevo ordinato il pezzo in Italia e fatto spedire presso l’abitazione materna, come sempre, vista la breve, classica tappa italiana di saluti prima della stagione barcaiola.
Ma quest’anno chiaramente, avendo il Portogallo cancellato i collegamenti diretti, siamo stati costretti a saltare Roma, volando tra l’altro su Francoforte e poi dritti a Istanbul (notti all’addiaccio comprese).
Chiedo pertanto al caro Stefano di ritirare il pezzo a casa di mia madre, aggiungendovi qualche sigaro e medicina che teniamo sempre a bordo, non tanto per noi quanto per il buon aggiornamento della cassetta di pronto soccorso.
Primo step spedire a Istanbul, dove l’avremmo ritirato.
Nulla da fare, quasi sul punto di spedire scopriamo mille difficoltà dovute alla dogana turca e dunque possibili ritardi oltre ulteriori costi (già pagata la spedizione italiana a cui si aggiungeva quest’altra).
L’amico Nicola trovandosi in Grecia, mi consiglia di farlo arrivare a Kos dove lui ha un fermoposta: perfetto grazie!
Stefano spedisce nell’isola di Kos, Nicola andrà a ritirarlo e poi ce lo porterà a Marmaris, dove sarebbe dovuto venire di lì a breve.
La tempistica è stretta, per cui già prevedo di varare con un solo serbatoio pieno (100lt) e poi nel caso procedere in acqua a completare il lavoro. Difatti così accadrà: al momento in cui scrivo il pacco ancora non è arrivato a Kos… (il sensore è importante, ma i toscani cazzarola molto di più – non fumo da 3 mesi almeno per colpa del covid, confidando scioccamente nella visita di qualche amico).

Il serbatoio viene aperto, l’altro chiuso, motore spurgato: si vara.

Il fedele e stoico Yanmar parte, molliamo gli ormeggi e finalmente diamo fondo lì vicino per rilassarci e tirare il fiato.
Nel frattempo, in previsione del trasferimento di Yakamoz in Francia, predisponiamo le dotazioni di sicurezza.
Battendo bandiera belga in teoria siamo esentati da diverse misure benché le abbiamo a bordo, e razzi e razzetti ad esempio sono sempre aggiornati; ma dovendo attraversare 3 paesi quali Grecia, Italia e Francia, è bene non sfidare le ordinanze locali adeguandoci di conseguenza.
Dopo uno scambio in merito con il preparatissimo Felice, mandiamo la zattera a revisionare e acquistiamo i fuochi di segnalazione nuovi.
E qui compare un santo.
San Nicola, lo stesso che mi avrebbe dovuto portare i sigari (e il sensore) si trovava proprio a Marmaris con il suo caicco Odysseus; dopo uno scambio telefonico sui rispettivi problemi e disavventure, mi informa di avere a bordo diversi razzi con scadenza biennale e 2 zattere invece scadute. Eureka!
Il suo buon cuore ci fa risparmiare diversi soldi in quanto dei 9 fuochi (razzi, fuochi e fumogeni) necessari, 4 ce li darà lui e confidiamo nel buon esito della zattera, in quanto la nostra è irrecuperabile (notizia fornita dalla ditta addetta alle revisioni a cui spediremo quella di Nicola).
L’assurdo della situazione è che per i soliti motivi legati all’imprevedibilità del mare Nicola ha fatto l’uscita ufficiale dalla Turchia e deve salpare, così non riusciamo a vederci nonostante la distanza di 1,5 miglio. Ma il giorno dopo lui sarà a Lorima, la bellissima rada turca con i resti del castello Bizantino.
Andata, salpiamo la mattina alle 5 provando a raggiungerlo lì verso le 10, dato che poi avrebbe dovuto partire per Leros.
Riusciamo nell’impresa anche grazie a una prevedibile termica mattutina da N/NW e utilizzando il motore non più di 3 ore.
Caffè all’àncora, quattro battute e programmi sul futuro, zattera e fuochi imbarcati e via tutti quanti alla volta di Datça (Nicola e il suo collega invece procederanno verso Knidos per guadagnar miglia).

Salpiamo dicevo da Lorima, passiamo vicino a Odysseus, giriamo un video di saluti che troverete nei social e vado all’albero per issare la randa… brum brum brum, ptop spot, spoooot, fiiiiiiii e il motore si spegne. CAZZO!

Barche e scogli vicini, Başak non perde la calma e apriamo il fiocco. Per fortuna c’è vento e con le vele a riva riusciamo a uscire da Bozukkale (nome turco della baia), dopo un breve e inutile tentativo di far ripartire lo Yanmar.
Appena guadagnate un paio di miglia al largo mi metto subito al lavoro, e ben conoscendo quel rumore di spegnimento, presumo siano alghe nel serbatoio finite per attappare l’uscita a monte del circuito. Non c’è altra spiegazione, il serbatoio era pieno e avremo consumato non più di 15 litri fin lì.
Certo, la questione alghe speravo di averla risolta anni fa grazie a un ottimo filtro decantatore che avevo fatto realizzare dal saldatore amico Ergun, tristemente scomparso in giovane età e di cui porterò sempre il suo dolce ricordo nel cuore. Oltretutto ogni 2 anni puliamo i serbatoi, boh veramente mi sembra strano.
Poche ciance al lavoro. Prima di tutto verifico di default il livello del carburante tramite l’asta metallica di ispezione (l’orologio al quadro è disattivato in quanto i contatti dialogano insieme all’altro serbatoio ora pulito e aperto): VUOTO!
Ma… come? “Başak il serbatoio è vuoto, anzi proprio secco”. La reazione facciale della mia povera compagna è emblematica e riflette il mio stesso stato d’animo. Non è tanto la classica espressione di demoralizzazione davanti il solito imprevisto (situazioni oramai ben metabolizzate in tanti anni di barca e mare), quanto l’incredulità per un fatto nella nostra mente impossibile da verificarsi.
Iniziamo subito a fare ipotesi, e quella più plausibile è che qualcuno abbia rubato il gasolio aspirandolo dal tappo di imbarco. Ma al contempo ci liberiamo della malsana ipotesi in quanto una cosa del genere a Yacht Marin è altamente improbabile: estremamente controllato, giorno e notte, oltretutto eravamo in secco di fronte al ristorante e a 20 metri dagli uffici.
Allora sarà bucato il serbatoio: ma la sentina è asciutta.
Nulla, probabile ci siamo davvero rincitrulliti: come dicevo all’inizio evidentemente credevamo fosse pieno invece, avendo scelto di raggiungere il marina a fine stagione il più scarichi possibili, lo eravamo un po’ troppo.
Ma l’altra nota interessante è che con noi abbiamo una tanica di 20lt piena, il che sta a significare un avanzo durante il travaso… Davvero i conti non ci tornano e mai come in questa occasione saremmo pronti entrambi a mettere la mano sul fuoco sul buon comportamento adottato a novembre. Torna a balenare l’idea del furto, non ci sono alternative, assurdo che possa sembrarci.

Rimandando a dopo altre elucubrazioni mi accingo allora a svuotare la tanica nel serbatoio sano (l’altro, ricordo ancora, era vuoto e con il tappo aperto), il tutto procedendo con una discreta bolina.
Riuscendo a non versare neanche una goccia (cosa che fermi puntualmente non mi riesce), viriamo e dirigiamo la prua verso l’approdo più vicino e organizzato con il gasolio: Bozburun.
Intanto spurgo nuovamente il circuito, prova di accensione, tutto ok.
Atterriamo alle 16 circa, dando fondo praticamente a vela per evitare di consumare le preziose gocce; in un baleno sbarchiamo sia con la zattera (il servizio revisioni ci aveva concesso di lasciarla ad una persona del posto), che con le 3 taniche.
Per fortuna l’autobotte doveva venire da lì a mezz’ora e cogliamo l’occasione per rilassarci con un bel çay, qualche biscotto locale e un venticello rigenerante.
Non solo riempio 60lt ma dato che altre 3 barche dovevano far carburante, ne approfitto per andare a bordo, travasarli nel serbatoio e tornare a prenderne altri 60lt. Occasione unica. Vorrei far notare che qui il gasolio costa meno di 1 € al litro.

Distrutti dalle vicende ma contenti di avere ora combustibile sufficiente a garantirci serenità, salpiamo per la rada vicina, incantevole: un bel tuffo rigenerante e la consapevolezza di poterci risvegliare in un paradiso. Incubo finito, o così almeno credevamo.

Una volta a bordo Başak, dal naso infallibile, sente puzza di gasolio.
Mmmmh la cosa non mi piace, vai a vedere che sul serio il serbatoio è bucato o ora troppo pieno ha mostrato falle dai tappi di ispezione? Nulla, intatto e asciutto; ma la puzza c’è e la sentina all’altezza dei serbatoi è sporca di gasolio. Ma che cazz… Forse i tappi di imbarco non sono più stagni o le fascette dei tubi hanno mollato. Controllo e neanche qui traccia di combustibile.
Con la torcetta cerco dappertutto, ma oltre ad asciugare e pulire con acetone non vedo altri indizi; pazzesco, inizio a dare i numeri: COSA STA SUCCEDENDO?
Ad un tratto scorgo un tubo nero sopra il serbatoio di destra, quello vuoto, sporco di gasolio: il mio impazzimento è prossimo, perché mi chiedo seppur sporco cosa diavolo c’entri quell’area totalmente isolata dal resto?!
A quel punto “cade il gettone”, la lampadina si accende e chiedo a Başak di liberare la nostra cabina dai materassi: devo spagliolare e accedere al fottuto serbatoio di destra.
Presto fatto e con la bocca aperta, tra un rollio e l’altro, vediamo tracimare gasolio dal serbatoio ovviamente privo del tappo. PORCAPUTTANAEVA!
“SBRIGATI PORTA GLI STRACCI CHE IO PRENDO LA POMPA!”. Oramai all’imbrunire e con le torcette, mettiamo in moto la pompa per i travasi e alleggeriamo di 20lt il serbatoio, tra un’imprecazione e l’altra. Davvero vorrei non foste mai presenti in queste occasioni, vi ricredereste di me (o no).
Ora non tracima più ma di certo questa assurda scoperta non ci far star tranquilli.
“Come caspita ha fatto il gasolio a passare da sx a dx? Ma che siamo su Candid Camera? Il rubinetto di comunicazione era chiuso e quindi? Vuoi vedere che è rotto? Noooo così non vale, non è possibile non poter contare anche sulle cose semplici, non è proprio possibile”.
Passiamo mezz’ora a raccogliere gasolio in sentina, in una zona a dx non visibile da quella abitualmente aperta, (di solito la cabina di sinistra rimane spagliolata quando variamo, così da tenere tutto sotto controllo il motore, cuffia volvo, prese a mare eccetera nelle prime ore di navigazione).
Spugna, guanti e molta, ma molta pazienza Zen: 7 litri recuperati (ora utili solo per pulire winch e quant’altro di grasso).
Pulisco la sentina con l’acetone (unico materiale capace di eliminare in un battibaleno il puzzo di nafta) e distrutto sotto ogni profilo, striscio a tavola in pozzetto, dove Başak non so come, riesce a servirci qualcosa di buono da mettere sotto i denti. Santa donna.
Ingerendo più che mangiando, parliamo dell’accaduto scherzando persino sulla figuraccia che avremmo fatto se avessimo avvisato la direzione del marina del furto avvenuto; sta di fatto che ancora a me la cosa non quadra. D’accordo il rubinetto, potrebbe essere benissimo rotto, ma spostare letteralmente 80/100 litri da sx a dx, non lasciando neanche una goccia dall’altra parte mi sembra ancora molto folle; navigare sbandati ok, ma fino a un certo punto.
E poi perché non abbiamo sentito la puzza prima?
Ed ecco che magicamente alla fine tutti i gettoni cadono, e nonostante il mio stordimento e l’unico desiderio di andare a dormire, capisco il gioco di prestigio.

IL TUBO. Si proprio quel tubo nero che mi ha fornito l’indizio. Il ricircolo del gasolio!

Era accaduto che essendo il serbatoio di dx quello deputato a ricevere il gasolio incombusto del motore, in pratica il sistema prelevava combustibile da sx e versava il resto a dx. Non essendo più in comunicazione, chiaramente quello di sx si svuotava e quello di dx, aperto e creduto da noi pulito come la pelle di un bambino, invece si riempiva. Un capolavoro…

Ora, oltre essermi sentito un vero citrullo per non averci pensato, mi è dispiaciuto constatare come le cose vengano fatte a metà dai produttori. Io tendenzialmente cerco sempre di rendere sdoppiabili e chiudibili tramite rubinetti, i vari passaggi strategici, che si tratti di gasolio o acqua. Difatti installando 2 dispositivi della webasto ho provveduto a renderli intercomunicanti ma contemporaneamente totalmente isolabili. Stessa cosa per il filtro decantatore e altre modifiche.
Questa del ricircolo per me non aveva senso. Perché se giustamente si rendono isolabili i 2 serbatoi, per qualsiasi motivo, anche per il caso di una perdita, non si può non prevedere il carico del recupero del gasolio anche per l’altro; tutti e due con appositi rubinetti ovviamente (sarà certamente una modifica che farò sulla nuova barca e che mi sento di consigliare a tutti).

Stamattina ho installato un altro sensore nuovo che avevo a bordo (era l’orologio ad essere rotto, che attenderò affidandomi al destino) di modo da attappare il serbatoio definitivamente e chiudere qui almeno la faccenda gasolio-Copperfield, e sempre però incrociando le dita.

Ma il punto è, di chi è la colpa?

Del Covid, senza ombra di dubbio! Alla fine fa comodo a tutti, anche a me.

PS. La foto riprende Başak intenta a pulire le rondelle e i dadi dal vecchio mastice, del serbatoio che avremmo chiuso a breve… una vita da sogno!

 

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