Invidio chi in questi giorni riesce ancora a parlare, scrivere di vela.
Perdonatemi, io non ce la faccio.
O almeno non nella versione classica, quella che chiede la tipica spensieratezza e leggerezza di chi apre il fiocco, issa la randa e va… verso il mai raggiungibile orizzonte.
È altrettanto vero che voi, molti di voi, non ne possono più di leggere argomenti inerenti la pandemia e tutto ciò che questo “strano” termine sta comportando.
Ma so anche che comprenderete il sottoscritto, che tutto è tranne una macchina.
Purtroppo per me, non sono dotato dell’interruttore “OFF-NONSTAANDANDOPERNULLABENE”, così come non ho il pulsante “ON-CHEFANTASTICAEFELICEVITA”.
Come detto poc’anzi chi ancora riesce a parlare di salpa ancore, calette paradisiache e via dicendo, ha la mia piena stima.
Qualcuno ci ha provato a stringere i denti, a non entrare nelle questioni e vicissitudini odierne, tranne poi però cedere all’umana necessità di condividere il dramma, lo sconforto oppure la rabbia, inevitabilmente presente e accumulata in quasi 2 mesi di prigionia. O come simpaticamente piace chiamarla “lock-down”.
I miei cari amici vanno da uno stato di depressione a un desiderio di ribellione (pacifico si intende) verso questo incatenamento che via via assume sembianze sempre più grottesche e, più importante, inopportune, ingiuste.
Qui in Portogallo siamo nettamente più liberi che in Italia, finora, ma ciò non cambia il nostro stato d’animo.
Sto chiedendo di frequente ai miei colleghi di sventura “ci date una ricetta per fregarcene di tutto e tutti?”.
“Alzi il dito per favore chi riesce in questi giorni a vedere un futuro migliore, la fine dell’incubo, e per favore ci illumini. Lo chiedo sinceramente, perché io e Başak non ne veniamo a capo”.
Ieri la mia dolce compagna sempre molto affettuosa nei confronti di Yakamoz esclama “ah come mi piacerebbe essere a Goçek, in una di quelle baie cime a terra…”. Comprensibile. Se non fosse che “quelle baie” non è solo un riferimento fisico, fatto di coordinate geografiche. Sono le ‘coordinate epocali’ che mancano a nutrire il nostro sogno.
Fino a due mesi fa l’attesa di riabbracciare la nostra cara barca-casa era basata solo sulla conta dei giorni, la solita programmazione, gestione dei vari impegni lavorativi, tecnici e famigliari. Non avevano importanza gli imprevisti, quel giorno in più per… Tanto presto o tardi si sarebbe arrivati a bordo.
Oggi questi riferimenti sono saltati.
Voi direte che è solo questione di tempo, mesi, 2, forse 3 anche 4, ma poi Yakamoz sarà lì ad accoglierci.
No, cari amici, non è esattamente così che stanno le cose.
Ognuno di noi si sta trovando in un’assurda situazione per la quale siamo costretti a rivedere i nostri sogni nel cassetto. Sia coloro che come noi li hanno realizzati, riponendoli momentaneamente all’interno, sia chi quel cassetto era pronto ad aprirlo.
Non è una questione di tempo ma di cosa sarà, cosa accadrà di noi e della nostra libertà.
E per tornare un attimo alla ‘baia incantata’, certo sarebbe bello svegliarsi e tuffarsi per un bel bagno, prendere una doccia, asciugarsi al sole, fare colazione e iniziare così la giornata nel migliore dei modi. Sarebbe bello ma abbiamo intanto 4 problemi immediati:
1) In Turchia (così come in Italia) consentiranno di navigare? Sarà possibile stare all’àncora senza problemi come prima?
2) Quando sbarcheremo a far cambusa o gasolio, quali comportamenti dovremo adottare? Il famigerato ‘distanziamento sociale’, le mascherine e altro esisteranno ancora? Incuteremo timore al prossimo?
3) I nostri cari, gli amici saranno liberi di venirci a trovare?
4) La felicità quanto durerà? 1 ora, 5, un giorno intero? Ma poi?
Perché sapere di trovarsi come Adamo ed Eva nel paradiso terrestre quando fuori “il mondo va a fuoco”, non è che sia una bella sensazione. Che senso ha una felicità artificiale, e più che altro come già detto, non avendo i pulsanti ON/OFF, come si fa proprio ad essere felici, oltre i 10 minuti della nuotata? La felicità ha senso solo quando puoi condividerla con i tuoi cari, gli amici, a cui trasferirne un po’ quando loro ne sono magari momentaneamente a corto per le solite vicissitudini della vita; o per semplicemente giocare e scherzare insieme, consci che le loro esistenze continuano, più o meno serene, come sempre, ma LIBERE!

E dunque torniamo alla questione fondamentale, la percezione della felicità legata al diritto irrinunciabile dell’essere umano, la LIBERTÀ’.
La società distopica che ci si presenta davanti, a un ritmo impressionante (sembra quasi che qualcuno abbia fretta di concludere), ci proietta a gestire le distanze (sconvolgente), le emozioni discordanti di chi incrociandoti vorrà allontanarsi da te come se appestato: chi lo farà per ipocondria, chi per ‘legge’.
In un articolo apparso ieri, la deludente Ilaria Capua prevede che il rapporto tra nonni e nipoti non potrà essere uguale a prima: siamo alla pazzia dichiarata.
I governi stanno mettendo appunto applicazioni per i cellulari per tenerci sotto controllo, con la motivazione della ‘positività’ a un qualcosa, la cui mostruosità non ho ancora ben capito: evidentemente è e resterà un mio limite.
Tali disposizioni stanno già facendo vedere i loro frutti. Ieri un cittadino è stato pestato a sangue da altri cittadini perché faceva jogging insieme al cagnolino, senza mascherina. Dovete assolutamente rendervi conto del clima che hanno creato.
Ma, più grave, l’obbligo vaccinale. Eccolo lì, lo scopo finale.
Settembre è domani, e il presidente della regione Lazio ha firmato l’ordinanza con cui da tale data vi sarà l’obbligo vaccinale (al momento per l’influenza) per tutti gli over 65, il personale militare e sanitario.
Cioè una chiara violazione dell’art. 32 della Costituzione “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Forse ancora, per il momento, non verranno a prenderci a casa per fare il vaccino, ma metteranno in condizione le persone di scegliere tra farselo o non poter uscire di casa, non ottenere documenti quali patente, passaporti; non poter lavorare o semplicemente recarsi al circolo anziani. Il che equivale a violenza.
Questa è libertà per voi?
Oggi il Lazio, domani tutto il paese.
Oggi l’antinfluenzale, domani l’anti-covid (che, se davvero tale virus esiste – non ho competenze, né certezze per saperlo – dicono trattarsi di un RNA mutante, come l’influenza… dunque non dà immunità, e per cui vaccino altrettanto inutile, anzi forse pericoloso viste ‘le corse contro il tempo’).
Oggi i vaccini, domani magari l’upgrade con il chip, molto più pratico e “smart”: il marchio della bestia, il definitivo codice a barre.
Dovete comprendere che non è più un gioco, e ceduta una libertà, il resto sarà semplicissimo e conseguente.
Ora, sinceramente io vorrei scrivere di vela, ma spero abbiate compreso che in questi momenti pericolosi, il minimo che io possa fare è svolgere un dovere civico di divulgazione, spendendo i miei valori morali per sensibilizzare più persone possibili.
So già che molti di voi muoveranno l’obiezione “noi cosa possiamo fare contro i poteri forti, il deep state e organizzazioni come lo scellerato Patto trasversale della “scienza” della nota star televisiva Burioni”.
Fino a ieri pensavo anche io queste parole, ma in realtà oggi possiamo fare molto. I tempi sono cambiati, non in meglio, ma come nell’Aikido dobbiamo utilizzare la forza dell’avversario a nostro favore. È proprio perché le circostanze sono cambiate, del tutto nuove a memoria d’uomo, che anche la coscienza collettiva è cambiata. Non fatevi quindi travolgere dallo sconforto tipico di quando una scelta politica non andava a genio. Ora a livello planetario si sta svolgendo una guerra fondamentale contro i diritti dell’uomo, cosa sulla quale credo tutti siamo d’accordo.
Dovete altresì comprendere che stiamo vivendo la storia della rana bollita, in una versione però accelerata. Ci stanno portando a diventare un paese per certi versi simile a quegli stati teocratici, tanto criticati, dove la legge è definita dalla religione (nel nostro caso la medicina, a cui è stato dato un potere fuori dalle sue finalità, facendo leva sulla paura della gente ignorante: intendendo l’ignoranza di non conoscere o, peggio, non voler conoscere). Dove i diritti dell’uomo vengono calpestati.
È giunto pertanto il momento di reagire, di dimostrare chi vogliamo essere, e quale tipo di futuro lasciare ai figli e a chi verrà dopo.
Lancio un appello a che si uniscano le forze di ognuno per un bene comune.
Medici, avvocati, operai, velisti, giornalisti, non ha importanza come la pensiamo riguardo alle singole questioni umane, che affronteremo, dibatteremo; adesso c’è un punto intorno al quale unirci ed è il rispetto della libertà umana, a partire dalla libertà di cura che non può costituire alcuna forma di razzismo e di segregazione sociale o riduzione dei diritti.
Creiamo noi un patto di cittadini, un patto non politico, per difendere la nostra dignità di esseri umani.

Le guerre sappiamo si vincono con le singole battaglie, partiamo allora con la richiesta di annullamento dell’ordinanza della Regione Lazio, nelle sedi opportune utilizzando ogni strumento democratico in nostro possesso.
Domani ci muoveremo a che l’art.32 diventi più esplicito e chiaro riguardo ciò che un’eventuale legge può o meno sancire: perché in nessun caso un trattamento sanitario dovrebbe rendersi obbligatorio (le eccezioni devono essere tali e molto ben specifiche ai singoli casi di violenza fisica relativa a uno stato mentale et similia); chi vuole vaccinarsi, o altro trattamento, credendo di far bene, sarà libero; chi non vuole eserciterà il proprio diritto a proprio rischio e pericolo. E se la ‘questione economica’ del servizio sanitario nazionale dovesse essere tirata in ballo, si sottolineerà il fatto che in tal caso l’individuo ne risponderà a proprie spese. Mi sembra equo e giusto.
Se tali movimenti di liberi cittadini con dette finalità esistessero già fatevi avanti, proponete e non sprechiamo energie. Diveniamo un ruscello che gonfia un fiume in piena.
Vedete cari amici, credo sia davvero giunto il momento di mettere da parte gli ego, i protagonismi, i timori, le sudditanze psicologiche a vario titolo, dall’appartenere a un albo, o i timori per una carriera. Non c’è più spazio, in quanto domani quell’albo e quella carriera non avranno più alcun senso, se inserite in un mondo di schiavi.
Scegliere di non aderire a questa battaglia equivale a rendersi complici di un omicidio efferato, l’omicidio della libertà.
Scrivendo questo articolo ho compiuto la mia scelta, in linea con i miei principi e con tutto quello che tanto avete apprezzato in questi anni; non ha importanza quello che comporterà. Io il Rubicone l’ho attraversato, perché come diceva l’intellettuale Alain Benoist “forse le mie azioni non potranno cambiare il mondo, ma il mondo non cambierà me”.

Normalmente concluderei con il classico “Si può fare”, ma se non iniziamo a muoverci diverrà difficile anche il solo pensarlo.

Sono a vostra disposizione per iniziare a coordinarci.

AVVERTENZA: vedete categoricamente il video di questo medico anestesista coraggioso, che lavora proprio a Bergamo nel cuore del ciclone; con nome e cognome, chiarisce cosa è accaduto e cosa oggi assurdamente si vorrebbe fare. L’aspetto più importante è che sottolinea come i medici dovrebbero assumersi la responsabilità e l’onestà intellettuale, di lavorare per promuove una sana alimentazione e qualità di vita “con i rimedi della nonna”, spesse volte derisi, ma che sono la vera prevenzione per far si che non si viva in uno stato cronico di infiammazione: perché le persone morte in tale stato erano!
Inoltre benché il rispetto per i morti non si discute, i crudi numeri stanno lì a dirci che parliamo di un’influenza. Ed è proprio la consapevolezza di trattare a casa i pazienti, con semplici farmaci ormai, a non giustificare in alcun modo la prosecuzione di queste norme di segregazione e più importante la corsa a un vaccino inutile e pericoloso per mancanza di adeguata sperimentazione.

 

 

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