Invidio chi in questi giorni riesce ancora a parlare, scrivere di vela.
Perdonatemi, io non ce la faccio.
O almeno non nella versione classica, quella che chiede la tipica spensieratezza e leggerezza di chi apre il fiocco, issa la randa e va… verso il mai raggiungibile orizzonte.
È altrettanto vero che voi, molti di voi, non ne possono più di leggere argomenti inerenti la pandemia e tutto ciò che questo “strano” termine sta comportando.
Ma so anche che comprenderete il sottoscritto, che tutto è tranne una macchina.
Purtroppo per me, non sono dotato dell’interruttore “OFF-NONSTAANDANDOPERNULLABENE”, così come non ho il pulsante “ON-CHEFANTASTICAEFELICEVITA”.
Come detto poc’anzi chi ancora riesce a parlare di salpa ancore, calette paradisiache e via dicendo, ha la mia piena stima.
Qualcuno ci ha provato a stringere i denti, a non entrare nelle questioni e vicissitudini odierne, tranne poi però cedere all’umana necessità di condividere il dramma, lo sconforto oppure la rabbia, inevitabilmente presente e accumulata in quasi 2 mesi di prigionia. O come simpaticamente piace chiamarla “lock-down”.
I miei cari amici vanno da uno stato di depressione a un desiderio di ribellione (pacifico si intende) verso questo incatenamento che via via assume sembianze sempre più grottesche e, più importante, inopportune, ingiuste.
Qui in Portogallo siamo nettamente più liberi che in Italia, finora, ma ciò non cambia il nostro stato d’animo.
Sto chiedendo di frequente ai miei colleghi di sventura “ci date una ricetta per fregarcene di tutto e tutti?”.
“Alzi il dito per favore chi riesce in questi giorni a vedere un futuro migliore, la fine dell’incubo, e per favore ci illumini. Lo chiedo sinceramente, perché io e Başak non ne veniamo a capo”.
Ieri la mia dolce compagna sempre molto affettuosa nei confronti di Yakamoz esclama “ah come mi piacerebbe essere a Goçek, in una di quelle baie cime a terra…”. Comprensibile. Se non fosse che “quelle baie” non è solo un riferimento fisico, fatto di coordinate geografiche. Sono le ‘coordinate epocali’ che mancano a nutrire il nostro sogno.
Fino a due mesi fa l’attesa di riabbracciare la nostra cara barca-casa era basata solo sulla conta dei giorni, la solita programmazione, gestione dei vari impegni lavorativi, tecnici e famigliari. Non avevano importanza gli imprevisti, quel giorno in più per… Tanto presto o tardi si sarebbe arrivati a bordo.
Oggi questi riferimenti sono saltati.
Voi direte che è solo questione di tempo, mesi, 2, forse 3 anche 4, ma poi Yakamoz sarà lì ad accoglierci.
No, cari amici, non è esattamente così che stanno le cose.
Ognuno di noi si sta trovando in un’assurda situazione per la quale siamo costretti a rivedere i nostri sogni nel cassetto. Sia coloro che come noi li hanno realizzati, riponendoli momentaneamente all’interno, sia chi quel cassetto era pronto ad aprirlo.
Non è una questione di tempo ma di cosa sarà, cosa accadrà di noi e della nostra libertà.
E per tornare un attimo alla ‘baia incantata’, certo sarebbe bello svegliarsi e tuffarsi per un bel bagno, prendere una doccia, asciugarsi al sole, fare colazione e iniziare così la giornata nel migliore dei modi. Sarebbe bello ma abbiamo intanto 4 problemi immediati:
1) In Turchia (così come in Italia) consentiranno di navigare? Sarà possibile stare all’àncora senza problemi come prima?
2) Quando sbarcheremo a far cambusa o gasolio, quali comportamenti dovremo adottare? Il famigerato ‘distanziamento sociale’, le mascherine e altro esisteranno ancora? Incuteremo timore al prossimo?
3) I nostri cari, gli amici saranno liberi di venirci a trovare?
4) La felicità quanto durerà? 1 ora, 5, un giorno intero? Ma poi?
Perché sapere di trovarsi come Adamo ed Eva nel paradiso terrestre quando fuori “il mondo va a fuoco”, non è che sia una bella sensazione. Che senso ha una felicità artificiale, e più che altro come già detto, non avendo i pulsanti ON/OFF, come si fa proprio ad essere felici, oltre i 10 minuti della nuotata? La felicità ha senso solo quando puoi condividerla con i tuoi cari, gli amici, a cui trasferirne un po’ quando loro ne sono magari momentaneamente a corto per le solite vicissitudini della vita; o per semplicemente giocare e scherzare insieme, consci che le loro esistenze continuano, più o meno serene, come sempre, ma LIBERE!
E dunque torniamo alla questione fondamentale, la percezione della felicità legata al diritto irrinunciabile dell’essere umano, la LIBERTÀ’.
La società distopica che ci si presenta davanti, a un ritmo impressionante (sembra quasi che qualcuno abbia fretta di concludere), ci proietta a gestire le distanze (sconvolgente), le emozioni discordanti di chi incrociandoti vorrà allontanarsi da te come se appestato: chi lo farà per ipocondria, chi per ‘legge’.
In un articolo apparso ieri, la deludente Ilaria Capua prevede che il rapporto tra nonni e nipoti non potrà essere uguale a prima: siamo alla pazzia dichiarata.
I governi stanno mettendo appunto applicazioni per i cellulari per tenerci sotto controllo, con la motivazione della ‘positività’ a un qualcosa, la cui mostruosità non ho ancora ben capito: evidentemente è e resterà un mio limite.
Tali disposizioni stanno già facendo vedere i loro frutti. Ieri un cittadino è stato pestato a sangue da altri cittadini perché faceva jogging insieme al cagnolino, senza mascherina. Dovete assolutamente rendervi conto del clima che hanno creato.
Ma, più grave, l’obbligo vaccinale. Eccolo lì, lo scopo finale.
Settembre è domani, e il presidente della regione Lazio ha firmato l’ordinanza con cui da tale data vi sarà l’obbligo vaccinale (al momento per l’influenza) per tutti gli over 65, il personale militare e sanitario.
Cioè una chiara violazione dell’art. 32 della Costituzione “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Forse ancora, per il momento, non verranno a prenderci a casa per fare il vaccino, ma metteranno in condizione le persone di scegliere tra farselo o non poter uscire di casa, non ottenere documenti quali patente, passaporti; non poter lavorare o semplicemente recarsi al circolo anziani. Il che equivale a violenza.
Questa è libertà per voi?
Oggi il Lazio, domani tutto il paese.
Oggi l’antinfluenzale, domani l’anti-covid (che, se davvero tale virus esiste – non ho competenze, né certezze per saperlo – dicono trattarsi di un RNA mutante, come l’influenza… dunque non dà immunità, e per cui vaccino altrettanto inutile, anzi forse pericoloso viste ‘le corse contro il tempo’).
Oggi i vaccini, domani magari l’upgrade con il chip, molto più pratico e “smart”: il marchio della bestia, il definitivo codice a barre.
Dovete comprendere che non è più un gioco, e ceduta una libertà, il resto sarà semplicissimo e conseguente.
Ora, sinceramente io vorrei scrivere di vela, ma spero abbiate compreso che in questi momenti pericolosi, il minimo che io possa fare è svolgere un dovere civico di divulgazione, spendendo i miei valori morali per sensibilizzare più persone possibili.
So già che molti di voi muoveranno l’obiezione “noi cosa possiamo fare contro i poteri forti, il deep state e organizzazioni come lo scellerato Patto trasversale della “scienza” della nota star televisiva Burioni”.
Fino a ieri pensavo anche io queste parole, ma in realtà oggi possiamo fare molto. I tempi sono cambiati, non in meglio, ma come nell’Aikido dobbiamo utilizzare la forza dell’avversario a nostro favore. È proprio perché le circostanze sono cambiate, del tutto nuove a memoria d’uomo, che anche la coscienza collettiva è cambiata. Non fatevi quindi travolgere dallo sconforto tipico di quando una scelta politica non andava a genio. Ora a livello planetario si sta svolgendo una guerra fondamentale contro i diritti dell’uomo, cosa sulla quale credo tutti siamo d’accordo.
Dovete altresì comprendere che stiamo vivendo la storia della rana bollita, in una versione però accelerata. Ci stanno portando a diventare un paese per certi versi simile a quegli stati teocratici, tanto criticati, dove la legge è definita dalla religione (nel nostro caso la medicina, a cui è stato dato un potere fuori dalle sue finalità, facendo leva sulla paura della gente ignorante: intendendo l’ignoranza di non conoscere o, peggio, non voler conoscere). Dove i diritti dell’uomo vengono calpestati.
È giunto pertanto il momento di reagire, di dimostrare chi vogliamo essere, e quale tipo di futuro lasciare ai figli e a chi verrà dopo.
Lancio un appello a che si uniscano le forze di ognuno per un bene comune.
Medici, avvocati, operai, velisti, giornalisti, non ha importanza come la pensiamo riguardo alle singole questioni umane, che affronteremo, dibatteremo; adesso c’è un punto intorno al quale unirci ed è il rispetto della libertà umana, a partire dalla libertà di cura che non può costituire alcuna forma di razzismo e di segregazione sociale o riduzione dei diritti.
Creiamo noi un patto di cittadini, un patto non politico, per difendere la nostra dignità di esseri umani.
Le guerre sappiamo si vincono con le singole battaglie, partiamo allora con la richiesta di annullamento dell’ordinanza della Regione Lazio, nelle sedi opportune utilizzando ogni strumento democratico in nostro possesso.
Domani ci muoveremo a che l’art.32 diventi più esplicito e chiaro riguardo ciò che un’eventuale legge può o meno sancire: perché in nessun caso un trattamento sanitario dovrebbe rendersi obbligatorio (le eccezioni devono essere tali e molto ben specifiche ai singoli casi di violenza fisica relativa a uno stato mentale et similia); chi vuole vaccinarsi, o altro trattamento, credendo di far bene, sarà libero; chi non vuole eserciterà il proprio diritto a proprio rischio e pericolo. E se la ‘questione economica’ del servizio sanitario nazionale dovesse essere tirata in ballo, si sottolineerà il fatto che in tal caso l’individuo ne risponderà a proprie spese. Mi sembra equo e giusto.
Se tali movimenti di liberi cittadini con dette finalità esistessero già fatevi avanti, proponete e non sprechiamo energie. Diveniamo un ruscello che gonfia un fiume in piena.
Vedete cari amici, credo sia davvero giunto il momento di mettere da parte gli ego, i protagonismi, i timori, le sudditanze psicologiche a vario titolo, dall’appartenere a un albo, o i timori per una carriera. Non c’è più spazio, in quanto domani quell’albo e quella carriera non avranno più alcun senso, se inserite in un mondo di schiavi.
Scegliere di non aderire a questa battaglia equivale a rendersi complici di un omicidio efferato, l’omicidio della libertà.
Scrivendo questo articolo ho compiuto la mia scelta, in linea con i miei principi e con tutto quello che tanto avete apprezzato in questi anni; non ha importanza quello che comporterà. Io il Rubicone l’ho attraversato, perché come diceva l’intellettuale Alain Benoist “forse le mie azioni non potranno cambiare il mondo, ma il mondo non cambierà me”.
Normalmente concluderei con il classico “Si può fare”, ma se non iniziamo a muoverci diverrà difficile anche il solo pensarlo.
Sono a vostra disposizione per iniziare a coordinarci.
AVVERTENZA: vedete categoricamente il video di questo medico anestesista coraggioso, che lavora proprio a Bergamo nel cuore del ciclone; con nome e cognome, chiarisce cosa è accaduto e cosa oggi assurdamente si vorrebbe fare. L’aspetto più importante è che sottolinea come i medici dovrebbero assumersi la responsabilità e l’onestà intellettuale, di lavorare per promuove una sana alimentazione e qualità di vita “con i rimedi della nonna”, spesse volte derisi, ma che sono la vera prevenzione per far si che non si viva in uno stato cronico di infiammazione: perché le persone morte in tale stato erano!
Inoltre benché il rispetto per i morti non si discute, i crudi numeri stanno lì a dirci che parliamo di un’influenza. Ed è proprio la consapevolezza di trattare a casa i pazienti, con semplici farmaci ormai, a non giustificare in alcun modo la prosecuzione di queste norme di segregazione e più importante la corsa a un vaccino inutile e pericoloso per mancanza di adeguata sperimentazione.
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caro Giampaolo, sono d’accordo con te, ti ho scritto in precedenza sono Marco il romano che vive in Spagna in attesa di vendere la casa per andare via. Bene, vorrei provare a girare il punto di vista se me lo permetti e se mi perdoni. Noi siamo una minoranza di cellule impazzite che possono essere ignorate o eliminate a seconda della scelta di chi ci guarda. La stragrande massa del genere umano è composta da persone che si ammazzano di botte in una partita di calcio, le cui mogli stanno a guardare il grande fratello, dove la cugina bona e il nipote fisicato fanno le file per un casting per entrare nello show di Maria non so che. Gente alla quale se chiedi di pensare, ragionare, ti dice che non gli è mai riuscito molto bene, che gli pesa. Non ho bisogno di andare avanti negli esempi. C’è una categoria un po superiore che si ammazza per le differenze politiche o religiose, li considero superiori perché alcune volte riescono almeno ad articolare una frase. A questa gente si rivolge il deep state o come lo vuoi definire. A questi vogliono mettere il chip perché si può fare… capisci quello che ti voglio dire senza giudicarmi o definirmi uno stupido snob? La prossima cosa che faranno sarà simulare un attacco extraterrestre tanto se lo berrebbero come la coca cola e giù tutti chiusi di nuovo per dare un’altra stretta di torchio ma tu non dimenticare che siamo cellule impazzite e che, a seconda di dove ci troviamo possiamo essere eliminate o ignorate. Politicamente corretto sono due parole che per me non si possono scrivere una vicino all’altra preci permettimi il tenore di quello che scrivo. Torneranno alla normalità, che noi non consideriamo tale, e faranno le file per i casting a due metri uno dall’altro e con la mascherina, magari di Armani. Poi si ammazzeranno di botte quelli con la mascherina gialla e rossa e quelli con quella verde e blu. E continueranno a dare la colpa agli immigranti. Sarà più difficile per certuni se saranno vietati gli assembramenti e i preti gireranno per le case come una volta. Noi venderemo la casa e verremo a mettere l’ancora fastidiosamente un po troppo vicini alla vostra barca e voi tornerete a seminare un po di speranza e forti dosi di coraggio in quelle persone che ne hanno bisogno e rideremo come dei matti degli ipocondriaci che ti schivano per strada guardandoti con delle espressioni che vanno obbligatoriamente tra la rabbia la paura e la nausea. L’umore è alla base della risalita. Puoi contare con me per quello che vuoi a rispetto di quello che hai scritto ma lasciami dire che il mare sarà più pulito, l’aria più tersa, ci sarà qualche pesce in più, e la gente avrà più speranza nel riuscire a fare il grande salto del Rubicone. Ho accumulato una certa esperienza in lock down e ti dico che ogni giorno che passa ne manca uno in meno. Un abbraccio e quando vedrai uno che fila l’ancora troppo vicino a voi chiama tua moglie e dille, guarda è arrivato quel rompicoglioni di Marco. Ma andrò via subito non ti preoccupare. Un abbraccio
Marco grazie per il tuo bellissimo commento. Non posso aggiungere altro tranne il fatto che nello scrivere l’articolo ho pensato anche a te.
Per il resto non dobbiamo stare a spiegarci come stanno le cose, dobbiamo solo decidere se fare qualcosa per una nostra dignità morale oppure no.
E certamente spero di udire presto il rumore (anzi la musica) della vostra catena… dell’àncora
Ti mando una mail
Ciao Giampaolo,
Condivido buona parte di quello che dici, così come buona parte è talmente evidente che dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, cosa che non è per mille motivi.
Vorrei proporre però una visione diversa, da una angolazione diversa.
Siamo più di 7 miliardi, quasi 8. Solamente 50 anni fa non raggiungevamo i 3.
Le politiche, tutte, continuano a (star)parlare di crescita, di incentivi alle famiglie, alla natalità. Il concetto che il moto perpetuo non sia realizzabile non li sfiora.
Dall’altra parte gli spazi di libertà si restringono sempre di più, una inevitabile conseguenza dell’aumento della popolazione.
Sono abbastanza vecchio per aver avuto la fortuna di assaggiare libertà che i bambini e i ragazzi di oggi nemmeno sono in grado di immaginare, li compiango sinceramente.
Ancor più li compiango per quello che li aspetta.
Sono assolutamente convinto che un riduzione massiccia della popolazione mondiale sia indispensabile.
Al contempo non ho nessuna speranza che ci sia un cambiamento di rotta.
Chi avrebbe il coraggio o la forza di imporre alle aspiranti mammine un figlio e basta?
Chi condizionerebbe gli aiuti umanitari al 3°mondo ad una riduzione obbligatoria e certa delle nascite?
Questa sarebbe un limitazione delle libertà inaccettabile? E quelle che abbiamo accettato finora senza battere ciglia, non sono forse peggio?
Abbiamo abdicato (e non è chiaro a favore di chi) all’ educazione dei figli. Un sano scappellotto equivale ad una denuncia, un NO chiaro e inappellabile alle assurde richieste di un bambino è pura utopia.
Pensate che tirare in ballo un paio di volte l’anno l’idea di cibarsi di insetti sia solo una moda? Mangiare carne di animali cresciuti in lager da far impallidire quelli nazisti, frutta e verdura insapore e inodore perchè prodotta secondo i ritmi del mercato e non quelli della natura. Se queste non sono limitazioni della libertà non saprei quali altre indicare.
Se devi dare da mangiare a 10-12 miliardi di persone tanto per il sottile non puoi andare.
Se devi tenerli sotto controllo devi uniformare il pensiero, limitare la possibilità che si rifletta e ci renda conto dell’assurdo modo di vivere attuale e futuro.
Il dettato biblico che il pianeta e i suoi abitanti ci appartengano e quella “illuminata” che ci considera come il suo custode sono pariteticamente demenziali.
L’idea che siamo un fastidioso granello di sabbia in un meccanismo che ci eliminerà presto, almeno nell’ottica temporale del pianeta, dovrebbe farci riflettere.
Invece siamo qui a scannarci per un barile di petrolio, per Allah, Buddha,Dio e domani per un secchio d’acqua.
Abbiamo creato miliardi di persone affamate di cibo, pace, di una vita come la nostra occidentale.
Dico abbiamo creato perchè buona parte del nostro benessere deriva dalla rapina ai danni dell’Africa e di altri paesi o popolazioni che definiamo 3°mondo.
E non è nemmeno ipotizzabile la realizzazione dello slogan “aiutiamoli a casa loro”.
Se compriamo mandarini dal Marocco dei nostri che ne facciamo? Lo vediamo già da tempo.
I loro prezzi sono ovviamente più bassi dei nostri e i nostri devono abbassarsi per competere.
Per competere usiamo manovalanza straniera, sfruttata oltre la schiavitù e questo porta verso il basso l’asticella. Un italiano dovrebbe accettare di lavorare come loro 9/10 ore per 25/30€.
Avete idea di come si vive lavorando a chiamata da parte di una agenzia interinale?
Sei uno schiavo a loro disposizione e non devono neanche darti da mangiare e un tetto sulla testa come facevano nei campi di cotone americani.
Altro che libertà, altro che APP che traccia i movimenti.
Certo che non mi piace, ma Google sa già perfettamente dove vado, cosa compro e che siti guardo. L’ho accettato tranquillamente per avere in cambio un navigatore gratis.
Ho accettato di dover mettere il casco in moto, le cinture in auto.
Sia ben chiaro mettevo il casco quando non era obbligatorio e lo stesso facevo con le cinture, ma esservi obbligato è un altra cosa.
L’idea che si possa morire sembra diventata una eresia.
E invece l’Uomo ha assolutamente bisogno di avere questa possibilità nella propria vita.
La mancanza del rischio induce comportamenti di inutile sfida alla sorte che vediamo in tanti giovani.
Potrei continuare con decine di altri esempi ma penso che chi è arrivato a leggere fin qui abbia capito cosa intendo, gli altri avranno pensato che vaneggio.
Godiamoci, chi può, quello che resta.
B.V.
Ciao Ruggiero. Certo è vero quello che dici, e avendoci seguiti da anni, qui e nei social, sai bene che condividiamo il tuo pensiero in linea di principio, ovvero la consapevolezza dei problemi. Ma le soluzioni, volendole, ci sarebbero. Chissà che questo momento storico molto diverso da ogni altro in cui l’umanità si sia mai trovata, stimoli più di qualche coscienza. Solo tale “evento” potrebbe consentire al mondo intero di cambiare rotta e studiare strade percorribili, che non sono quelle di ‘eliminare’ le persone. Non entro nel merito in questa sede sulle soluzioni, se vuoi ne parliamo al telefono e privatamente. Ora mi interessa, credo anche a te, di non farci strappare le ultime libertà, ritrovandomi ad esempio con un vaccino in corpo non voluto, o peggio, domani, un chip sotto pelle. Perché ‘godersi quel che resta’, come dici giustamente tu, è un’opzione che ci stanno togliendo; starsene su un’isola deserta dopo aver subito tali violenze (vaccino, app obbligatorie, chip e via dicendo: oggi in Italia, domani?), non so a te, ma a me fa perdere ogni senso alla parola ‘libertà’. Allora, come diceva il romantico nonnino napoletano del mio ultimo articolo ‘la libertà vale più della morte’.
Cosa dire ??? Difficile trovare le parole più giuste senza guardarvi negli occhi, senza sentire il vostro odore, senza pesare la vostra anima… Starò ad 1 metro, mi costa tantissimo…. Non fà, e non farà mai parte di me, della mia anima. Condivido pienamente, senza nessuna obiezione il tuo ultimo scritto, e sono così triste…, mi manca il vostro abbraccio anche se non ci conosciamo personalmente. Sono stato educato che anche se non ci conosciamo, voi siete il mio universo sconosciuto, direi brave persone, il resto mi hanno insegnato che non conta un cazzo e da li si parte per la propria scalata personale. Ognuno con i propri scarponi e picozza, ma assieme nelle vita. Ragazzi, spero veramente di essere solo ipocondriaco, ho 2 bimbi e sono molto, molto preoccupato per questi fantasmi che aleggiano nell’aria. Vi siamo vicino, anche se lontani. Vi ringrazio con il cuore di averci messo la faccia, cosa che peraltro non fa nessuno ormai… Un grandissimo abbraccio dalla Romagna blindata (e per noi è durissima), e spero di potervi abbracciare un giorno…. Roberto e famiglia
Carissimi , ho letto l’articolo che dal vostro punto di vista non fa una piega .
Mi sembra che alla luce dei fatti odierni, un virus che diminuisce di intensità’ giorno per giorno, sia una lettura della situazione un poco drammatica, ma ci può stare per chi da dieci anni si muove tranquillamente senza dovere rendere conto, se non a se stessi, delle proprie decisioni .
Ma credo che questa esperienza, non solo per voi ma anche per le mie figlie, in particolare la minore, possa insegnare che gli imprevisti della vita, non solo le burrasche facilmente prevedibili con il meteo ora a disposizione, siano SEMPRE, dietro l’angolo .
Non lo dico con la presupponenza del medico ma di un anziano, di chi a 30 anni di eta’ ha dovuto chiudere il fallimento del padre di 24 anni prima per evitare i continui pignoramenti in casa , di chi dopo 24 anni ( coincidenza della vita ) ha dovuto abbandonare il nido che si era creato in un ospedale a 20 minuti da casa per andare in un altro a più’ di un’ora di distanza a causa di una guerra interna per semplici motivi di gelosia professionale e dove peraltro mi sono incredibilmente trovato meglio anche grazie ad un terremoto (!) che lo ha devastato dopo appena 9 mesi dal mio arrivo. Un anziano che e’ stato costretto a disattivare una moglie che ti allontana da casa perché’ sta male e pensa che tu sia la causa del suo disagio ( ma forse questa e’ stata una fortuna ), e poi il resto lo avete vissuto insieme a me nelle estati condivise .
Le situazioni avverse servono perche’ e’ indispensabile avere sempre un piano B ed una riserva funzionale per ogni emergenza .
Abbiamo vissuto 80 anni senza guerre , forse caso unico nella storia dell’uomo , non possiamo pensare di farla sempre franca .
Che questa sia una guerra economico\sanitaria scatenata da chissà chi, per il proprio vantaggio, o sia solo una casualità’ lo potra’ decidere solo il tempo , ma state sicuri che a cadenza periodica avvenimenti adatti a fare crollare i sogni di gloria , come quelli che avevo anche io , si ripeteranno , ma state anche certi che con il duro lavoro quotidiano ed una elasticità mentale assoluta, che non sembra vi manchi , tutto si rimetterà’ a posto ( forse dovrete cambiare l’ottica di alcune certezze ma avrete la intelligenza di farlo ) .
Credi che il prossimo hanno la gente che ha più’ di 65 anni si vaccinerà’ per l’influenza in Italia ,anche se obbligatorio ? Illuso !
Ti ho accennato della epidemia di meningite che ha colpito la Toscana ( solo quella e soprattutto la valle dell’ Arno , in estate verso la costa ed in inverno verso Firenze ) : ogni settimana per anni c’erano 1-2 casi e chi non moriva sopravviveva amputato ( senza arti superiori o arti inferiori ) . Gli unici che non avevano reliquati e conseguenze erano i malati gia’ vaccinati in precedenza ( perché ‘ il vaccino protegge ma non e’ una assicurazione sulla vita ) . La regione Toscana propose gratis il vaccino , prima solo ai giovani poi , visto che in questa maniera ammalavano solo anziani, a tutti . La copertura vaccinale non e’ arrivata al 40% …
Rilassatevi , e preparate , se non lo avete gia’ come sono sicuro, un piano B per questo difficile momento ma soprattutto per il futuro prossimo e remoto .
Un abbraccio ed a presto
Andrea
Forse la mia voce è fuori dal coro, forse è scomodo, forse farà venire un attacco di rabbbia a chi legge..boh, siamo tutti liberi di chiudere il browser se infastiditi da un’opinione.
Ho avuto la fortuna di creare un bel e duraturo rapporto con mio nonno quando ero ragazzino. Il nonno era classe 1899 (sì, proprio 1899) e aveva fatto entrambe le guerre per fortuna sua sempre riportando a casa quasi tutta la pelle (un paio di dita in meno del piede durante la prima….ma che sarà mai, alla fine ce ne sono 10 in tutto!).
Ricordo quando mi raccontava dell’epopea delle trincee sù in friuli, delle notti sveglio a guardare il Pasubio aspettando le falciate delle mitragliatrici tedesche, delle giornate vissute con i piedi nel fango, della follia totale che assaliva tutti tutti quando i tenenti urlavano “Avanti Savoia!!” e bisognava uscire delle trincee sotto le sventolate di proiettili nemici. Mi ricordo tanti e tanti pomeriggio di racconti dopo il caffè e di tante serate in cui mi raccontava anche di come si attraversava il mare da Pesaro a Lussino (mia nonna è di lì) sulle navi a vela che trasportavano mattoni e altro.
Ieri ci ho ripensato leggendo un libro molto forte e pesante che si intitola “La guerra dei nosti nonni”. Ho riletto esattamente quello che il nonno mi raccontava (la versione del libro era ovviamente più leggera e semplicistica) ho riflettuto molto su quello che sta accadendo oggi. Ho fatto anche molti paragoni….ve ne propongo alcuni:
– in 6 ondate di attacco sul Pasubio sono morti circa 25.000 italiani nel giro di meno di 5 giorni.
– chi si rifiutava di andare all’attacco o era renitente alla leva veniva arrestato e fucilato dai carabinieri che giravano nelle retrovie sparando a chi scappava.
– di notte al fronte la temperatura oscillava tra gli 0 e i meno 10 gradi e i soldati non avevano nulla (nulla9 con cui coprirsi
– le amputazioni degli arti congelati si eseguivano senza morfina perchè costava troppo
– molte migliaia di italiani non hanno avuto diritto nemmeno ad un giorno di licenza per 2 o più anni di fila (che vuol dire stare tra il fronte e le retrovie pere 2 o più anni)
etc etc etc
Certo, direte voi, era la guerra, era il 1917, erano altre generazioni e bla bla bla….
A me viene da pensare che i nostri nonni (quelli che oggi sono i nonni di chi ha sui 20 anni) sono quelli che non hanno fatto una piega durante tutto questo casino…gli unici che non hanno protestato, urlato, sbraitato, cianciato cavolte sul web….hanno fatto quello che il governo (o chi per esso) chiedeva di fare. Hanno messo la mascherina senza tutte le fisime dello svenimento, del caldo, dello jogging, hanno fatto i vaccini e faranno quelli che vengono consigliati (come quando si è fatto il militare….i no vax venivano presi a sberloni all’epoca…e non mi sembra sia morto nessuno per la polivalente)…..
Non voglio sembrare uno di quei vecchi che si sfoga con il solito “eh ai tempi del Duce i treni arrivavano in orario”…e tutte le altre boiate, però penso che, oggi come oggi, forse la spina dorsale ci è diventata un po’ di vetro invece che di bambù (come diceva mia nonno).
Vedo queste schiere di no vax che ormai non sanno nemmeno più contro cosa ribellarsi, ci sono quelli contro il 5G, quelli contro i bambini distanziati (non sia mai), quelli che gli è venuta la depressione a stare in casa con Netflix e la famiglia al completo, quelli che non potevano fare sport (povere gioie…), quelli che si sentivano venir meno quando mettevano i guanti perchè gli venivano gli attacchi di panico (stelline…)….e via discorrendo.
Non so. La situazione è pesata pure a me, non lo nego e il futuro è meno certo di quel che era 10 mesi addietro…ma farne una tragedia come sta facendo qualcuno mi sembra un po’ estremo.
In merito a chip e microchip mi viene da pensare:”Non crediate di essere liberi ora vero? Non pensiate nemmeno che google, facebook e mille e mille altri non sappiano esattamente dove siete, cosa facciate e forse cosa pensiate ora (esagero certo). Che lo sappia il governo italiano non capisco che differenza possa fare calcolando che già le sopra citate società forniscono dati a chi gli pare e piace..
Sto divagando, me ne rendo conto.
Mi resta in mente però un concetto chiaro e limpido. Chi ha vissuto davvero la guerra (e non abusiamo di una parola che per altri ha davvero un significato) sa che tutto questo, per quanto sia brutto, non è che un battito di ciglia del destino.
Il grande dillema è: cosa faremo con quello che abbiamo?
Meditiamo di più e parliamo molto ma molto di meno (me compreso)…
Ciao Marco, intanto grazie per il tuo commento: quando garbati e civili non ha importanza l’essere o meno d’accordo. Purtroppo farebbe piacere anche a me pensarla come te, vivrei molto più serenamente ti garantisco, e come me molti altri. Temo tu abbia fatto una fortissima semplificazione oltre a unire la questione novax anch’essa estremamente semplificata. Andiamo per ordine. I novax: odio le etichette perché inventate da chi tende a voler creare separazioni, e difatti ci son bene riusciti. Tra i novax c’è gente molto preparata che non dice NO ai vaccini, ma ad alcuni, o all’assenza di rigidi controlli indipendenti. Insomma è una questione abbastanza complessa da poterla liquidare con un’inutile etichetta. L’app: siamo in molti ad essere consapevoli che i vari social o siti chiedono l’annullamento delle nostre privacy, e noi acconsentiamo tranquillamente. Ma un conto è deciderlo un altra è l’imposizione. Dunque finché si è liberi di scegliere ognuno farà quel che riterrà. Nel caso specifico di Immuni forse non lo sai ma sta creando prigionieri senza colpa: una signora è stata identificata come positiva quando era impossibile per le sue vicende personali; ma semplicemente la macchina si è sbagliata; per questo errore lei è a casa da 14 giorni in attesa che le facciano un tampone. Tu capisci quali casini Immani potranno generarsi? Ti rendi conto di quale arbitrarietà tecnologica sarà soggetta la nostra libertà? Ecco, anche qui direi che semplificare non è l’atteggiamento più giusto.
Dunque in conclusione, magari si potesse ragionare come ai tempi dei bisnonni, il fatto è che le epoche sono effettivamente cambiate, e i problemi enormemente differenti e complessi; anzi microscopici, quindi più subdoli e pericolosi. Non abbiamo più un nemico tangibile, fatto di carne, ossa o ferro a cui mirare. Insomma Marco non si può fare, in questo caso l’affascinante semplificazione non regge. Il mio pensiero
Per me regge Giampaolo. E non pretendo che debba reggere o meno per altri. E’ il mio pensiero e se non è condiviso o condivisibile da altri…beh, meglio così. Del resto le idee sono un po’ come le fidanzate: ad ognuno piace la propria. Le idee complicate (sempre per me ovvio) sono un po’ come la Emily Ratajkowski, bella ma impossibile da gestire.
La cosa strana è che oggi come oggi bisogna dar voce a talmente tante minoranze, talmente tante persone che alzano la mano dicendo che non si vogliono adeguare, che non condividono, che non ci stanno….e, per carità, è sacrosanto. Ma c’è un problema grosso, anzi grossissimo: viviamo in una società molto numerosa (troppa gente mi suggerisce il mio cervello da sterminio di massa per ridare fiato a questo povero pianeta)…ognuno vuole avere la propria voce e farla prevalere sugli altri. I no vax perchè sono no vax, i no vax però il morbillo sì, i no vax però la pertosse no, i crudisti, i carnivori, i vegani, i vegani da aperitivo, i vegetariani del venerdì sera. Mi sembra un po’ come quando vivevo negli USA e cercavano di farmi capire la differenza tra gli avventisti del settimo giorno e i luterani estremisti. Vedi Giuseppe, quello che penso può essere molto sbagliato e potrebbe pestare i piedi a molte persone però trovo che quello che realmente manca (e ancora mi riaggancio a mio nonno che al grido di Savoia si lanciava fuori con la baionetta spianata sotto una sventagliata di proiettili crucchi) è lo spirito di sacrificio…quello che ci fa avanzare come un sol uomo davanti al “pericolo”. E’ quello di cui hanno dato prova estrema i nonni venuti meno in questi mesi e i medici e le forze dell’ordine (etc etc) che hanno mandato avanti la baracca quando tutti stavamo a menarcela davanti a Netflix (sì, anche questa è una semplificazione). Lo spirito di sacrificio è quello che ti fa mangiare la carne anche se preferisci il seitan quando il seitan non c’è. E’ quello che ti manda a zonzo con il furgone di amazon a consegnare le ciabatte a forma di leone in pieno lockdown rischiando di rimetterci la pellaccia per 1.100€ al mese. Non dico che tutti dovremmo correre ad immolarci sull’altrare della patria domani mattina…questo no…il 1918 per fortuna è passato e se oggi possiamo fare le fighette sappiamo chi ringraziare.
Però fare un po’ meno rumore questo sì, potremmo. Fidarci un po’ di più degli altri e delle nostre istituzioni sì, anche questo potremmo farlo, Metterci una mano sul cuore e concedere il beneficio del dubbio a chi abbiamo deciso di delegare le nostre responsabilità politico/civili sì, anche questo dovremmo farlo.
Ma, soprattutto, e scusa se mi ripeto, fare meno rumore in questo momento…pensare ed agire di più e sbandierare la propria diversità come caratteristica intrinseca del proprio io un po’ di meno…..questo proprio sì. Dobbiamo farlo.
Del resto come disse qualcuno: El caos no hace ruido.