Sono passati 3 mesi da quando abbiamo salutato Yakamoz (qui puoi leggere il primo episodio del trasferimento dalla Turchia alla Francia) ed è arrivato il momento di fare il punto.
E non posso prescindere da come molti percepiscano il 2020: un anno di merda!
Inizio così a gamba tesa, come da mia abitudine senza peli sulla lingua, anche perché spazio per altro francamente non ce n’è (prego chiunque abbia piacere, di riportare la propria esperienza tra i commenti).
Io che ne penso? In linea di massima certamente sposo la conclusione lapidaria; poi però cerco di fare un esercizio (arduo) di obiettività, mettendo da parte per il momento la posizione prettamente personale.
Andiamo di schemino, forse il modo migliore per non perder traccia dei vari aspetti.
COSE BRUTTE:
– Sono morte persone che probabilmente sarebbero sopravvissute mesi o anni in più (forse): va debitamente specificato che la maggioranza sono anziani multipatologici, molti allettati da tempo e dunque non propriamente soggetti sani e nel fiore dell’età
– Si sono suicidate molte più persone del normale: giovani e nel fiore dell’età
– Tantissimi hanno perso un lavoro: giovani e non
– Le aziende e attività chiuse hanno raggiunto un numero impressionante
– Le economie mondiali sono andate in crac
– I bambini traumatizzati e costretti a convivere con la paura dell’altro per chissà quanti anni
– I giovani hanno perso un anno (sperando basti) della loro preziosissima giovinezza
– Molti anziani hanno perso un anno preziosissimo della loro vita accanto i propri cari
– Si è instaurata e diffusa una psicosi collettiva incredibile ma non inspiegabile: difatti è grazie ai governi e alla scientifica politica di diffusione del panico tramite ogni mezzo mediatico colluso, che ciò è potuto avvenire; lampante, coltello caldo nel burro di una società basata sulla precauzione; lontano ricordo di chi lottò col sangue per regalare la libertà e il diritto a una vita degna d’essere vissuta a chi, evidentemente, non se la meritava.
– Le masse non hanno approfittato di questi arresti domiciliari, diretti o indiretti (vedi sopra), per migliorare se stessi; nessuna esigenza di approfondimento; al contrario schieramento convulso contro o a favore di; si è verificato un abbrutimento generalizzato.
Tutto per un “virus” con un tasso di letalità dello zero virgola…
Tutto per l’incapacità iniziale (parliamo di 1 mese massimo) di strutturare la sanità, già fortemente depredata, con più reparti di TI e protocolli efficaci; deficienze a cui sostanzialmente ancora oggi non si è provveduto a colmare, tranne per quei medici volenterosi e dissidenti che “al posto della tachipirina usano l’aspirina” (semplifico chiaramente ma il succo è quello).
COSE BELLE:
– In molti sono riusciti a migliorarsi; alcuni hanno cambiato idea su diversi argomenti avendoli potuti approfondire
– I titubanti ora hanno chiaro il da farsi per il proprio futuro
– Senza la possibilità di acquistare boiate e “grazie” agli stop coercitivi (special modo nella prima fase), i nodi famigliari sono arrivati al pettine; altri si sono sciolti e si è dato più valore ai rapporti personali.
– Le amicizie si sono palesate, eliminando quelle conoscenze che poggiavano solo sull’eccedenza di socialità; quest’ultime difatti profondamente ipocrite in alcuni casi, superficiali in molti altri
– L’ipocondria galoppante ha messo a nudo il proprio essere e il rapporto di noi stessi con il mondo e l’esistenza.
Noi e il 2020
Dopo una brevissima disamina generale che non ha alcuna pretesa di essere esaustiva (chi mi conosce sa quante ne avrei da dire), passo alla sfera personale e come il 2020 abbia condizionato la vita mia e di Başak, nella speranza di stimolare riflessioni.
Quando tutto scoppiò, a Febbraio, noi ci trovavamo esattamente a Marsiglia, in avanscoperta della futura barca e alla ricerca della “casa di riposo” per Yakamoz.
Eravamo emozionati e felici come la prima volta, nei primi anni del 2000, quando l’ovni dei sogni stava lì lì per materializzarsi. Si trattava in effetti della seconda visita a una barca importante, impegnativa a dir poco, completamente da restaurare, e la stavamo “annusando” ancor più tecnicamente grazie a un caro amico esperto di lungo corso.
La trattativa anche aveva fatto passi da gigante, ma rimaneva l’ultimo fondamentale gradino, ovvero le conferenze per promuovere questa avventura meravigliosa (e spaventosa visto l’azzardo).
Come noterete la mia riservatezza tradisce il desiderio di compimento; in fondo una speranza affinché i bei tempi tornino presto nella vita di tutti.
L’epilogo fu che il mondo crollò e la barca venne venduta a un tizio al momento dedito alla sua “distruzione”, vista l’imperizia con il tipo di materiale: si, capitò di passare sul luogo del delitto a dire addio a quel sogno ciclopico.
La volontà di portare avanti il nostro progetto pertanto rimane e già stiamo adocchiando altri gusci idonei allo scopo; ma per forza di cose anche, dati gli spostamenti ridotti o soggetti a restrizioni e controlli invasivi a cui ci rifiutiamo di sottostare, non possiamo che attendere il 2021. In un certo senso è auspicabile superare simbolicamente quello che come da premessa sembrerebbe essere l’anno più infausto degli ultimi decenni.
Dunque la “pseudo pandemia” (stiamo attendendo con ansia i dati sulla mortalità del 2020 per capire le dimensioni di questo “incredibile” disastro…) fa saltare il nostro progetto e quello di molti altri amici; cose da nulla se rapportate alle chiusure anzidette e suicidi collegati.
Oltretutto conosco più di una persona alle prese con importanti difficoltà visti gli impegni economici presi in precedenza. Come la maggior parte degli esseri umani del resto.
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Ed ecco le prime differenze tra i nostri sogni e quelli degli altri.
Sono solito dire in questi giorni che in fondo ciò a cui assistiamo oggi, non è ne più ne meno che la derivazione dello stesso sistema da cui prendemmo le distanze 12 anni fa. Ovvio, l’ecatombe sociale e i mezzi utilizzati nel 2020 non sono paragonabili alla latenza del 2008; tuttavia l’odore, o meglio la puzza, è quella… sempre quella.
Anche la popolazione da cui preferimmo vederci a diverse miglia lontani, è la stessa. Solo che ora ha mostrato tutta la pochezza e la viltà di cui fosse capace; prima celata, mascherata, “atteggiata” ad altro, per alcuni. Ma… sempre quella.
Purtroppo ci siamo anche resi conto di trovarci in mezzo a diversi popoli uniformati nei sentimenti, o meglio, nelle paure; e questo, devo ammetterlo, ci ha disorientati parecchio, avviliti, rattristati, confinati nell’angolo dei pochi: se prima pensavamo di essere la particella di sodio della nota acqua minerale, ora la diluizione è drammatica.
Per tornare ai primi anni, all’inizio ci illudemmo che di lì a breve avremmo incontrato tanti altri “Giampaolo e Başak” alla ricerca di anime gemelle, affinità elettive; durò un battito di ciglia, il che ci spinse a contare sempre e solo sul nostro binomio: c’è da dire che la nostra è una “coppia individualista”; amo definirla così in quanto rappresenta effettivamente il carattere libero di due persone molto coese che si amano e mettono se stessi al primo posto. Poi tutto il resto.
Sintetizzando: frequentare persone piacevoli è meraviglioso, perfettamente in linea con le regole sociali pertinenti all’essere umano; ma nel malaugurato caso in cui ciò non dovesse avvenire, obbligandoci a interazioni superficiali e lontane da noi, bé, preferiamo il vecchio adagio “meglio soli che mal accompagnati”; ci bastiamo.
Ebbene quella scelta di libertà oggi ci sta pagando.
Altro aspetto, i soldi. Comprendemmo da subito di non poter contare su un reddito fisso derivante da affitti o a sedicenti certezze di altro tipo; la cosa ci convinse sempre più a puntare sui bassi costi come protezione aprioristica della nostra nuova esistenza.
Oggi quella ricerca di libertà ci sta pagando.
La fortuna di aver scelto di vivere in Portogallo nei mesi invernali, ha permesso pressoché il mantenimento delle nostre abitudini: in buona sostanza il lockdown e la pandemia non ci hanno intaccati minimamente a livello sociale. Perché la vita era impostata sullo scrivere, portare avanti i blog, in particolare quello di Başak (fantastico e impegnativo); goderci la piccola e deliziosa casa, conquistata dopo 12 anni di dipendenza dalle reciproche famiglie per appendere una maglietta e 2 pantaloni; passeggiate nella natura o in riva all’oceano; sport; caffè e pause al sole dell’Algarve e via dicendo.
Immagino quanto possano aver sofferto coloro i quali invece amassero andare in discoteca, in palestra, al cinema; al ristorante, in pizzeria, al McDonald; nei centri commerciali; o semplicemente avessero le nostre stesse abitudini ma in un paese dedito al masochismo, quale l’Italia.
La libertà di scegliere dove risiedere, nello specifico in un paese povero ma dignitoso, si è rivelata vincente.
Più importante, l’aver strappato da anni il bene più prezioso di un essere umano, ovvero il TEMPO, ci ha permesso altresì di leggere, informarci, lottare, costruire un’idea più adeguata su quanto stesse accadendo; non accontentandoci delle facili spiegazioni o prese di posizione delegate, così come la massa è costretta a fare per evidente assenza di spazi vitali; soprattutto abbiamo potuto rimodellare i nostri progetti. Adesso tutto più complicato d’accordo, ma se il piano A non dovesse partire, speriamo nel piano B, augurandoci di non dover salire… su una zattera.
Tutto quanto detto fornisce risposta a chi durante questi mesi ci chiedeva come ce la passassimo, quali problemi, difficoltà avessimo affrontato. Maggiormente forse spiega meglio il perché io abbia provato per 11 mesi a lottare per diffondere concetti, verità che ritenevo e ritengo tutt’ora validi.
Io, noi, gli ultimi a doverlo fare poiché già realizzati e non privati di un sogno da esaudire.
Il nostro sogno lo abbiamo conquistato molti anni fa e come ampiamente ribadito non è stato l’acquisto di una barca; quest’ultima un mezzo, non un fine; il fine era ed è la ricerca della libertà, per quanto ciò possa esistere o avere un senso. Vedere come il concetto di libertà nel mondo venisse meno, annientato da dittature subdole come cavalli di Troia, non riuscivo ad accettarlo, tanto per me ha valore.
Ed eccomi qui a farvi gli auguri di Natale, una festività depauperata di ogni aspetto, da quello religioso al senso di famiglia, che spesso per molti, qui, in questo unico giorno, trova compimento.
Vorrei pertanto augurarvi di dare un senso a quest’anno infausto, che come una burrasca poi rafforza il marinaio, prima d’essa ignaro di molto se non di tutto.
Vorrei augurarvi di fuggire: non appena sarà possibile fatelo.
Fuggite da questa distopia, fuggite dalle convenzioni, dalle catene moralistiche; andate via dai facili pensieri, non accontentatevi; traete lezione da quanto accaduto e non spendete l’insegnamento negli schemi di prima. Non importa se scappare significhi restare, fisicamente dove siete ora; la fuga a cui mi riferisco non è per forza materiale bensì mentale; è la conquista della consapevolezza di cosa è giusto e cosa, veramente, sbagliato; di quali siano in realtà i nemici e quali gli amici, ora per fortuna chiarissimo; con chi spendere il vostro preziosissimo tempo.
Fuggite dall’idea di essere immortali, la vita è ora e adesso, non domani chissà.
In un’unica e capiente parola, liberatevi.
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auguriiii
Grazie anche a te
Nel bel mezzo di questa apocalittica situazione nella quale ci ha cacciati questo fantomatico virus, mi trovo in compagnia della mia vetusta madre, isolato in un piccolo appartamento al centro di Monte Porzio Catone, arrampicato sui castelli romani, ricordando insieme quando la gente ballava, cantava, suonava e applaudiva affacciata alle finestre o fuori ai balconi, per chi ce li ha, ai medici, pompieri, poliziotti, politici, barellieri, autisti di ambulanze. Sotto di me una piazzetta, con un bar che si affaccia su una meravigliosa vista che salta da un colle all’altro, fino a laggiù dove Tivoli si mostra timidamente un po nascosta e dove il pre Appennino incornicia una valle piena di casette, una delle tante code di quella stella che noi che la amiamo chiamiamo la città eterna.
Ma come è cominciato questo pandemonio?
Le televisioni, i giornali, il mainstream degli anglofoni, che a me ricorda non so perché lo stretto di Gibilterra, dipingono un quadro fatto con foto prese un po a casaccio qua e la, immagini di file di camion militari, di ambulanze e di bare, intervistano luminari della scienza, virologi, infettologi, allarmologi, un po di tutto, da medici con gli occhi truccati che le lenti degli occhiali evidenziano alla traditrice, a tuttologi, politici e politologi dai quali ai mei orecchi sembra uscire quel suono caratteristico delle oche. Con una sola parola d’ordine: Terrore, rigorosamente con la T.
Ma dove è cominciato questo putiferio?
Ebbene dicono che sia cominciato a Wuhan, una metropoli cinese dove ci sono due cose di natura sospetta agli occhi di chiunque o quasi: un numero non ben quantificato di mercati con bestie vive e morte frutta e verdura, buttate li a casaccio, in quel casaccio caratteristico dell’educazione cinese e poi c’è un laboratorio.
Si, un laboratorio di ricerca scientifica all’interno del quale, vestiti meglio degli astronauti, scienziati francesi, americani e cinesi, mischiano formule di virus, batteri e altri tipi di mostri microscopici. Un laboratorio costruito dai francesi, con macchinari francesi e scenziati francesi e soldi francesi ai quali si sono uniti, in un primo tempo, gli americani anticipati dai loro famosissimi verdoni e in un secondo tempo i cinesi con la loro proverbiale democrazia attraverso la quale, appena finiti i lavori e pronti per partire con le ricerche, si sono giustamente sentiti in dovere di reclamare un terzo di cotanta struttura che hanno prima concesso di costruire per poi dare il loro morso.
Ce ne sono pochissimi in tutto il mondo di questi laboratori, credo si possano contare su una mano, sono un po misteriosi, segreti, non si capisce cosa si faccia all’interno ma le misure di sicurezza sono talmente ferree che cosa buona non deve esserci la dentro.
Fatto sta che o da quei mercati pieni di bestie vive e morte, frutta e verdura o da quello strano laboratorio, o sulle ali dei pipistrelli o dalle provette di quel laboratorio, è scappato fuori un virus che poi hanno chiamato SARS COV 2 prima ancora di essere riusciti ad isolarlo ma questi sono dettagli insignificanti i quali nessuno ha considerato a sufficienza per essere infilati per bene nelle menti della povera gente.
Tra lo svolazzare dei pipistrelli, in mezzo alla gente accalcata nei sudici mercati tra il sangue delle bestie morte e le zucchine, il grande colosso pieno di abitanti che a noi sembrano tutti uguali organizza le olimpiadi militari. Soldatini e soldatine, generali e colonnelli, servizi segreti e tanti muscoli avvolti in pelli di tutti i colori con in comune solo la salute più assoluta, si sono incontrati e scontrati sui vari campi di battaglia delle moderne strutture sportive maestose del nuovo dragone.
I mezzi pubblici all’avanguardia hanno trasportato la gente venuta da tutto il mondo sotto l’occhio attento, vigile e minaccioso dei pipistrelli con gli occhi a mandorla.
Fatto sta che, una volta fatto ritorno alle proprie case, quasi tutti questi sanissimi atleti hanno riscontrato una strana polmonite, rognosa, bilaterale, democraticamente nociva.
Ma questo non si é raccontato perché un pipistrello mette molta più paura di un sergente centometrista negro e con la tosse secca.
Mentre questi poveri militari cercavano di capire cosa stava loro succedendo, coadiuvati dai migliori medici disponibili, in Europa iniziavano ad ammalarsi di polmonite un gruppo sempre maggiore di persone. Polmoniti bilaterali, interstiziali, assasine. Gente che era stata in Cina per affari e magari, seguendo quello che ci dicevano in tv era anche passata a comprare una coscia di coccodrillo in uno dei mercati.
La Cina a quel punto lancia l’allarme, ricevuto nei vari paesi del vecchio continente in maniera differente. Il nostro bel paese esortava ad abbracciare un cinese mentre in quella città, dal nome che ricorda il rombo di un motoscafo da corsa, scatta un lockdown, una parola che significa l’arresto domiciliare per tutta una città.
Ma i cinesi, molto ligi al loro dovere, invece di cantare e battere le mani gridavano come degli ossessi alle finestre, ignari di quello che li stava colpendo e avvelenati contro chi li aveva rinchiusi in casa a forza.
Perché se un governo ti chiude a casa per forza con la scusa che ti vuole proteggere da un virus lo può fare e guai a chi reclama di auoritarismo, potrebbe finire sedato in manicomio o in carcere a seconda dei punti di vista.
É un po come la storia delle sigarette, ci scrivono sul pacchetto che ti uccide e che devi smettere ma te le vendono con alti balzelli a loro favore.
Iniziano, nel frattempo le morti nel nostro paese, tutti o quasi i poveri vecchietti malati del triangolo d’oro tra Milano Bergamo e Brescia, iniziano a riempire le sale delle terapie intensive degli ospedali della regione prostrati non dalle varie patologie gravi che si portavano dietro da forse decenni, ma dal virus misterioso, io direi che il virus ha dato loro una spinta aiutato dai metodi di cura.
I medici furono presi alla sprovvista, un virus stava uccidendo la gente e non lo conoscevano, non ne sapevano niente e si limitavano a seguire i protocolli intubando i poveri vecchietti e mandandogli ossigeno a tutto gas in quei polmoni deboli e malati che poi si dimostrò essere otturati da una serie di minitrombi. E li hanno fatti scoppiare come dei palloncini, alla loro insaputa perché, mentre il virus impazzava l’OMS, un organo privato che gestisce la sanità mondiale, pagato da chissà chi e chissà perché, inizia a dettare legge, protocolli, ordini travestiti da consigli, che scongiuravano ciò che è alla base della ricerca in medicina: le autopsie.
Si consigliava vivamente di evitare le autopsie perché i corpi morti e malati avrebbero ucciso chiunque si fosse avvicinato a loro quindi con buddista alacrità si sono sbrigati a bruciarli tutti. Nessuno ha potuto fare niente perché ce lo aveva detto l’OMS e quando questi signori danno un consiglio, o tu lo accogli o ti radiano dall’ordine dei medici ma, per fortuna, noi italiani siamo curiosi, siamo pagliacci, buffoni, infingardi e qualche medico buffone ed infingardo ha iniziato, di nascosto, proprio come facevano gli scenziati di Wuhan, ad effettuare ricerche, autopsie, studi ed è uscita la verità. Una verità scomoda per la famigerata organizzazione mondiale, una verità triste e dolorosa per i parenti di quei poveri vecchietti ultra ottantenni malati che non hanno potuto nemmeno salutare i loro cari che sono stati lasciati al bordo dell’ultimo salto, soli come degli orsi polari per andare a finire direttamente dalle sale di terapia intensiva al forno crematorio.
Ma niente, l’indignazione si è girata dall’altra parte attratta dai bei discorsi di un bando di specialisti di tutto che sapevano tutti quanti una cosa: era la fine del mondo, bisognava tracciare, vendere mascherine, ordinare respiratori, persino Decathlon ha ceduto le maschere da snorkeling per aiutare il sistema sanitario, e persino alcuni componenti della famiglia più chiacchierata d’Italia, i Berlusconi, hanno creato una app che avrebbe risolto tutti i problemi del mondo.
Immuni, pensate che bel nome, in mezzo a tutto questo pandemonio e persino la mamma di tutti gli italiani, la FIAT, ha deciso di destinare gli stabilimenti che costruivano le automobili alla fabricazione di mascherine chirurgiche con l’ausilio di macchinari rigorosamente cinesi.
Oltre venti milioni di mascherine al giorno, le colorate mascherine che filtrano un virus come una cancellata filtra le zanzare, a detta di una coppia di scienziati che studiano, al microscopio, le nano particelle da decine di anni. Ma questa coppia di studiosi non interessa al governo, o meglio sono stati usati per i porci comodi dall’inventore dell’albero della cuccagna, il sempre barbuto e capelluto signor Beppe che poi li ha scartati, denunciati, derisi, ma lui é il genio mentre la coppia no.
Ma va tutto bene siamo o non siamo italiani? Che non ve lo ricordate cosa siamo riusciti a compiere durante la seconda guerra mondiale? E vi scandalizzate?
E la gente moriva, veniva bruciata e si accatastava nei depositi degli ospedali a tal punto che c’è stato bisogno dell’esercito per portarli via, si perché i titolari delle pompe funebri erano proibiti, per lo meno all’inizio, di portare via le bare fino a farle accumulare a tal punto da non poter più risolvere il problema se non con l’aiuto dei camion dell’esercito. Ma non li avevano bruciati? Chiese un povero complottista seduto su una panchina di un parchetto di periferia. Fu inmediatamente malmenato e proibito di tornare al parco.
E i tubi di ossigeno entravano nelle gole dei poveri vecchi moribondi e continuavano a gonfiarli fino a farli scoppiare.
A questo punto cosa sarebbe venuto in mente a voi umili plebei?
Creare una task force composta da decine e decine di illuminati scienziati, centinaia, oserei dire, la creme de la creme per capire il da farsi e consigliare gli eccellentissimi integranti del nostro meraviglioso governo?
Beh loro hanno deciso di fare questa scelta, ed io sono pienamente d’accordo o quasi pienamente.
Perché faranno i nostri interessi, mica quelli politico economici di chissà chi…
Si riuniranno e, alla faccia della famigerata organizzazione mondiale, prenderanno le decisioni migliori per il popolo italiano colpito per primo e con estrema violenza dal virus in Europa.
Avrebbero studiato i corpi dei morti, avrebbero iniziato a dare ordine per provare le cure, avrebbero approfittato per produrre il siero dai malati guariti, avrebbero studiato un possibile, anche se improbabile vaccino e lo avrebbero fatto da soli, insieme e fiduciosi nella nostra tecnologia e nelle capacità del nostro nobile popolo. Né?
Quindi lockdown generale, ce lo ha detto l’OMS, lo fanno anche gli altri, mentre Boris Johnson ha provato a seguire un’altra strada ed inmediatamente il virus se ne è accorto e lo ha colpito in fronte. Poco male qualche giorno fuori dalle scatole per poi riapparire come al solito spettinato, rosso in faccia e molto più ragionevole.
Ma il popolo italiano è formato da un’accozzaglia di gente e in mezzo a cotanta accozzaglia iniziano a sorgere degli strani individui che, numeri alla mano, iniziano a farsi delle domande.
Ma in Italia chi si fa delle domande viene inmediatamente posto alla gogna. Negazionista! Gridano in televisione e quello che si pone le domande risponde: ma negazionismo non è relativo allo sterminio da parte dei nazisti ai danni del popolo ebreo?
Insomma, il virus questo sconosciuto che quando interessa è conosciuto, a seconda di a chi interessi, continua inesorabile la sua corsa sfrenata verso l’epidemia, la pandemia, l’apoteosi.
Ma questo virus inciampa, colpisce qui e non colpisce la ma la pandemia c’è e lo ha detto l’OMS quindi c’è e guai a chi si azzarda a pensare.
Muoiono i vecchi malati, muoiono, di cancro, di diabete, di ictus, di polmonite di tutto, come succede da quando iddio ci ha creati ma vengono miracolosamente catalogati come morti per covid la nuova fantomatica malattia che è riuscita a compiere ciò che nessun dottore, nessuno scenziato sia mai riuscito.
Sono finite tutte le malattie del mondo.
Non si muore più neanche di overdose, se un autobus ti mette sotto non muori più, se io ti sparo la pallottola ti rimbalza perché signori miei è arrivato Trinità: il virus più veloce del west e adesso ci pensa lui. Uccide tutti lui ed è una ottima notizia perché il più famoso filantropo del mondo, un certo Bill, ha detto in tivù che lui, con i suoi soldi, pagherà la ricerca del vaccino, lo regalerà a tutti e diventeremo, quindi, immortali.
Se tanto mi da tanto… diceva il complottista del parchetto nascosto in mezzo ad un arbusto.
Ma la gente era divisa, dismembrata e, chiusa in casa, poteva finalmente dare libero sfogo ai suoi sogni più surreali. Nacquero corridori, maratoneti, passeggiatori di cani, galline anatre, porci e cavalli, ognuno con la sua autocertificazione, e giù multe a più non posso perché il governo deve zelare per la nostra salute, multe salatissime, come le pizze fatte in casa dai nuovi cuochi, come gli assoli di chitarra con l’amplificatore da mille mila watts a palla che una volta avrebbero garantito una denuncia ma oggi riscuotono applausi. Il disturbatore che fa l’assolo dei guns’n roses viene premiato mentre il vecchio a spasso con il cane multato e bombardato dai balconi con maritozzi pietrificati appena sfornati dai nuovi provetti pasticceri.
E la task force, nel frattempo grida all’unisono al lupo al lupo.
Il complottista di piantone dice che questo virus uccide prevalentemente le persone ultraottantenni con al meno tre patologie gravi pre esistenti, che è asintomatico sul 95% della popolazione testata e praticamente non attacca i bambini i giovani e i meno giovani ma lui è un complottista e come tale va trattato, un terrapiattista, un lunatico, cazzaro e cialtrone.
Nel frattempo il virus passeggia in ogni dove mietendo le sue vittime religiosamente dentro un range ben preciso e i politici di tutto il mondo si allineano in un pensiero unico, ben pensante, politicamente corretto e un po arrogante, ma solo un pochino. I soliti noti, con l’aggiunta di una nuova stella, cercano di aprire un cammino alternativo ma si chiamano Puttin, Trump quindi non sono attendibili, sono dei lunatici ai quali, come ho appena detto si aggiunge il pazzoide estremista di destra, bandito, assassino, cacciato dall’esercito Jair Bolsonaro do Brasil. Il cognome tradisce le origini quindi figuriamoci.
Il mondo intero approfitta dell’ennesimo passo fuori dal sentiero per inveire contro i magnifici tre, usando il negazionista brasiliano per cercare di denigrare ancora di più, sempre che questo sia possibile, i presidenti dei paesi più forti del mondo: due deficienti scellerati e che non capiscono niente o due persone importanti che sanno qualcosa che noi non sappiamo. Chissà qual’è delle due…
Si ammala Bolsonaro e guarisce miracolosamente, poi si ammalerà anche Donald e guarirà anche lui miracolosamente, poi Berlusconi, il quale pieno di acciacchi dichiara che ha avuto la carica virale più forte, la più alta del mondo… vabbé… poi Totti, che, purtroppo perde il padre in questa tragedia, Cristiano Ronaldo, persino Frank Sinatra decide di reincarnare in se stesso per tornare alla terra ed ammalarsi.
Comunque il mondo gira, il virus attacca, le televisioni di tutto il mondo seminano il panico e, in tutta questa giravolta qualcuno sta guadagnando soldi e potere.
La ricerca del vaccino inizia a fare le prime vittime ma tra allarmismo e muro di gomma l’attenzione si volge verso altri orizzonti.
Finalmente i cani posso tornare a ronfare sui sofà, i figli a mangiare delle buone pizze fatte da veri pizzaioli egiziani e l’estate con le sue braccia infuocate, inizia a stringere a se gli abitanti dell’emisfero nord del pianeta.
L’anticiclone delle Azzorre non si fa vedere quest’anno lasciando spazio a borse di aria africana, insopportabilmente instabile e calda e mentre la gente si accinge a sciogliere le file e tuffarsi di nuovo in una vita pseudo normale il virus è dichiarato morto! E lo grida a pieni polmoni un esimio medico pluripremiato, pluritelevisionato, plurimilonario, e tutti a battere le mani, tutti improvvisamente guariti dalla paura che la televisione aveva meticolosamente instillato nei loro cuori. E tutti al mare, dove le barche a vela da charter la fanno da padroni promettendo ambienti disinfettati e distanziamento sociale garantito al limone.
Il virus non è mai esistito, non c’è mai stato, grida a pieni polmoni un povero complottista nelle strade di una città e tutti gli saltano addosso per ridurlo, per metterlo in condizioni di non nuocere e il povero finisce dritto dritto al manicomio e senza passare dal via ma i vari disadattati iniziano a farsi sentire, beh diciamo che si ascoltano tra loro sui social, tra purghe mediatiche e salassi sociali, con il condimento di qualche leone da tastiera affamato e scatenato sul suo telefono cellulare cinese con lo schermo gigante e la copertina di lana che ne approfitta per offendere, minacciare, denigrare e speculare persino sulla sessualità di codeste persone per male e sulla fedeltà verso di loro della moglie e verso il padre della madre.
Insomma siamo un popolo di leoni.
Un bel giorno in una intervista il grande filantropo affiancato dalla meravigliosa moglie e filantropa a sua volta arrivano a dire sghignazzando, che adesso il mondo dovrà vedersela con la seconda ondata del virus. Lo dicono letteralmente sghignazzando e guardandosi tra di loro con la coda dell’occhio.
Questa é stata solo una piccola tregua concessa all’umanità dal virus terribile in occasione delle vacanze estive. Perché il virus d’estate si assopisce e ci perdona.
Ma scusate una cosa ma in Brasile dove per irresponsabilità unica del presidente della repubblica continua a morire gente anche nella famosa Rio dai suoi terribili 40 gradi centigradi il virus non si assopisce con il calore? Deve essere per colpa del samba.
Nelle favelas dove vivono attaccati in maniera preoccupante decine e decine di milioni di persone, al caldo, all’umidità e al completo abbandono, senza nessuna misura di igiene e senza acesso agli ospedali, non muoiono tutti ma non fa niente basta non parlarne, non pensarci, non chiedersi niente.
Ed arriva la seconda ondata, peggio di uno tsunami, peggio di prima e peggio per noi.
La soluzione non sta a me mostrarvela anche se personalmente una linea in mente me la sono immaginata. Il mio compito è quello di descrivere, in maniera grottesca, politicamente e socialmente scorretta, ciò che ho visto, ciò che ho letto de ho sentito dire, ciò che ho vissuto.
Chi ci vuole ridere sopra che rida, chi mi vuole crocifiggere che mi crocifigga, sopratutto preparatevi alla terza ondata e al virus che muta tanto domani il sole sorgerà a levante e nessuno ci potrà far niente.
Fantastico resoconto 😁😉
Grazie, grazie davvero per il tempo che hai dedicato a questa risposta. In pratica un articolo vero e proprio. Speriamo torni utile a chi voglia porsi qualche domanda.
Auguri Marco
grazie a te per sopportare questo sfogo che mi è uscito di getto. Auguri a voi due per il prossimo anno e per l’inizio di un nuovo ciclo. Un abbraccio Marco
Ciao,
grazie per quanto scrivi..trovo nuovi spunti. In una cosa non sono d’accordo.. che pochi la pensano come Voi. Ci siamo.. sparpagliati ma vivi, attivi. Ognuno secondo il proprio sentire e nella specifica dimensione. Mi piacerebbe conoscervi di persona. Mi piacerebbe che i miei bambini assorbissero un po’ del vostro sapere.
Grazie
Silvia
Ciao Silvia,
felice ti trovi d’accordo con quanto scritto ed è una bella notizia per me sapere che in fondo non siamo soli.
Molto volentieri alla prima occasione sarà nostro onore conoscere te e i tuoi figli; non credo potremo fare molto, noi rappresentiamo solo una goccia in un oceano, utile a riempire il vaso già colmo. Ma ce la metteremo tutta
Un abbraccio
Ciao ragazzi, grazie per le vostre riflessioni, mi spiace che abbiate avuto una battuta d’arresto, ma sicuramente sarà temporaneo e presto ritroverete un “guscio” da cui ripartire, ve lo auguro di cuore.
le vostre esperienze mi stanno inducendo a fare degli approfondimenti sul Portogallo, per cercare di capire meglio la realtà locale.
Grazie per il tempo che decidicate al blog e alle preziose condivisioni.
Ciao Vera, sempre bello saperti presente. Grazie per l’augurio, e si sono certo che arriveranno tempi migliori per tutti.
Se ti servono info sul Portogallo accomodati
Un abbraccio
Ciao Giampaolo e Başak,
Come sempre è un piacere leggervi, e come sempre mi trovo in sintonia e apprezzo l'”ampiezza” dei vostri ragionamenti che è sempre più grande di quanto non sia il numero delle parole usate per esprimerli…
Concordo e ribadisco che siete stati una fonte di ispirazione “sistematizzata” (nel senso, lusinghiero, di essere un pensiero organizzato in un sistema completo, o quasi e non caotico o lacunoso) per riempire il “vaso” che per tanti anni mi sono sforzato di svuotare. Leggendovi ho trovato conferma alla possibilità di “aggiungere-togliendo” in tutti i sensi, e una Via anche pratica per farlo, che già stavo percorrendo.
Concordo con Silvia, non siamo poi così pochi, ma poi, in fondo , il numero non conta….l’importante è “LIBERARSI”…partendo o restando poco importa….magari su una “Zattera”.
Grazie a te e non solo per le belle parole. Negli ultimi tempi abbiamo anche approfondito la conoscenza reciproca, benché ancora “virtuale”, ma sapervi “a bordo” con noi è un bellissimo conforto.
Speriamo di liberarci presto… 😉
Un abbraccio
Ciao ragazzi, tanti Auguri per un sereno e prosperoso futuro. Che il 2021 vi/ci porti tutto ciò che la nostra mente ha bisogno per renderci migliori, soprattutto quando ci guardiamo dentro per raggiungere quella serenità da condividere con il prossimo.
R
Grazie Raffaele è un piacere leggerti dopo tanto tempo. Sono d’accordo con ciò che scrivi.
Un abbraccio e che il 2021…
Carissimi,
Vi auguro di cuore un Natale sereno e per il 2021 tanta buona salute e vento in poppa per i vostri progetti.
Ho letto le tue parole del liberarsi da convenzioni e restrizioni imposte dal sistema della società attuale. Ebbene, per me e mio marito il 2020 è stato l’anno che ci ha uniti ancora di più: in primis il lockdown di diversi mesi ci ha fatto scoprire di “sopportarci” veramente. Una volta liberi di tornare in sud Italia, ci siamo tuffati in un progetto complesso, bellissimo ma fallito nel giro di poche settimane… ahimè, questa è l’Italia – masochista come dici tu.
A livello famigliare sono venuti tanti nodi al pettine conclusasi con un scioglimento di legami affettivi di una vita. Fonte per me di grande tristezza da un lato e senso di liberazione dall’altro. Ma proprio quest’ultima cosa ci ha uniti ancora di più.
Anche noi siamo stufi di imposizioni e apprezziamo sempre di più la nostra vita insieme, anche noi ci bastiamo!
Un abbraccio,
Rosa
grazie Rosa per aver condiviso la tua esperienza. Sono certo tornerà utile anche ad altri.
Ed è bello sapervi “nel gruppo”, un giorno ci si incontrerà e brinderemo insieme, ne sono certo.
Un abbraccio a voi